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Aggio di riscossione: natura e legittimità

Una società contribuente ha contestato la richiesta del pagamento dell’aggio di riscossione in misura piena a seguito di un versamento tardivo, sostenendone la natura di sanzione impropria e incostituzionale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3960/2024, ha respinto il ricorso, confermando la sua giurisprudenza consolidata. I giudici hanno chiarito che l’aggio ha natura retributiva, ovvero rappresenta il compenso per il servizio di riscossione, e non sanzionatoria. La sua misura è inderogabile e predeterminata dalla legge, non lasciando spazio a discrezionalità da parte dell’agente della riscossione o a principi come il legittimo affidamento. La Corte ha inoltre escluso profili di incostituzionalità, rimettendo ogni eventuale modifica del sistema alla discrezionalità del legislatore.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Aggio di riscossione: la Cassazione ne conferma la natura retributiva e non sanzionatoria

L’aggio di riscossione, ovvero il compenso spettante all’agente incaricato del recupero dei crediti per conto dello Stato, è da tempo oggetto di dibattito. La sua natura è quella di una legittima remunerazione per un servizio o si configura come una sanzione impropria a carico del contribuente? Con la recente ordinanza n. 3960 del 13 febbraio 2024, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, ribadendo con fermezza la sua posizione: l’aggio è un compenso e la sua misura, fissata dalla legge, non è negoziabile.

I fatti del caso: il pagamento tardivo e la richiesta dell’aggio intero

Una società a responsabilità limitata si vedeva recapitare un’intimazione di pagamento da parte dell’agente della riscossione. L’importo richiesto, pari a oltre 77.000 euro, rappresentava la differenza tra l’aggio in misura piena (9%) e quello in misura ridotta (4,65%) che la società aveva versato. Il motivo della richiesta era il pagamento di una cartella esattoriale avvenuto in ritardo rispetto ai termini previsti.

La società contribuente decideva di impugnare l’atto, ottenendo una prima vittoria presso la Commissione Tributaria Provinciale. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, accogliendo l’appello dell’agente della riscossione. I giudici di secondo grado sottolineavano che la misura dell’aggio era stabilita da un decreto ministeriale e che, essendo il pagamento avvenuto in ritardo, la pretesa della misura piena era pienamente legittima. Contro questa sentenza, la società proponeva ricorso per cassazione.

La natura dell’aggio di riscossione secondo la Cassazione

Il cuore della controversia risiedeva nella qualificazione giuridica dell’aggio. La società ricorrente sosteneva che l’agente della riscossione avesse violato i principi di buona fede e tutela del legittimo affidamento, creando l’aspettativa di un pagamento ridotto per poi pretendere l’intero importo.

La Corte di Cassazione, nel respingere questo motivo, ha chiarito un punto fondamentale. L’attività dell’agente della riscossione è vincolata dalla legge. La normativa prevede una rigida predeterminazione dei tempi, dei modi e, soprattutto, della misura dell’aggio. Non esiste discrezionalità: se il pagamento avviene entro i termini (solitamente 60 giorni dalla notifica della cartella), si applica la misura ridotta; in caso contrario, scatta automaticamente quella piena. Questa natura vincolata impedisce di poter parlare di promesse o di affidamento generato dall’agente, poiché quest’ultimo non fa altro che applicare la legge.

La questione della legittimità costituzionale dell’aggio di riscossione

Il ricorrente ha sollevato anche una questione di legittimità costituzionale dell’articolo 17 del D.Lgs. n. 112/1999, che disciplina l’aggio. Secondo la società, la misura dell’aggio, essendo slegata dall’effettivo costo del servizio, lo renderebbe simile a una sanzione impropria, in violazione dei canoni di imparzialità e trasparenza della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.).

Anche su questo punto, la Suprema Corte ha rigettato la tesi. Basandosi su un orientamento consolidato, sia proprio che della Corte Costituzionale (sentenza n. 120/2021), ha affermato che l’aggio di riscossione ha una natura retributiva e non tributaria o sanzionatoria. Il suo scopo non è punire il contribuente moroso, ma coprire i costi complessivi del servizio nazionale di riscossione. La determinazione della sua misura rientra pienamente nella discrezionalità del legislatore. Sebbene la stessa Corte Costituzionale abbia in passato inviato un monito al legislatore per una riforma del sistema, ciò non rende la normativa attuale illegittima. Le modifiche normative, come quelle introdotte con la legge di bilancio per il 2022, rientrano nella normale “fisiologia delle modifiche normative” e non possono avere effetto retroattivo sulla controversia in esame.

Le questioni procedurali respinte

Oltre alle questioni di merito, la società aveva sollevato due eccezioni procedurali, entrambe respinte. La prima riguardava la presunta mancata impugnazione da parte dell’agente dei punti della sentenza di primo grado relativi alla buona fede. La seconda contestava la validità della procura rilasciata al difensore dell’agente in appello. In entrambi i casi, la Cassazione ha ritenuto le eccezioni infondate, confermando la correttezza formale del processo di secondo grado.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema si fondano su un pilastro giuridico consolidato: la netta distinzione tra compenso per un servizio e sanzione. L’aggio rientra nella prima categoria. La sua funzione è remunerare l’intero complesso delle attività svolte dall’agente della riscossione, non solo quelle relative al singolo contribuente. Per questo motivo, la sua misura è standardizzata e non può essere modulata caso per caso.

I giudici hanno evidenziato che l’attività dell’agente è interamente regolata dalla legge, escludendo qualsiasi potere discrezionale che potrebbe fondare un legittimo affidamento del contribuente in una misura diversa da quella legalmente prevista. Il ritardo nel pagamento è un fatto oggettivo che, per automatismo di legge, comporta l’applicazione della percentuale più alta.

Infine, la Corte ha chiuso la porta alla questione di incostituzionalità, ribadendo che la scelta su come e quanto remunerare il servizio di riscossione spetta al Parlamento. Se il sistema è ritenuto iniquo o inefficiente, la soluzione deve provenire da una riforma legislativa, non da una pronuncia del giudice che si sostituirebbe al potere legislativo.

Le conclusioni

L’ordinanza in commento offre un importante chiarimento per tutti i contribuenti. L’aggio di riscossione non è una sanzione e non è negoziabile. Il suo importo è fissato per legge e dipende unicamente dalla tempestività del pagamento. La decisione della Cassazione rafforza il principio di legalità nell’azione amministrativa e sottolinea che le aspettative del contribuente non possono prevalere su una chiara e inderogabile disposizione normativa. La via per contestare l’equità del sistema non passa dalle aule di tribunale, ma dal dibattito politico e dalla conseguente azione del legislatore.

L’aggio di riscossione è una sanzione impropria?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che ha natura retributiva, essendo il compenso per il servizio di riscossione, e non ha carattere sanzionatorio o afflittivo.

L’agente della riscossione può applicare un aggio ridotto in caso di pagamento tardivo basandosi sul principio di buona fede?
No, la misura dell’aggio è stabilita per legge e non è soggetta a discrezionalità. L’attività dell’agente è vincolata e deve applicare la percentuale piena in caso di ritardo, senza che il contribuente possa invocare un presunto legittimo affidamento.

La misura dell’aggio di riscossione è incostituzionale perché non legata al costo effettivo del servizio?
Secondo la Corte di Cassazione, no. Rifacendosi a una pronuncia della Corte Costituzionale, ha stabilito che la determinazione della misura rientra nella discrezionalità del legislatore, il quale è l’unico soggetto che può intervenire per riformare il sistema.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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