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Aiuti di Stato e rimborso sisma: limiti professionisti

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che concedeva un rimborso fiscale a un professionista vittima del sisma del 1990. La ragione risiede nel fatto che, secondo il diritto europeo, anche i lavoratori autonomi sono considerati imprese. Pertanto, il beneficio fiscale si configura come un aiuto di Stato, ammissibile solo se rispetta la soglia ‘de minimis’. Il caso è stato rinviato per verificare questo specifico presupposto.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti di Stato: i limiti al rimborso IRPEF per i professionisti colpiti dal sisma

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta una questione cruciale che intreccia la normativa fiscale nazionale di emergenza con i principi comunitari sugli Aiuti di Stato. La vicenda riguarda un libero professionista che, avendo subito i danni del sisma del 1990 in Sicilia, aveva richiesto il rimborso del 90% dell’IRPEF versata per il triennio 1990-1992. Sebbene le corti di merito avessero accolto la sua richiesta, la Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che anche i lavoratori autonomi sono soggetti alle rigide regole europee sulla concorrenza.

I fatti del caso

Un contribuente, residente in uno dei comuni colpiti dal terremoto del 1990 in Sicilia, presentava nel 2008 un’istanza per ottenere il rimborso del 90% delle imposte versate nel triennio 1990-1992, in base a una legge agevolativa. Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Agenzia delle Entrate, il contribuente adiva la Commissione Tributaria Provinciale, che accoglieva il ricorso. La decisione veniva confermata anche in secondo grado dalla Commissione Tributaria Regionale. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, non si arrendeva e proponeva ricorso per cassazione, sostenendo che il beneficio concesso al professionista costituisse un aiuto di Stato incompatibile con il mercato interno europeo.

La nozione di impresa e gli Aiuti di Stato

Il cuore della controversia risiede nella definizione di “impresa” secondo il diritto dell’Unione Europea. La Corte di Cassazione, allineandosi alla giurisprudenza europea e a una specifica Decisione della Commissione Europea (n. C-2015/5549), ha chiarito che la nozione di impresa è estremamente ampia: include qualsiasi entità che eserciti un’attività economica, a prescindere dalla sua forma giuridica. Questo significa che anche un libero professionista che offre servizi sul mercato è considerato un’impresa. Di conseguenza, un’agevolazione fiscale come quella prevista per le vittime del sisma, se concessa a un professionista, si qualifica come un Aiuto di Stato.

Il problema della compatibilità con il mercato europeo

La Commissione Europea ha stabilito che le misure fiscali a favore dei soggetti colpiti da calamità naturali in Italia, tra cui il sisma del 1990, costituiscono Aiuti di Stato illegittimi perché non notificati e incompatibili con il mercato interno. L’erogazione di tali aiuti è quindi subordinata al rispetto di precise condizioni. In particolare, il beneficio non può essere concesso a titolari di redditi d’impresa (o di lavoro autonomo, ad essi assimilato), a meno che non rientri nella cosiddetta regola “de minimis”.

La decisione della Corte di Cassazione e la regola de minimis

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza impugnata. Il giudice di secondo grado ha errato nel non considerare il contribuente, titolare di redditi da lavoro autonomo, come un soggetto rientrante nella nozione euro-unitaria di impresa. L’erogazione del rimborso è pertanto soggetta al rispetto della normativa sugli Aiuti di Stato.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla diretta applicabilità e sul carattere vincolante della Decisione della Commissione Europea. I giudici nazionali sono tenuti a disapplicare le norme interne in contrasto con essa. L’attività professionale del contribuente è un’attività economica, e il rimborso richiesto rappresenta un vantaggio selettivo che falsa la concorrenza. L’unica via per salvare il beneficio è verificare il rispetto della regola de minimis. Questa regola prevede una soglia massima di aiuti che un’impresa può ricevere in un determinato arco di tempo (tre anni) senza che ciò costituisca un aiuto di Stato rilevante. La prova del rispetto di tale soglia è a carico del contribuente che invoca il beneficio. Egli deve dimostrare, tramite autocertificazione, di non aver usufruito di altri aiuti che, sommati a quello richiesto, supererebbero il limite consentito.

Le conclusioni

La Corte ha rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado, in diversa composizione, affinché compia i necessari accertamenti. Il giudice del rinvio dovrà determinare la parte di reddito derivante da lavoro autonomo e, soprattutto, verificare se l’importo del rimborso, sommato ad eventuali altri aiuti ricevuti dal contribuente nel triennio di riferimento, superi o meno la soglia de minimis. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la normativa nazionale, anche quella emanata per far fronte a emergenze come le calamità naturali, deve cedere il passo di fronte ai principi fondamentali dell’Unione Europea, come quelli che tutelano la concorrenza e disciplinano gli Aiuti di Stato. Per professionisti e imprese, ciò significa che l’accesso a benefici fiscali non è mai automatico e richiede un’attenta verifica della propria posizione rispetto alla normativa europea.

Un libero professionista può essere considerato un’impresa ai fini degli aiuti di Stato?
Sì. Secondo il diritto dell’Unione Europea, la nozione di ‘impresa’ include qualsiasi entità che esercita un’attività economica, indipendentemente dalla forma giuridica. Pertanto, anche un lavoratore autonomo o un libero professionista rientra in questa categoria.

Il rimborso fiscale per le vittime di un terremoto è sempre legittimo?
No. Se il beneficiario è un’impresa (inclusi i professionisti), il rimborso è considerato un aiuto di Stato. Come tale, è illegittimo se viola le norme europee sulla concorrenza. Può essere concesso solo se rispetta specifiche condizioni, come la regola ‘de minimis’.

Cosa deve dimostrare un professionista per ottenere un aiuto di Stato che rientri nella regola ‘de minimis’?
Il professionista deve dimostrare che l’importo totale degli aiuti ricevuti in un periodo di tre anni, incluso quello richiesto, non supera la soglia massima stabilita dalla normativa europea. La prova, che è a suo carico, può consistere in un’autocertificazione in cui dichiara di non aver usufruito di altri aiuti o agevolazioni nello stesso periodo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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