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Aiuti de minimis: la Cassazione sul regolamento

Una società beneficia di aiuti di Stato ‘de minimis’ per l’IRAP, ma sorge una controversia sull’importo massimo consentito a causa di un cambio normativo. La Corte di Cassazione stabilisce che il limite applicabile è quello previsto dal regolamento in vigore nel periodo d’imposta in cui matura il diritto all’agevolazione (€100.000), non quello successivo in vigore al momento della dichiarazione (€200.000). La Corte ha inoltre ribadito l’impossibilità di sollevare nuove eccezioni procedurali in appello.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aiuti de minimis: La Cassazione chiarisce il Criterio Temporale per la Norma Applicabile

L’accesso agli aiuti de minimis rappresenta un’opportunità cruciale per molte imprese, ma la loro gestione può nascondere insidie, specialmente quando le normative cambiano. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un punto fondamentale: quale regolamento si applica per determinare il massimale degli aiuti se la normativa cambia tra il periodo d’imposta e la presentazione della dichiarazione? La risposta della Corte è netta e fornisce un criterio guida essenziale per le aziende e i professionisti del settore.

I Fatti del Caso: Una Disputa sull’Agevolazione IRAP

Una società operante nel settore idrico aveva beneficiato di un’agevolazione sull’IRAP rientrante nel regime degli aiuti de minimis. L’Amministrazione Finanziaria, tuttavia, notificava un avviso di accertamento per recuperare una somma che, a suo avviso, eccedeva il massimale consentito nel triennio 2004-2006. Il cuore del problema era un disallineamento normativo: il Regolamento CE n. 69/2001, in vigore fino al 31 dicembre 2006, fissava il limite a 100.000 euro; il successivo Regolamento CE n. 1998/2006, applicabile dal 1° gennaio 2007, lo innalzava a 200.000 euro.

La società contribuente sosteneva che, avendo presentato la dichiarazione dei redditi nel 2007, dovesse applicarsi il nuovo e più favorevole limite di 200.000 euro. La Commissione Tributaria di primo grado dava ragione all’Ufficio, mentre la Commissione Tributaria Regionale, in appello, accoglieva la tesi della società. L’Amministrazione Finanziaria ricorreva quindi in Cassazione.

La decisione della Cassazione sugli aiuti de minimis

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, cassando la sentenza d’appello e stabilendo principi di diritto di notevole importanza pratica.

Il Criterio Temporale per l’Applicazione delle Norme

Il punto focale della decisione riguarda l’individuazione del momento rilevante per l’applicazione della normativa sugli aiuti de minimis. La Corte ha chiarito che la sussistenza delle condizioni per usufruire del beneficio deve essere valutata con riferimento alle soglie fissate dal regolamento vigente al momento della ‘concessione’ dell’aiuto. Questo momento non coincide con la data di presentazione della dichiarazione (che è solo l’atto con cui si esercita un diritto), ma con il periodo d’imposta in cui si realizza il presupposto per l’agevolazione, ovvero, nel caso di specie, il 2006. Poiché nel 2006 era ancora in vigore il Regolamento CE n. 69/2001, il limite corretto era quello di 100.000 euro.

Il Divieto di ‘Ius Novorum’ nel Processo Tributario

Un secondo motivo di accoglimento del ricorso ha riguardato un aspetto procedurale. La Corte d’appello aveva ritenuto illegittimi gli avvisi di accertamento per un vizio procedurale. Tuttavia, questa contestazione non era mai stata sollevata dalla società nel giudizio di primo grado. La Cassazione ha ribadito il consolidato principio del divieto di ius novorum (art. 57 D.Lgs. 546/1992), secondo cui non è ammissibile proporre in appello eccezioni nuove che non siano rilevabili d’ufficio. Pertanto, la Corte d’appello non avrebbe dovuto nemmeno esaminare tale questione.

Le motivazioni della Corte

Nelle motivazioni, i giudici supremi hanno sottolineato che il diritto a fruire di un’agevolazione fiscale sorge nel momento in cui si verificano i presupposti di legge (la produzione di valore imponibile in un dato anno), mentre la dichiarazione dei redditi è solo l’atto con cui il contribuente manifesta la volontà di avvalersi di un diritto già sorto. Di conseguenza, la disciplina applicabile è quella vigente nel momento genetico del diritto, non in quello successivo del suo esercizio. La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza (Cass. n. 289/2025 e n. 7280/2022) per affermare che il momento della concessione del beneficio, ai fini della normativa comunitaria, coincide con quello in cui sorge per il beneficiario il diritto a riceverlo secondo l’ordinamento nazionale.

Per quanto riguarda l’aspetto procedurale, la Corte ha ribadito che il divieto di introdurre nuove eccezioni in appello è un principio cardine del processo, volto a garantire il corretto svolgimento del contraddittorio e a evitare che il secondo grado di giudizio venga utilizzato per sanare dimenticanze o strategie processuali del primo grado.

Le conclusioni

L’ordinanza ha implicazioni pratiche significative. Per le imprese, emerge la necessità di verificare con la massima attenzione la normativa sugli aiuti de minimis in vigore nel preciso periodo d’imposta di riferimento, senza fare affidamento su modifiche normative successive, anche se più favorevoli. Per i difensori, viene riaffermata l’importanza strategica di articolare in modo completo tutte le proprie difese sin dal primo grado di giudizio, poiché le omissioni non potranno essere sanate in appello. La causa è stata rinviata alla Corte di Giustizia tributaria di secondo grado per una nuova valutazione alla luce dei principi enunciati.

Quando si calcolano gli aiuti de minimis, quale regolamento UE si deve applicare se le norme cambiano nel tempo?
Si applica il regolamento in vigore al momento della concessione del beneficio, che coincide con il periodo d’imposta in cui si realizza il presupposto per l’agevolazione, indipendentemente dalla data di presentazione della dichiarazione dei redditi.

È possibile sollevare per la prima volta in appello un vizio procedurale dell’avviso di accertamento?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito il principio del divieto di ius novorum, secondo cui non è possibile proporre in appello nuove eccezioni che non siano rilevabili d’ufficio, come un presunto vizio procedurale dell’atto impositivo non contestato in primo grado.

Qual è il momento in cui sorge il diritto a un’agevolazione fiscale come quella sugli aiuti de minimis?
Il diritto sorge nel momento in cui si realizza il suo presupposto (in questo caso, il valore della produzione imponibile IRAP in un determinato anno d’imposta), anche se l’esercizio di tale diritto avviene successivamente con la dichiarazione dei redditi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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