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Aiuti di Stato: esclusi dalla definizione agevolata

Un professionista, beneficiario di agevolazioni fiscali successivamente qualificate come aiuti di Stato illegittimi dalla Commissione Europea, si è visto notificare una cartella di pagamento per il recupero delle somme. La Corte di Cassazione ha stabilito che tali somme non possono essere oggetto di definizione agevolata (c.d. condono). La normativa esclude esplicitamente da questa procedura il recupero di aiuti di Stato, rendendo illegittima la decisione del giudice di merito che aveva dichiarato estinto il giudizio per cessazione della materia del contendere.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti di Stato Illegittimi: La Cassazione Nega la Definizione Agevolata

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nel diritto tributario europeo e nazionale: l’impossibilità di sanare, attraverso la definizione agevolata, debiti derivanti dal recupero di aiuti di Stato dichiarati illegittimi. La Suprema Corte di Cassazione ha riaffermato un principio inderogabile, cassando una decisione di merito che aveva erroneamente dichiarato estinto un giudizio basandosi sulla presunta “condonabilità” della pretesa fiscale.

I Fatti del Caso: Agevolazioni Fiscali e Recupero Comunitario

La vicenda trae origine da una cartella di pagamento notificata a un libero professionista. La pretesa dell’Agenzia delle Entrate riguardava il recupero di rate non versate relative ad agevolazioni fiscali connesse al cosiddetto “Sisma Sicilia del 2002”.

Il punto centrale è che tali agevolazioni, concesse a soggetti esercenti attività imprenditoriale o professionale, sono state successivamente classificate dalla Commissione Europea come aiuti di Stato illegittimi con la Decisione (UE) 2016/195. Di conseguenza, lo Stato italiano è stato obbligato a recuperare le somme indebitamente concesse.

Il contribuente aveva impugnato la cartella e, nel corso del giudizio, si era discusso della possibilità di definire la lite in via agevolata ai sensi dell’art. 39, comma 12, del D.L. n. 98/2011. La Commissione Tributaria Regionale, pur riconoscendo che il contribuente, in quanto operatore economico, non aveva diritto all’aiuto, aveva dichiarato estinto l’intero giudizio per cessazione della materia del contendere, ritenendo la pretesa definibile in via agevolata.

La Normativa e l’Esclusione degli aiuti di Stato

L’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo la violazione della normativa sulla definizione agevolata. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, basando la sua decisione su un’interpretazione chiara e letterale della legge.

L’articolo 39, comma 12, del D.L. n. 98/2011, pur prevedendo la possibilità di definire liti fiscali pendenti, contiene una specifica clausola di esclusione alla lettera e). Questa disposizione stabilisce che restano comunque dovute per intero le somme relative al recupero di aiuti di Stato illegittimi. Questa norma è una diretta attuazione dei principi del diritto dell’Unione Europea, che impongono il ripristino della situazione di concorrenza precedente alla concessione dell’aiuto illegale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha evidenziato la palese contraddizione nella sentenza impugnata. I giudici di secondo grado, da un lato, avevano correttamente riconosciuto il carattere indebito dell’aiuto concesso al professionista e la conseguente legittimità della cartella di pagamento. Dall’altro, però, erano giunti a una conclusione errata e incoerente, affermando la “condonabilità” della stessa cartella.

Secondo la Cassazione, la natura della pretesa – recupero di aiuti di Stato illegittimi – era un elemento ostativo e pregiudiziale che impediva in radice l’applicazione di qualsiasi meccanismo di definizione agevolata. La possibilità di “condonare” la cartella era quindi esclusa a priori dalla stessa norma invocata a sostegno della definizione. La decisione di estinguere il giudizio per cessazione della materia del contendere si è rivelata, pertanto, un’evidente violazione di legge.

Conclusioni

La pronuncia riafferma con forza un principio fondamentale: gli obblighi derivanti dal diritto dell’Unione Europea, come il recupero degli aiuti di Stato illegittimi, non possono essere elusi attraverso strumenti di sanatoria previsti dalla normativa nazionale. La ratio è quella di garantire l’effettivo ripristino della legalità e della parità di condizioni nel mercato unico, impedendo che un vantaggio competitivo indebito venga consolidato tramite un “condono” fiscale. Per i contribuenti coinvolti in procedure di recupero di aiuti illegittimi, questa ordinanza conferma che non vi sono scorciatoie: le somme devono essere restituite integralmente, senza possibilità di accedere a definizioni agevolate.

È possibile utilizzare la definizione agevolata per una cartella di pagamento che recupera aiuti di Stato illegittimi?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’art. 39, comma 12, lettera e), del d.l. 98/2011 esclude espressamente e in modo categorico le somme relative al recupero di aiuti di Stato illegittimi da qualsiasi procedura di definizione agevolata.

Perché il beneficio fiscale “Sisma Sicilia 2002” è stato considerato un aiuto di Stato illegittimo in questo caso?
La Commissione Europea, con la Decisione (UE) 2016/195, ha stabilito che tali agevolazioni, se concesse a soggetti esercenti attività d’impresa o professionale, costituivano un vantaggio selettivo che falsava la concorrenza nel mercato interno, configurandosi quindi come un aiuto di Stato incompatibile e illegittimo.

Qual è la conseguenza della decisione della Cassazione in questo caso?
La Corte ha cassato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e ha rinviato la causa a un altro giudice di secondo grado. Quest’ultimo dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio che la pretesa fiscale, derivando dal recupero di un aiuto di Stato illegittimo, non è in alcun modo “condonabile” e deve essere integralmente recuperata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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