LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Aiuti di Stato: esenzione IRAP negata per export

La Corte di Cassazione ha negato a una società l’esenzione IRAP prevista da una legge regionale, qualificandola come aiuto di Stato illegittimo. La decisione si fonda sul fatto che l’azienda svolgeva una prevalente attività di esportazione, una condizione che esclude l’applicazione del regime di aiuti “de minimis” secondo la normativa europea, la quale prevale su quella nazionale per tutelare la concorrenza nel mercato unico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti di Stato e Export: Perché l’Esenzione IRAP è Stata Negata

Un’agevolazione fiscale, come un’esenzione IRAP, può sembrare un’ottima opportunità per un’impresa, ma può nascondere insidie quando si scontra con il diritto dell’Unione Europea. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4782/2025, ha chiarito un punto cruciale: le imprese con una forte vocazione all’export non possono beneficiare di determinate agevolazioni se queste si configurano come aiuti di Stato vietati. L’analisi di questo caso offre spunti fondamentali per comprendere il delicato equilibrio tra incentivi nazionali e tutela della concorrenza europea.

I Fatti di Causa: Un’Agevolazione Regionale Sotto la Lente UE

Una società unipersonale siciliana si è vista notificare un avviso di accertamento da parte dell’Amministrazione Finanziaria. L’oggetto del contendere era il recupero dell’IRAP per l’anno d’imposta 2007. L’azienda aveva usufruito di un’esenzione prevista da una legge della Regione Sicilia (L.R. n. 21/2003), pensata per incentivare lo sviluppo economico locale.

Tuttavia, l’Amministrazione Finanziaria ha contestato la legittimità di tale esenzione, sostenendo che costituisse un aiuto di Stato incompatibile con il mercato comune, come già evidenziato in passato dalla Commissione Europea. Il punto centrale della difesa dell’ente impositore era che la società svolgeva una prevalente attività di esportazione verso altri paesi, anche comunitari.

La Decisione della Cassazione: Prevalenza del Diritto Europeo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’impresa, confermando la decisione della Commissione Tributaria Regionale. Il verdetto si basa su un principio cardine del sistema giuridico comunitario: il primato del diritto dell’Unione Europea su quello nazionale. La legge regionale siciliana, pur avendo finalità di sviluppo, era espressamente subordinata al rispetto della normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato.

L’Inapplicabilità del Regime “de minimis” per l’Export

La società ricorrente sosteneva che l’agevolazione dovesse rientrare nel regime “de minimis” (Regolamento CE n. 1998/2006), che consente aiuti di modesta entità (fino a 200.000 euro in tre anni) senza violare le norme sulla concorrenza. La Corte ha smontato questa tesi, evidenziando come lo stesso regolamento escluda esplicitamente dal suo campo di applicazione gli aiuti legati ad attività di esportazione.

In particolare, sono vietati gli aiuti direttamente collegati ai quantitativi esportati, alla costituzione di reti di distribuzione all’estero o ad altre spese correnti legate all’export. Poiché l’attività dell’azienda era prevalentemente orientata all’esportazione, come dimostrato dai dati contabili, l’agevolazione non poteva essere concessa, nemmeno in misura minima.

Gli aiuti di Stato e la Distorsione della Concorrenza

La Corte ha ribadito che il divieto di aiuti di Stato serve a impedire che le risorse pubbliche favoriscano alcune imprese a discapito di altre, falsando il gioco della concorrenza. Un’agevolazione fiscale concessa a un’impresa esportatrice le permette di offrire i propri prodotti su mercati esteri a un prezzo più competitivo, creando un vantaggio indebito e spingendo gli altri Stati membri a introdurre contromisure protezionistiche. Questo meccanismo mina le fondamenta del mercato unico europeo.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della sentenza si articola su una logica giuridica stringente. In primo luogo, viene riaffermato che qualsiasi norma nazionale che preveda incentivi economici deve essere compatibile con l’articolo 107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che stabilisce il divieto generale di aiuti di Stato. La legge regionale siciliana stessa conteneva una clausola di salvaguardia che ne subordinava l’applicazione al via libera comunitario.

In secondo luogo, la Corte ha spiegato che l’eccezione “de minimis” non è una scappatoia universale. Il legislatore europeo ha ritenuto che gli aiuti all’esportazione siano intrinsecamente distorsivi della concorrenza, a prescindere dal loro importo. Finanziare attività di esportazione, anche con piccole somme, equivale a una forma di protezionismo che il mercato unico non può tollerare. La Corte ha sottolineato che è sufficiente che l’aiuto possa incidere sugli scambi, non essendo necessario dimostrare un effetto reale e quantificato.

Infine, la Cassazione ha chiarito che il divieto non costituisce una restrizione quantitativa all’esportazione (vietata dall’art. 35 TFUE), ma una misura per garantire parità di condizioni competitive. Si tratta di imporre agli Stati di astenersi dal concedere un certo tipo di aiuti, non di limitare la circolazione delle merci.

Conclusioni: Implicazioni per le Imprese Esportatrici

La sentenza rappresenta un importante monito per le imprese, soprattutto quelle che operano sui mercati internazionali. Prima di accedere a qualsiasi forma di agevolazione fiscale o contributo pubblico, è essenziale verificare la sua piena compatibilità con la normativa europea sugli aiuti di Stato. L’analisi non può fermarsi al solo importo dell’aiuto, ma deve considerare la natura dell’attività aziendale. Per le imprese esportatrici, il rischio che un incentivo apparentemente legittimo si riveli un aiuto di Stato illegale è particolarmente elevato, con la conseguenza di dover restituire le somme ricevute, maggiorate degli interessi.

Un’agevolazione fiscale prevista da una legge regionale può essere considerata un aiuto di Stato illegittimo?
Sì, se l’agevolazione favorisce selettivamente alcune imprese o produzioni, incidendo sugli scambi tra Stati membri e falsando la concorrenza, essa viola il diritto dell’Unione Europea, che prevale sulla normativa nazionale.

La regola “de minimis”, che consente aiuti di piccolo importo, si applica anche alle imprese che esportano?
No. La normativa europea (nello specifico, il Regolamento CE n. 1998/2006 applicabile al caso) esclude esplicitamente dal suo campo di applicazione gli aiuti ad attività connesse all’esportazione, indipendentemente dal loro ammontare, perché sono considerati intrinsecamente distorsivi della concorrenza.

Perché un aiuto fiscale a un’impresa esportatrice è considerato così dannoso per il mercato unico europeo?
Perché attribuisce un vantaggio concorrenziale indebito ai prodotti esportati, che possono essere venduti a un prezzo inferiore. Questo falsa la concorrenza con le imprese di altri Stati membri e può innescare reazioni protezionistiche, minando il principio della libera circolazione e della parità di condizioni nel mercato unico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati