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Aiuti di Stato: no all’esenzione IRAP per l’export

La Corte di Cassazione ha stabilito che gli aiuti di Stato sotto forma di esenzione IRAP, previsti da una legge regionale, sono illegittimi se l’impresa beneficiaria svolge attività di esportazione. Anche se l’importo è minimo (‘de minimis’), il regolamento europeo vieta specificamente gli aiuti legati all’export, poiché falsano la concorrenza nel mercato comune. La Corte ha quindi annullato la decisione precedente e confermato l’accertamento fiscale dell’Agenzia delle Entrate.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti di Stato e Tassazione: la Cassazione nega l’esenzione IRAP per le imprese esportatrici

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel diritto tributario e europeo: gli aiuti di Stato, anche se di modesta entità, non sono ammissibili se collegati ad attività di esportazione. La pronuncia chiarisce come un’agevolazione fiscale, quale un’esenzione IRAP prevista da una legge regionale, debba cedere il passo alle normative comunitarie che vietano le distorsioni della concorrenza nel mercato unico. Analizziamo la decisione per comprenderne i dettagli e le implicazioni per le imprese.

I Fatti del Caso: L’Esenzione IRAP Contesa

Una società siciliana si era vista notificare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per il recupero dell’IRAP relativa all’anno d’imposta 2008. L’impresa aveva usufruito di un’esenzione prevista da una legge della Regione Sicilia, finalizzata a incentivare lo sviluppo economico locale. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate contestava la legittimità di tale agevolazione, sostenendo che costituisse un aiuto di Stato incompatibile con il mercato comune europeo. La Commissione Europea, infatti, aveva già stabilito che il regime di aiuti previsto dalla legge regionale siciliana violava l’art. 87 del Trattato C.E.E. (ora art. 107 TFUE) e non poteva essere applicato.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Nei primi due gradi di giudizio, i giudici tributari avevano dato ragione alla società contribuente. La Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto il ricorso dell’impresa, qualificando l’agevolazione come aiuto “de minimis”, ovvero di importo talmente esiguo da essere considerato irrilevante e inidoneo a creare turbative nel mercato. Successivamente, anche la Commissione Tributaria Regionale aveva respinto l’appello dell’Agenzia delle Entrate, argomentando che la normativa europea che vieta gli aiuti all’esportazione mirava a contrastare forme di protezionismo diretto, come premi e dazi, e non un’agevolazione generale come quella sull’IRAP, concessa a prescindere dalla destinazione dei prodotti.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché gli aiuti di Stato all’export sono sempre vietati

La Corte di Cassazione ha ribaltato le decisioni precedenti, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. La motivazione si fonda su una rigorosa applicazione del diritto dell’Unione Europea.

Il Principio del Primato del Diritto Europeo

In primo luogo, la Corte ha ribadito il principio del primato del diritto dell’Unione su quello nazionale. Una legge regionale, come quella siciliana, non può derogare ai principi fondamentali dei trattati europei, tra cui rientra il divieto di aiuti di Stato che falsino la concorrenza. La stessa legge regionale subordinava la propria applicazione al rispetto della normativa comunitaria.

La Specificità del Regolamento sugli aiuti “de minimis”

Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione del Regolamento CE n. 1998/2006, che disciplina gli aiuti “de minimis”. La Corte ha evidenziato come l’articolo 1, lettera d), di tale regolamento escluda esplicitamente dal proprio campo di applicazione gli “aiuti ad attività connesse all’esportazione verso Paesi terzi o Stati membri”.

Questo significa che, se un aiuto è anche indirettamente collegato all’esportazione, non può beneficiare della soglia “de minimis”. È illegittimo a prescindere dal suo importo. La logica è che qualsiasi incentivo all’esportazione è intrinsecamente idoneo a incidere sugli scambi tra Stati membri, conferendo un vantaggio competitivo indebito. Nel caso di specie, era pacifico che la società svolgesse una rilevante attività di cessione di beni all’estero, rendendo l’agevolazione IRAP inapplicabile.

La Differenza tra Divieto di Aiuti e Restrizioni Quantitative

Infine, la Corte ha chiarito che il divieto di aiuti all’esportazione opera su un piano diverso dal divieto di restrizioni quantitative all’esportazione previsto dall’art. 35 TFUE. Mentre quest’ultimo riguarda misure che ostacolano la circolazione delle merci, il divieto di aiuti colpisce i sussidi che favoriscono indebitamente le imprese esportatrici, anche senza creare barriere fisiche o normative.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha rigettato l’originario ricorso della società contribuente. La sentenza rappresenta un importante monito per le imprese e per i legislatori nazionali e regionali. Le agevolazioni fiscali, pur se pensate per sostenere l’economia locale, devono sempre essere conformi alla rigorosa disciplina europea sugli aiuti di Stato. In particolare, qualsiasi beneficio concesso a un’impresa che esporta rischia di essere considerato illegittimo se non preventivamente autorizzato dalla Commissione Europea, poiché il collegamento con l’attività di esportazione esclude automaticamente l’applicazione del più flessibile regime “de minimis”.

Un’agevolazione fiscale regionale può essere considerata un aiuto di Stato illegittimo?
Sì. Se un’agevolazione fiscale, come un’esenzione IRAP, favorisce selettivamente alcune imprese falsando la concorrenza nel mercato unico europeo, essa costituisce un aiuto di Stato. Se tale aiuto non è compatibile con le norme del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), viene considerato illegittimo, e la normativa nazionale deve cedere il passo a quella europea.

Gli aiuti di Stato di piccolo importo (de minimis) sono sempre ammessi?
No. La regola “de minimis” non si applica a determinate categorie di aiuti, tra cui quelli legati all’esportazione. Il Regolamento CE n. 1998/2006 stabilisce esplicitamente che gli aiuti ad attività connesse all’esportazione sono esclusi da tale regime di favore. Pertanto, un aiuto per l’export è illegittimo a prescindere dal suo importo.

Perché un’agevolazione fiscale viene vietata se un’impresa esporta, anche se non è un premio diretto all’esportazione?
Perché, secondo la Corte, qualsiasi aiuto che favorisca un’impresa attiva sui mercati internazionali è idoneo a incidere sugli scambi tra Stati membri. Il regolamento vieta non solo gli aiuti direttamente collegati ai quantitativi esportati, ma anche quelli per la costituzione di reti di distribuzione all’estero o altre spese connesse. L’agevolazione, pur essendo generale, avvantaggia l’impresa nella sua totalità, inclusa la sua capacità competitiva sui mercati esteri, alterando così la concorrenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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