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Aggio esattoriale: legittimo e non sanzionatorio

Un istituto di credito ha impugnato una cartella di pagamento contestando la legittimità dell’aggio esattoriale. A seguito di un consolidamento giurisprudenziale che affermava la legittimità di tale compenso, la società ha rinunciato al ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato estinto il giudizio, compensando le spese legali tra le parti e escludendo l’applicazione del raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aggio Esattoriale: La Cassazione Conferma la Legittimità e Dichiara Estinto il Giudizio per Rinuncia

L’ordinanza n. 5217/2024 della Corte di Cassazione affronta una questione cruciale in materia di riscossione tributaria: la natura e la legittimità dell’aggio esattoriale. Il caso si conclude con una declaratoria di estinzione del giudizio a seguito della rinuncia del ricorrente, motivata da un consolidamento della giurisprudenza a favore dell’agente della riscossione. Questa decisione offre spunti importanti sulla gestione del contenzioso e sulle conseguenze processuali della rinuncia.

I Fatti del Contenzioso

La vicenda ha origine dalla notifica di una cartella di pagamento per Ires e Irap relative all’anno 2005 a un istituto di credito. La società contribuente decideva di impugnare l’atto, ma non nel suo complesso. La contestazione era mirata esclusivamente alla somma richiesta a titolo di aggio esattoriale, sostenendone la presunta natura “sostanzialmente sanzionatoria” e, di conseguenza, la sua illegittimità costituzionale.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano le argomentazioni della società, confermando la piena validità della pretesa dell’agente della riscossione. Di fronte a questa doppia sconfitta, il contribuente proponeva ricorso per cassazione.

La Controversia sull’Aggio Esattoriale e la Rinuncia al Ricorso

Il cuore della disputa era la qualificazione giuridica dell’aggio. Se fosse stato considerato una sanzione, avrebbe dovuto sottostare a principi di legalità e proporzionalità molto più stringenti. Se, invece, fosse stato qualificato come compenso per il servizio di riscossione, la sua legittimità sarebbe stata più facilmente sostenibile.

L’Evoluzione Giurisprudenziale come Causa della Rinuncia

Mentre il processo era pendente dinanzi alla Suprema Corte, l’orientamento giurisprudenziale sulla materia si è progressivamente consolidato. Le sentenze della stessa Cassazione, e successivamente della Corte Costituzionale, hanno affermato in modo costante che l’aggio esattoriale non ha natura sanzionatoria, ma rappresenta la legittima remunerazione per l’attività svolta dall’agente della riscossione. Preso atto di questa evoluzione, che rendeva ormai vane le proprie censure, la società ricorrente ha depositato una dichiarazione di rinuncia al ricorso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte, ricevuta la rinuncia, non è entrata nel merito della questione, ma si è concentrata sulle conseguenze processuali di tale atto.

Estinzione del Processo e Compensazione delle Spese

In primo luogo, la Suprema Corte ha dichiarato il processo estinto. La rinuncia, infatti, è un atto che pone fine al giudizio. In materia di spese di lite, la controricorrente (l’agente della riscossione) non aveva accettato la compensazione. Tuttavia, i giudici hanno ritenuto equo disporla d’ufficio. La motivazione di questa scelta risiede nel fatto che l’orientamento giurisprudenziale sfavorevole al ricorrente si era consolidato solo dopo la proposizione del ricorso. Al momento dell’impugnazione, quindi, le ragioni del contribuente potevano avere una loro plausibilità, giustificando la decisione di non addossargli le spese della controparte.

L’Inapplicabilità del Doppio Contributo Unificato

Un altro punto fondamentale chiarito dalla Corte riguarda il cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”. Si tratta di una norma che obbliga la parte che ha presentato un ricorso, poi respinto o dichiarato inammissibile, a versare un ulteriore importo pari a quello già pagato all’inizio della causa. La Corte ha specificato che questa disposizione ha una natura eccezionale e lato sensu sanzionatoria. Pertanto, la sua applicazione è strettamente limitata ai casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. Poiché nel caso di specie il giudizio si è concluso con una declaratoria di estinzione per rinuncia, la norma non trova applicazione e il ricorrente non è tenuto a pagare alcuna somma aggiuntiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento ribadisce indirettamente la piena legittimità dell’aggio esattoriale come compenso per il servizio di riscossione. Dal punto di vista processuale, essa chiarisce due aspetti pratici di grande rilevanza: primo, la rinuncia al ricorso motivata da un mutamento giurisprudenziale può portare alla compensazione delle spese di lite; secondo, l’estinzione del giudizio per rinuncia esclude categoricamente l’obbligo di versare il doppio del contributo unificato, limitando i costi a carico della parte che decide di abbandonare il contenzioso.

L’aggio esattoriale ha natura di sanzione?
No, sulla base dell’orientamento giurisprudenziale consolidato richiamato nell’ordinanza, l’aggio esattoriale non ha natura sanzionatoria, ma costituisce il compenso per il servizio di riscossione svolto dall’agente.

Qual è la conseguenza principale della rinuncia al ricorso in Cassazione?
La rinuncia al ricorso comporta l’estinzione del giudizio. Il processo si conclude senza una decisione nel merito della questione impugnata.

Se un giudizio si estingue per rinuncia, il ricorrente deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che l’obbligo di versare un importo aggiuntivo pari al contributo unificato si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non in caso di estinzione del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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