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Aiuti di Stato: no rimborso IVA per sisma Sicilia

Una società di costruzioni aveva richiesto il rimborso del 90% delle imposte dirette e dell’IVA versate a seguito del sisma in Sicilia del 1990. La Corte di Cassazione ha negato il rimborso dell’IVA e condizionato quello per le imposte dirette, qualificando l’agevolazione come Aiuto di Stato. La Corte ha stabilito che tali benefici devono rispettare la normativa europea, in particolare il regime “de minimis”, e ha ribadito che l’onere della prova spetta all’impresa che richiede l’agevolazione. Il rimborso IVA è stato escluso per violazione del principio di neutralità fiscale.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazioni fiscali post-sisma: la Cassazione e i limiti degli Aiuti di Stato

Le agevolazioni fiscali concesse alle imprese colpite da calamità naturali rappresentano un importante strumento di sostegno. Tuttavia, quando questi benefici si configurano come Aiuti di Stato, devono sottostare a precise regole europee per non alterare la concorrenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito i confini di applicabilità di tali misure, in particolare per il rimborso dell’IVA e delle imposte dirette a favore di un’impresa danneggiata dal sisma in Sicilia del 1990.

I fatti del caso: una richiesta di rimborso a lungo termine

Una società di costruzioni aveva richiesto all’Agenzia delle Entrate il rimborso del 90% delle imposte dirette e dell’IVA versate per gli anni 1990, 1991 e 1992, basandosi su una normativa agevolativa (L. 289/2002) destinata alle zone terremotate. Dopo un silenzio-rifiuto da parte dell’amministrazione finanziaria, l’impresa aveva ottenuto ragione sia in primo che in secondo grado. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che tale beneficio costituisse un aiuto di Stato incompatibile con il diritto dell’Unione Europea.

La decisione della Corte: il primato del diritto europeo sugli Aiuti di Stato

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando l’esito dei precedenti gradi di giudizio. La decisione si fonda su due pilastri fondamentali: uno procedurale e uno sostanziale, entrambi legati alla disciplina degli Aiuti di Stato.

L’impatto del diritto europeo come “Ius Superveniens”

In primo luogo, la Corte ha stabilito che le decisioni della Commissione Europea in materia di Aiuti di Stato costituiscono ius superveniens, ovvero diritto sopravvenuto che i giudici nazionali devono applicare immediatamente, anche d’ufficio. I giudici di merito avevano errato nel considerare tardive le argomentazioni dell’Agenzia basate su una decisione della Commissione UE successiva all’inizio della causa. Questo principio rafforza l’immediata applicabilità del diritto europeo nei processi nazionali.

Il merito della controversia: regime “de minimis” e divieto di rimborso IVA

Nel merito, la Cassazione ha chiarito che le agevolazioni fiscali per le imprese in aree colpite da calamità rientrano nella nozione di Aiuti di Stato. Di conseguenza, la loro legittimità dipende dal rispetto di precise condizioni.

Per le imposte dirette, il beneficio è ammissibile solo se rientra nel regime de minimis. Spetta all’impresa che chiede il rimborso dimostrare che l’ammontare totale degli aiuti ricevuti nell’arco di tre esercizi finanziari non superi la soglia prevista dalla normativa europea (nel caso di specie, 200.000 euro).

Per quanto riguarda l’IVA, la Corte ha escluso categoricamente la possibilità di rimborso. La riduzione dell’imposta dovuta viola il principio di neutralità fiscale, cardine del sistema IVA europeo. Consentire a un’impresa di trattenere una parte dell’IVA incassata dai consumatori finali creerebbe una distorsione della concorrenza, poiché tale somma dovrebbe essere interamente versata all’erario.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che le norme nazionali, anche se nate con l’intento lodevole di sostenere le economie locali colpite da disastri, non possono derogare ai principi fondamentali del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea. La disciplina degli Aiuti di Stato mira a preservare un mercato unico competitivo e paritario. La violazione del principio di neutralità dell’IVA, in particolare, è stata considerata insanabile, poiché consentirebbe a un soggetto passivo di appropriarsi di un’imposta che, per sua natura, appartiene allo Stato e grava solo sul consumatore finale. Per le imposte dirette, invece, il meccanismo de minimis offre una valvola di sicurezza, ma l’onere di provare la sussistenza dei requisiti ricade interamente sul contribuente.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza stabilisce un punto fermo: le agevolazioni fiscali nazionali per le imprese devono essere sempre valutate alla luce della normativa europea sugli Aiuti di Stato. Il rimborso dell’IVA è escluso in radice per contrasto con i principi comunitari. Per le altre imposte, il beneficio è possibile solo entro i limiti del de minimis, con l’obbligo per l’impresa di fornire la prova del rispetto delle soglie. La sentenza annulla quindi la decisione precedente e, mentre cassa senza rinvio per la parte relativa all’IVA (negando definitivamente il rimborso), rinvia a un’altra sezione della Corte di Giustizia Tributaria regionale per accertare se, per le sole imposte dirette, sussistano le condizioni per l’applicazione del regime de minimis.

Un’agevolazione fiscale per calamità naturali è sempre legittima?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un’agevolazione fiscale erogata a un’impresa, anche se per compensare i danni di una calamità naturale, si configura come un Aiuto di Stato e deve rispettare la normativa dell’Unione Europea, in particolare il regolamento “de minimis”.

È possibile ottenere il rimborso dell’IVA versata in base a una legge nazionale di agevolazione?
No. La sentenza stabilisce che il rimborso dell’IVA previsto da una normativa nazionale come quella in esame è incompatibile con il diritto dell’Unione. Viola il principio di neutralità fiscale, secondo cui l’IVA deve essere interamente versata allo Stato e non può essere trattenuta, neanche in parte, dall’impresa.

Chi deve dimostrare di rientrare nel regime “de minimis” per ottenere un aiuto di Stato?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. L’impresa che vuole beneficiare dell’aiuto deve dimostrare che l’importo totale degli aiuti ricevuti in un periodo di tre anni non supera la soglia stabilita dalla normativa europea per gli aiuti “de minimis”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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