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Agevolazioni tributarie: il limite UE del de minimis

Un’impresa individuale richiede un rimborso IRPEF per le agevolazioni tributarie previste a seguito di eventi vulcanologici. L’Agenzia delle Entrate nega il rimborso, ma i giudici di primo e secondo grado danno ragione al contribuente. La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’Agenzia, cassa la sentenza d’appello. La motivazione risiede nel fatto che il giudice di merito ha omesso di verificare la compatibilità dell’aiuto con la normativa europea sugli aiuti di Stato, in particolare con il regime “de minimis”. La Corte sottolinea che spetta al contribuente l’onere di provare il rispetto dei limiti previsti dalla disciplina UE e rinvia la causa per un nuovo esame.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazioni tributarie: l’obbligo di rispettare i limiti UE

L’accesso alle agevolazioni tributarie per le imprese che hanno subito danni da calamità naturali non è automatico. Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che il giudice nazionale ha sempre il dovere di verificare la compatibilità di tali benefici con la stringente normativa europea sugli aiuti di Stato, in particolare con il regime “de minimis”. Vediamo nel dettaglio i fatti e le conclusioni della Corte.

I fatti di causa

Un titolare di ditta individuale, residente in un comune della provincia di Catania colpito da eventi vulcanologici nel biennio 2001-2002, presentava istanza di rimborso per l’IRPEF relativa agli anni 2002 e 2003, invocando le specifiche agevolazioni tributarie previste dalla legge.

L’Amministrazione finanziaria respingeva la richiesta, sostenendo che il contribuente non possedesse i requisiti necessari. Il contribuente impugnava il diniego e otteneva ragione sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che dalla Commissione Tributaria Regionale, le quali ordinavano il rimborso.

Contro questa decisione, l’Agenzia delle Entrate proponeva ricorso per cassazione, lamentando principalmente la violazione delle norme europee sugli aiuti di Stato e del regime “de minimis”, che la Corte d’appello non aveva considerato.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando con rinvio la sentenza impugnata. Il fulcro della decisione risiede nella constatazione che la Commissione Tributaria Regionale ha completamente omesso di affrontare la questione, sollevata dall’Amministrazione, della compatibilità dell’agevolazione richiesta con la disciplina europea degli aiuti di Stato.

Le motivazioni sulle agevolazioni tributarie e le regole europee

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato: quando un’impresa richiede agevolazioni tributarie a seguito di calamità naturali, il giudice nazionale è tenuto a una verifica cruciale. Deve accertare se il beneficio sia compatibile con il regolamento “de minimis” o se rientri nelle deroghe previste dall’art. 107 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che ammettono aiuti destinati a compensare i danni da eventi eccezionali.

I giudici hanno specificato che l’onere della prova grava interamente sul contribuente. È quest’ultimo che, per ottenere il beneficio, deve dimostrare che l’ammontare totale degli aiuti ricevuti in un periodo di tre anni non superi la soglia “de minimis” prevista. In alternativa, deve provare la sussistenza di tutte le condizioni per l’applicazione della deroga per calamità naturali, come la localizzazione della sede operativa nell’area colpita e l’assenza di una sovracompensazione dei danni subiti.

La Corte ha sottolineato che questa verifica deve essere condotta anche d’ufficio dal giudice, data la natura imperativa delle norme europee sulla concorrenza. La sentenza impugnata è stata quindi ritenuta nulla perché non ha esaminato questo aspetto fondamentale della controversia.

Le conclusioni

La decisione stabilisce un principio fondamentale per imprese e professionisti che richiedono aiuti statali: la normativa nazionale deve sempre essere letta in conformità con quella europea. Qualsiasi richiesta di agevolazioni tributarie, anche se prevista da una legge italiana, deve superare il vaglio delle regole UE sulla concorrenza. Per le imprese, ciò significa prepararsi a documentare non solo il danno subito, ma anche tutti gli altri aiuti ricevuti, per dimostrare di rientrare nei limiti del “de minimis” o nelle altre deroghe consentite. In mancanza di tale prova, il beneficio fiscale, anche se apparentemente spettante, verrà negato.

Quando un’agevolazione tributaria per calamità naturali deve rispettare le regole europee sugli aiuti di Stato?
Sempre, quando il beneficiario è un’impresa o un soggetto che svolge un’attività economica. Il giudice nazionale ha l’obbligo, anche d’ufficio, di verificare se il beneficio è compatibile con il mercato interno, controllando il rispetto del regolamento “de minimis” o delle altre deroghe previste dall’art. 107 del TFUE.

Chi deve provare il rispetto dei limiti del regime “de minimis”?
L’onere della prova spetta interamente al contribuente che richiede l’agevolazione. Egli deve dimostrare che l’importo totale degli aiuti “de minimis” ricevuti in un arco di tre anni non supera la soglia stabilita dalla normativa europea.

Cosa accade se un giudice d’appello non valuta la compatibilità di un’agevolazione con le norme UE?
La sentenza emessa è viziata e può essere cassata dalla Corte di Cassazione. Come avvenuto nel caso di specie, la causa viene rinviata a un altro giudice di secondo grado, che dovrà riesaminare la questione attenendosi ai principi di diritto enunciati dalla Suprema Corte, ovvero procedendo alla verifica della compatibilità con il diritto europeo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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