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Aiuti di Stato: no al rimborso fiscale per imprese

Una banca cooperativa ha richiesto il rimborso del 90% delle imposte IRPEG e ILOR per gli anni 1990-1992, in base a una legge a favore delle zone colpite da un sisma. La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta, stabilendo che tale agevolazione per un’impresa si configura come un aiuto di Stato, incompatibile con il mercato interno secondo il diritto dell’Unione Europea. La Corte ha chiarito che il rimborso è inapplicabile alle imprese, a meno che non si dimostrino condizioni specifiche che escludano la violazione delle norme europee sulla concorrenza, prova che nel caso di specie non è stata fornita.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti di Stato e Fisco: La Cassazione Nega il Rimborso per le Imprese

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel diritto tributario europeo: le agevolazioni fiscali concesse a livello nazionale, anche se per motivi lodevoli come il sostegno alle aree colpite da calamità naturali, non possono violare le norme comunitarie sugli Aiuti di Stato. Il caso in esame riguarda una banca cooperativa che si è vista negare un cospicuo rimborso fiscale proprio perché il beneficio richiesto è stato qualificato come aiuto illegittimo, in grado di alterare la concorrenza.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso

Una banca di credito cooperativo, con sede in un comune siciliano colpito da un evento sismico nel dicembre 1990, presentava nel 2010 un’istanza all’Amministrazione Finanziaria. La richiesta era finalizzata a ottenere il rimborso del 90% delle imposte IRPEG e ILOR versate per gli anni 1990, 1991 e 1992, per un importo superiore a 700.000 euro.

La richiesta si fondava su una legge del 2002 che consentiva ai soggetti residenti nelle aree terremotate di definire la propria posizione fiscale versando solo il 10% del dovuto. La banca, avendo già versato l’intero importo, chiedeva la restituzione della quota eccedente. Di fronte al silenzio dell’Amministrazione Finanziaria, interpretato come un rifiuto, la società ha avviato un contenzioso tributario.

Il Contenzioso e la Questione degli Aiuti di Stato

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari hanno respinto le richieste della banca. Il fulcro della questione non era la legittimità della legge nazionale in sé, ma la sua compatibilità con il diritto dell’Unione Europea. La Commissione Europea, con una decisione del 2015, aveva infatti stabilito che le misure di aiuto italiane per le imprese nelle aree colpite da calamità naturali, inclusa quella invocata dalla banca, costituivano Aiuti di Stato illegali perché non notificati e incompatibili con il mercato interno.

Secondo la normativa UE, un aiuto è considerato illegittimo quando fornisce un vantaggio selettivo a determinate imprese, falsando o minacciando di falsare la concorrenza. L’esenzione fiscale è una delle forme più classiche di aiuto di Stato.

La Decisione della Corte: Il Primato del Diritto Europeo sugli Aiuti di Stato

La Corte di Cassazione ha rigettato definitivamente il ricorso della banca, confermando le sentenze precedenti. I giudici hanno chiarito che il diritto dell’Unione Europea prevale sulla normativa nazionale. La decisione della Commissione Europea del 2015 è un atto normativo vincolante (ius superveniens) che i giudici nazionali sono tenuti ad applicare direttamente.

L’agevolazione, sebbene destinata a sostenere un’area in difficoltà, si traduceva in un vantaggio economico per un’impresa, ponendola in una posizione finanziaria più favorevole rispetto ai concorrenti non beneficiari. Questo configura un aiuto di Stato vietato dall’articolo 107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).

Le Motivazioni

La Corte ha specificato che esistono delle eccezioni. Un aiuto potrebbe essere considerato compatibile se rientra in regimi specifici, come gli aiuti de minimis (sotto una certa soglia) o se è destinato a compensare i danni diretti causati dalla calamità naturale. Tuttavia, per beneficiare di queste deroghe, l’impresa deve fornire prove rigorose, cosa che nel caso di specie non è avvenuta. La documentazione prodotta dalla banca (visura camerale, bilanci) era sufficiente solo a qualificarla come piccola e media impresa, ma non dimostrava il nesso causale diretto tra il danno subito a causa del sisma e l’importo richiesto a rimborso. Inoltre, non era stato provato che non vi fosse una sovracompensazione (cioè ricevere più di quanto necessario per coprire il danno, magari anche da altre fonti come le assicurazioni) e l’importo richiesto superava ampiamente la soglia de minimis.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un messaggio fondamentale per tutte le imprese: qualsiasi vantaggio fiscale o contributo pubblico deve essere attentamente valutato alla luce della normativa europea sugli Aiuti di Stato. Anche le misure nate con intenti solidali possono essere ritenute illegittime se creano distorsioni della concorrenza. Le imprese che intendono beneficiare di tali agevolazioni devono essere pronte a dimostrare con precisione che non stanno ricevendo un vantaggio indebito, ma solo un giusto compenso per un danno effettivamente subito, e che tutte le condizioni previste dal diritto europeo sono state rispettate. In assenza di tale prova, il rischio è quello di vedersi negare il beneficio e di dover affrontare lunghi e costosi contenziosi.

Un’impresa può beneficiare di un’agevolazione fiscale prevista per le zone colpite da calamità naturali?
No, se tale agevolazione si configura come un aiuto di Stato incompatibile con le norme dell’Unione Europea. Secondo la Corte, un beneficio fiscale che avvantaggia selettivamente un’impresa rispetto ai suoi concorrenti è considerato un aiuto di Stato e, di regola, è vietato perché distorce la concorrenza.

Perché una legge nazionale che prevede un’agevolazione fiscale può essere disapplicata?
Perché il diritto dell’Unione Europea prevale su quello nazionale. Una decisione della Commissione Europea che dichiara un’agevolazione fiscale come un aiuto di Stato illegittimo è un atto vincolante che i giudici nazionali devono applicare direttamente, anche se ciò significa non applicare una legge dello Stato.

Quali condizioni deve dimostrare un’impresa per ottenere un aiuto legato a una calamità naturale senza violare le norme sugli aiuti di Stato?
L’impresa deve dimostrare che l’aiuto soddisfa le condizioni previste dai regolamenti UE. Principalmente, deve provare l’esistenza di un “nesso chiaro e diretto tra i danni subiti” a causa della calamità e l’aiuto concesso. Inoltre, deve essere evitata una sovracompensazione del danno e l’entità del beneficio deve rispettare le soglie specifiche, come quelle del regolamento de minimis, se applicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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