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Aiuti di Stato: onere della prova sul contribuente

La Corte di Cassazione chiarisce che le agevolazioni fiscali concesse a imprese, anche a seguito di calamità naturali, configurano aiuti di Stato. In un caso riguardante una società siciliana, la Corte ha stabilito che spetta al contribuente dimostrare la compatibilità del beneficio con le normative europee, come il rispetto della regola ‘de minimis’. La sentenza di merito è stata annullata perché non ha effettuato questa verifica cruciale.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti di Stato e Agevolazioni Fiscali: L’Onere della Prova Ricade sul Contribuente

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale nel diritto tributario europeo: quando un’impresa beneficia di un’agevolazione fiscale, questa può configurarsi come aiuti di Stato. Di conseguenza, spetta all’impresa stessa dimostrare che tale beneficio rispetta le rigide normative dell’Unione Europea. La pronuncia analizza il caso di una società che aveva usufruito di una definizione agevolata a seguito di eventi calamitosi, chiarendo i doveri del giudice di merito e gli obblighi probatori del contribuente.

I Fatti del Caso: Dalla Calamità Naturale alla Cartella di Pagamento

Una società in accomandita semplice e la sua socia accomandataria, residenti in un’area della Sicilia colpita da eventi sismici e vulcanici tra il 2001 e il 2002, avevano aderito a una procedura di definizione agevolata. Questa normativa speciale, introdotta per sostenere le popolazioni colpite, consentiva di regolarizzare le posizioni tributarie sospese versando solo il 50% del dovuto per il periodo 2001-2005.

Nonostante l’adesione, l’Amministrazione finanziaria notificava alla società e alla socia delle cartelle di pagamento per l’intero importo delle imposte (Irap, Iva e Irpef) relative al 2005. L’Agenzia sosteneva di aver iscritto a ruolo le somme in attesa di verificare la regolarità delle istanze di definizione. I contribuenti impugnavano le cartelle, ma il ricorso veniva inizialmente respinto. In appello, la Commissione tributaria regionale accoglieva le loro ragioni, ritenendo l’agevolazione compatibile con il diritto UE e definendola un “aiuto di Stato non più recuperabile”.

La Questione Giuridica: Quando un’Agevolazione Diventa Aiuto di Stato?

Il cuore della controversia, portata dinanzi alla Corte di Cassazione dall’Agenzia delle Entrate, riguarda la corretta applicazione della normativa europea sugli aiuti di Stato. Secondo l’Agenzia, l’agevolazione fiscale concessa costituiva un aiuto di Stato, poiché destinata a un’impresa che svolge attività economica. Pertanto, la sua legittimità dipendeva dalla compatibilità con le regole del mercato interno, una verifica che i giudici d’appello avevano omesso.

I giudici regionali avevano erroneamente ritenuto l’aiuto “non recuperabile” basandosi su un’interpretazione errata di una decisione della Commissione Europea. La questione centrale era quindi stabilire se il giudice dovesse verificare d’ufficio tale compatibilità e, soprattutto, su chi gravasse l’onere di provare la sussistenza dei requisiti per beneficiare legittimamente dell’aiuto.

La Decisione della Cassazione e l’impatto sugli aiuti di Stato

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame.

Le motivazioni

I giudici supremi hanno chiarito diversi punti cruciali. In primo luogo, la nozione di “impresa” ai fini del diritto europeo è molto ampia e include qualsiasi entità che eserciti un’attività economica, indipendentemente dalla sua forma giuridica. Sia la società che la socia, percependo reddito d’impresa, rientravano in questa categoria.

In secondo luogo, e questo è il punto nevralgico, la Corte ha affermato che la regola probatoria impone all’interessato di dimostrare la sussistenza dei requisiti per l’agevolazione. Nel contesto degli aiuti di Stato, ciò significa che il contribuente deve provare che l’aiuto ricevuto rientra in una delle deroghe previste dalla normativa UE. Le principali sono:
1. Regola de minimis: L’aiuto è inferiore a una determinata soglia stabilita a livello europeo, considerata irrilevante per la concorrenza.
2. Compensazione per calamità naturali: L’aiuto è destinato a compensare i danni diretti causati da un evento calamitoso, senza generare una sovracompensazione (overcompensation).

I giudici d’appello avevano completamente trascurato questa verifica, affermando erroneamente che l’aiuto non fosse più recuperabile per il decorso del tempo. La Cassazione ha corretto questa lettura, specificando che il termine decennale di non recuperabilità, citato in una decisione UE del 2015, non si applicava al caso di specie, poiché l’agevolazione era stata introdotta nel 2006 e richiesta nel 2007.

Le conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce in modo inequivocabile che ogni volta che un’impresa riceve un beneficio fiscale selettivo, deve essere pronta a dimostrarne la conformità con la disciplina europea sugli aiuti di Stato. Non è sufficiente invocare una legge nazionale che concede l’agevolazione; è necessario provare di rientrare nei limiti e nelle condizioni stabiliti dall’Unione Europea. Il principio è chiaro: l’onere della prova spetta al beneficiario. I giudici tributari, a loro volta, sono tenuti a effettuare un controllo rigoroso sulla compatibilità dell’aiuto, non potendo esimersi da tale valutazione.

Un’agevolazione fiscale concessa a un’impresa a seguito di una calamità naturale si considera sempre un aiuto di Stato?
Sì, se fornisce un vantaggio selettivo a un’entità che esercita un’attività economica. La sua compatibilità con le regole del mercato interno dell’Unione Europea deve essere quindi verificata sulla base di specifiche condizioni, come l’assenza di sovracompensazione del danno subito.

Su chi ricade l’onere di dimostrare che un aiuto è compatibile con le norme europee, ad esempio perché rientra nella regola ‘de minimis’?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere della prova ricade interamente sul contribuente che beneficia dell’agevolazione. È lui a dover dimostrare di possedere tutti i requisiti per l’applicazione delle deroghe alla regola generale di divieto degli aiuti di Stato.

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza precedente perché l’aiuto era illegittimo?
No, la Corte ha annullato la sentenza perché i giudici di merito hanno omesso di compiere la necessaria verifica sulla compatibilità dell’agevolazione con il diritto dell’Unione Europea. Ha rinviato il caso affinché questa verifica, il cui onere probatorio spetta ai contribuenti, venga effettuata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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