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Aiuti di Stato de minimis: soglia o franchigia?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5122/2024, chiarisce la natura della regola sugli aiuti di Stato de minimis. Una società aveva artificialmente ridotto la base imponibile per beneficiare di un’agevolazione IRAP senza superare il tetto di 100.000 euro. La Corte ha stabilito che tale soglia non è una franchigia, ma un limite assoluto: se l’aiuto potenziale la supera, l’intera agevolazione è illegittima e deve essere recuperata, non solo la parte eccedente.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti di Stato de minimis: la Cassazione chiarisce la differenza tra soglia e franchigia

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un’interpretazione cruciale sulla corretta applicazione degli aiuti di Stato de minimis. Questa pronuncia stabilisce un principio fondamentale: il limite quantitativo previsto dalla normativa europea non è una franchigia, ma una soglia assoluta. Superarla, anche di poco, comporta la perdita totale del beneficio e non solo della parte eccedente. L’ordinanza in esame trae origine dal ricorso dell’Agenzia delle Entrate contro una società che aveva beneficiato di un’agevolazione fiscale sull’IRAP.

I fatti del caso

Una società operante in Sicilia aveva ottenuto un’agevolazione fiscale sull’IRAP, prevista da una legge regionale. Tale beneficio era subordinato al rispetto della normativa europea sugli aiuti di Stato de minimis, che fissa un tetto massimo di 100.000 euro di aiuti ricevibili da un’impresa in un triennio.

L’Agenzia delle Entrate, a seguito di un controllo, contestava alla società di aver calcolato l’agevolazione in modo errato. Secondo l’Ufficio, l’importo teorico dell’aiuto superava la soglia consentita. Per rientrare nel limite, l’azienda aveva ‘aggiustato’ la base imponibile su cui applicare l’esenzione, riducendola artificiosamente. In questo modo, l’importo del beneficio fiscale richiesto scendeva al di sotto dei 100.000 euro.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla società, definendo il suo comportamento ‘accorto’ ma non illegittimo, poiché finalizzato a rispettare formalmente il tetto de minimis. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La questione degli aiuti di Stato de minimis

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione del regime de minimis. Questo regime nasce per semplificare la concessione di piccoli aiuti pubblici, presumendo che, data la loro modesta entità, non siano in grado di falsare la concorrenza nel mercato unico europeo.

La domanda a cui la Suprema Corte ha dovuto rispondere era la seguente: il tetto di 100.000 euro è una soglia invalicabile, superata la quale l’intero aiuto diventa incompatibile, oppure è una sorta di franchigia, che permette di salvare la parte di aiuto al di sotto di tale limite, escludendo solo l’eccedenza?

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando le sentenze dei gradi precedenti. Gli Ermellini hanno chiarito che la regola de minimis funziona come una soglia e non come una franchigia. Il suo scopo è tracciare una linea di confine netta: al di sotto della soglia, l’aiuto è considerato compatibile con il mercato interno; al di sopra, l’aiuto rientra nella disciplina generale del divieto di aiuti di Stato e deve essere notificato e autorizzato dalla Commissione Europea.

Secondo la Corte, permettere a un’impresa di ridurre arbitrariamente la base di calcolo per ‘rientrare’ nel limite significherebbe trasformare la soglia in una franchigia, snaturando la logica del sistema. Se l’aiuto a cui l’impresa avrebbe diritto, calcolato correttamente secondo la legge istitutiva, supera il tetto de minimis, l’intero beneficio è illegittimo. Non è possibile ‘salvare’ una parte dell’aiuto fino a concorrenza della soglia.

Il comportamento della società, definito ‘accorto’ dai giudici di merito, è stato invece ritenuto dalla Cassazione un’elusione della norma, volta a ottenere un vantaggio fiscale in violazione dei principi sulla concorrenza.

Le conclusioni

La sentenza rafforza un principio cardine del diritto tributario e della concorrenza: le norme agevolative devono essere interpretate e applicate in modo rigoroso. La regola sugli aiuti di Stato de minimis rappresenta una soglia di tolleranza, non un importo deducibile. Le imprese devono calcolare con precisione l’ammontare degli aiuti a cui hanno diritto e verificare ex ante la loro compatibilità con il tetto triennale. Qualsiasi manipolazione del calcolo per rientrare forzatamente nei limiti consentiti è illegittima e comporta il recupero integrale dell’aiuto indebitamente fruito, oltre all’applicazione delle sanzioni previste.

È possibile ridurre artificialmente la base imponibile per rientrare nella soglia degli aiuti di Stato de minimis?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la diminuzione della base imponibile al solo fine di contenere l’aiuto entro i limiti consentiti è un comportamento illegittimo, in quanto elude la ratio della normativa europea.

Cosa succede se un aiuto di Stato, calcolato correttamente, supera la soglia de minimis?
Se l’importo dell’aiuto supera la soglia, l’intero beneficio diventa incompatibile con le norme europee e deve essere interamente recuperato dall’amministrazione finanziaria. Non è possibile salvare solo la parte di aiuto che rientra nel limite.

La regola degli aiuti di Stato de minimis funziona come una franchigia o come una soglia assoluta?
Funziona come una soglia assoluta. Come chiarito dalla Corte, il regime de minimis o si applica nella sua interezza (se l’aiuto è inferiore alla soglia) o non si applica affatto (se l’aiuto è superiore). Non è una franchigia che permette di escludere solo l’importo eccedente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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