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Aiuti di Stato: rimborso tasse sisma e onere prova

Due imprenditori, colpiti da un sisma, hanno richiesto un rimborso fiscale. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale rimborso rientra negli aiuti di Stato, soggetti alle regole europee “de minimis”. La Corte ha annullato la decisione precedente, affermando che spetta al contribuente, e non al giudice, l’onere della prova di non aver superato le soglie di aiuto consentite. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione basata su questo principio.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti di Stato: L’Onere della Prova per i Rimborsi Sisma

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di agevolazioni fiscali per le imprese colpite da calamità naturali, inquadrandole nel contesto degli aiuti di Stato. La pronuncia stabilisce un principio netto: spetta al contribuente che richiede il beneficio dimostrare di rientrare nei limiti previsti dalla normativa europea, nota come regola “de minimis”. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

Il Contesto: Rimborsi Fiscali Post-Sisma e la Normativa Europea

La vicenda nasce dalla richiesta di rimborso di due contribuenti, titolari di un’attività d’impresa, per le imposte versate nel triennio 1990-1992. Essi erano stati colpiti dal sisma che interessò la Sicilia nel dicembre 1990 e ritenevano di aver diritto alla restituzione delle somme eccedenti il 10% di quanto dovuto, in base a una specifica normativa agevolativa.

Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione ai contribuenti. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che tale agevolazione costituisse un aiuto di Stato e che i giudici di merito avessero errato nel non verificare il rispetto dei limiti imposti dall’Unione Europea.

La Questione Giuridica sugli Aiuti di Stato e il Principio “de minimis”

Il cuore del problema risiede nella qualificazione del rimborso fiscale come aiuti di Stato. Secondo il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), gli aiuti concessi dagli Stati che possono falsare la concorrenza sono, in linea di principio, incompatibili con il mercato interno. Esistono però delle eccezioni.

Una di queste è la regola “de minimis”, che considera irrilevanti e quindi ammissibili gli aiuti di modesta entità. Per beneficiare di questa eccezione, l’importo totale degli aiuti ricevuti da un’impresa non deve superare una determinata soglia nell’arco di tre anni.

L’Agenzia delle Entrate ha sostenuto che il giudice non poteva concedere il rimborso senza prima accertare, con prove fornite dal contribuente, che questa soglia non fosse stata superata.

La Decisione della Corte: l’Onere della Prova è del Contribuente

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le argomentazioni dell’Amministrazione finanziaria, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa a un nuovo giudice.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati del diritto europeo e nazionale. In primo luogo, ha ribadito che un’agevolazione fiscale a favore delle imprese, come quella in esame, costituisce a tutti gli effetti un aiuto di Stato, poiché selettiva e potenzialmente distorsiva della concorrenza. La sua compatibilità con il mercato interno deve quindi essere attentamente vagliata. Una decisione della Commissione Europea del 2015 aveva già qualificato come illegittimi tali aiuti, salvo il rispetto di specifiche condizioni, tra cui il regime “de minimis”.

Il punto cruciale della motivazione riguarda l’onere della prova. I giudici supremi hanno chiarito che, quando un soggetto invoca un beneficio che costituisce un’eccezione a un divieto generale (il divieto di aiuti di Stato), è su di lui che ricade l’obbligo di dimostrare l’esistenza di tutti i presupposti per la sua applicazione. Pertanto, non spetta al giudice ricercare d’ufficio le prove, ma è il contribuente che deve fornire la documentazione necessaria, come un’autocertificazione, per attestare di non aver ricevuto altri aiuti che, sommati a quello richiesto, supererebbero la soglia “de minimis” nel triennio di riferimento.

Le Conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono notevoli. Ogni impresa che intende beneficiare di agevolazioni fiscali o altri contributi pubblici deve essere consapevole che questi possono essere qualificati come aiuti di Stato. Di conseguenza, è fondamentale tenere un registro accurato di tutti gli aiuti ricevuti, per poter dimostrare in qualsiasi momento di rientrare nei limiti del regolamento “de minimis”. La sentenza rafforza il principio secondo cui chi chiede un’agevolazione ha la responsabilità di provare di averne diritto, allineando la giurisprudenza nazionale alle rigorose normative europee sulla concorrenza.

Un’agevolazione fiscale per un’impresa colpita da una calamità naturale è considerata un aiuto di Stato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che un beneficio fiscale concesso a favore di imprese, anche se per compensare i danni di una calamità naturale, costituisce un aiuto di Stato ai sensi della normativa dell’Unione Europea, in quanto può potenzialmente falsare la concorrenza.

A chi spetta dimostrare di non aver superato la soglia degli aiuti “de minimis” per ottenere un rimborso?
L’onere della prova spetta interamente al contribuente che richiede il beneficio. È l’impresa a dover dimostrare, ad esempio tramite un’autocertificazione, di non aver superato la soglia massima di aiuti consentita su un periodo di tre anni.

Cosa deve verificare il giudice prima di concedere un rimborso fiscale che costituisce un aiuto di Stato?
Il giudice non deve limitarsi a controllare l’importo del singolo rimborso richiesto. Deve verificare che il contribuente abbia fornito la prova del rispetto del regime “de minimis”, considerando l’ammontare massimo totale dell’aiuto ricevuto nell’arco di tre anni, come richiesto dalla normativa europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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