LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Agevolazioni prima casa: usufrutto non fa decadere

Un contribuente, dopo aver acquistato un immobile con le agevolazioni prima casa, aveva concesso in donazione il diritto di usufrutto ai propri genitori entro i cinque anni dall’acquisto, mantenendo la nuda proprietà. L’Agenzia delle Entrate aveva revocato i benefici, ritenendo tale atto un trasferimento rilevante ai fini della decadenza. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dato ragione al contribuente, stabilendo che la costituzione del diritto di usufrutto non equivale a un trasferimento di proprietà e, pertanto, non causa la perdita delle agevolazioni prima casa. La Corte ha inoltre accolto il ricorso del contribuente sulla scorretta compensazione delle spese processuali operata dal giudice d’appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazioni prima casa: costituire un usufrutto non comporta la decadenza

Le agevolazioni prima casa rappresentano un importante incentivo per chi acquista la propria abitazione principale. Tuttavia, le norme che ne regolano la decadenza possono generare dubbi interpretativi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un punto cruciale: la costituzione di un diritto di usufrutto sull’immobile acquistato con i benefici fiscali, entro i cinque anni dall’acquisto, non causa la perdita delle agevolazioni. Vediamo nel dettaglio la vicenda e il principio affermato dai giudici.

I fatti di causa: dall’acquisto alla costituzione dell’usufrutto

Un contribuente acquistava un’abitazione usufruendo delle agevolazioni prima casa. A poco più di un anno dall’acquisto, e quindi ben prima del decorso del termine di cinque anni previsto dalla legge per non decadere dai benefici, egli donava ai propri genitori il diritto di usufrutto sull’immobile, mantenendo per sé la nuda proprietà.

L’Agenzia delle Entrate, ritenendo che tale atto costituisse una forma di alienazione rilevante, notificava al contribuente un avviso di liquidazione con cui revocava le agevolazioni e richiedeva il pagamento delle imposte in misura ordinaria, oltre a sanzioni e interessi.

Il contribuente impugnava l’atto impositivo e i giudici di primo grado gli davano ragione. L’Agenzia proponeva appello, ma anche la Commissione Tributaria Regionale confermava la decisione, sebbene compensando le spese legali di entrambi i gradi di giudizio. La questione è così giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, con un ricorso principale del contribuente (sulla questione delle spese) e un ricorso incidentale dell’Agenzia (sulla decadenza dalle agevolazioni).

La questione: usufrutto e decadenza delle agevolazioni prima casa

Il nodo centrale della controversia era stabilire se la costituzione di un diritto reale di godimento, come l’usufrutto, potesse essere equiparata a un “trasferimento” dell’immobile, atto che, se compiuto entro cinque anni dall’acquisto, determina la decadenza dai benefici fiscali (salvo il riacquisto di un’altra prima casa entro un anno).

La posizione dell’Agenzia delle Entrate

Secondo l’amministrazione finanziaria, la donazione dell’usufrutto rappresentava un atto dispositivo che svuotava di contenuto il diritto di proprietà e che, pertanto, doveva essere considerato alla stregua di un’alienazione idonea a far scattare la revoca delle agevolazioni prima casa.

La tesi del contribuente

Il contribuente, al contrario, sosteneva di non aver mai trasferito la proprietà dell’immobile, ma di aver semplicemente costituito un diritto reale minore a favore di terzi. Egli era rimasto titolare del bene, seppur come nudo proprietario, e quindi non si era verificato il presupposto normativo per la decadenza.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate e ha accolto quello del contribuente, fornendo importanti chiarimenti sia sulla questione sostanziale delle agevolazioni prima casa sia su quella procedurale delle spese di lite.

Nessuna decadenza per la costituzione di usufrutto

Analizzando la normativa di riferimento (in particolare, la nota II-bis all’art. 1 della Tariffa, Parte Prima, allegata al d.P.R. 131/1986), la Corte ha enunciato un principio di diritto molto chiaro: la decadenza è prevista solo in caso di trasferimento degli immobili acquistati con i benefici, e non anche in caso di costituzione del diritto di usufrutto sugli stessi immobili in favore di terzi.

I giudici hanno specificato che la legge sanziona l’alienazione a titolo oneroso o gratuito che comporti la perdita della titolarità del bene. La costituzione dell’usufrutto, invece, è un atto con cui il proprietario comprime il proprio diritto di godimento, ma non perde la proprietà dell’immobile, della quale conserva la nuda proprietà. Non si verifica, quindi, quel trasferimento che la norma intende sanzionare, finalizzato a evitare intenti speculativi nell’utilizzo delle agevolazioni fiscali.

La scorretta compensazione delle spese processuali

La Corte ha inoltre dato ragione al contribuente sulla questione delle spese legali. I giudici hanno stabilito due principi importanti:
1. Il giudice d’appello non può modificare la decisione sulle spese del primo grado (in questo caso, condannando l’Agenzia a pagarle) se la parte appellante non ha presentato uno specifico motivo di impugnazione su quel punto. La decisione sulle spese, in caso di conferma della sentenza, diventa definitiva se non contestata.
2. La motivazione addotta per compensare le spese d’appello (“natura interpretativa della controversia”) è troppo generica e non rientra tra le “gravi ed eccezionali ragioni” che, secondo l’art. 92 c.p.c. (nella versione applicabile), giustificano la compensazione.

Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza d’appello nella parte relativa alle spese, confermando la condanna dell’Agenzia a pagare le spese del primo grado e ponendo a suo carico anche quelle del giudizio d’appello e di cassazione.

Le conclusioni: cosa cambia per i proprietari di “prima casa”

Questa ordinanza consolida un orientamento favorevole al contribuente e offre maggiore certezza giuridica. Chi ha acquistato un immobile con le agevolazioni prima casa sa ora con sicurezza che può costituire un diritto di usufrutto a favore di terzi (ad esempio, i genitori anziani) senza rischiare di perdere i benefici fiscali. La Corte distingue nettamente tra il trasferimento della proprietà, che fa scattare la decadenza, e la costituzione di un diritto reale minore, che invece è permessa. Si tratta di una decisione di grande rilevanza pratica, che tutela le esigenze abitative familiari senza penalizzare fiscalmente il proprietario.

Se costituisco un diritto di usufrutto sulla mia prima casa entro cinque anni dall’acquisto, perdo le agevolazioni fiscali?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la decadenza dalle agevolazioni “prima casa” si verifica solo in caso di trasferimento della proprietà dell’immobile, non con la semplice costituzione di un diritto di usufrutto a favore di terzi.

Qual è la differenza tra trasferire la proprietà e costituire un usufrutto ai fini delle agevolazioni prima casa?
Trasferire la proprietà significa vendere o donare l’intero immobile, perdendone la titolarità. Costituire un usufrutto significa concedere ad altri il diritto di usare e godere dell’immobile per un tempo determinato, ma mantenendone la nuda proprietà. Secondo la sentenza, solo il primo caso comporta la perdita dei benefici fiscali.

Un giudice d’appello può modificare la decisione sulle spese legali del primo grado se questa non è stata specificamente contestata nell’atto d’appello?
No. La sentenza chiarisce che il giudice d’appello, in caso di conferma della sentenza di primo grado nel merito, non può modificare la statuizione sulle spese processuali se non vi è uno specifico motivo di impugnazione su quel punto. La modifica d’ufficio è possibile solo in caso di riforma, anche parziale, della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati