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Agevolazioni prima casa: unione di immobili e decadenza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15422/2025, ha stabilito che le agevolazioni prima casa decadono se il contribuente non procede all’effettiva fusione di due unità immobiliari acquistate entro il termine di tre anni dalla registrazione dell’atto. Il termine per l’Agenzia delle Entrate per contestare il beneficio decorre dalla scadenza di questo triennio, rendendo tempestiva la notifica dell’avviso di liquidazione anche se successiva. La mera presentazione di documentazione sui lavori in corso non è sufficiente a dimostrare l’avvenuta unificazione.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazioni prima casa: tre anni per unire due immobili o si perde il beneficio

Le agevolazioni prima casa rappresentano un importante incentivo per chi acquista la propria abitazione, ma sono subordinate al rispetto di precise condizioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto cruciale: cosa succede se si acquistano due unità immobiliari contigue con l’intento di fonderle in un’unica abitazione? La risposta è netta: l’unione deve essere effettiva entro tre anni, altrimenti il beneficio fiscale decade e l’Agenzia delle Entrate ha il diritto di recuperare le maggiori imposte.

I Fatti del Caso

Un contribuente acquistava due unità immobiliari adiacenti, registrando l’atto di compravendita il 5 aprile 2016. Nell’atto, si impegnava a fonderle per creare un’unica abitazione principale e a vendere un altro immobile di sua proprietà, precedentemente acquistato con le stesse agevolazioni. Trascorsi tre anni, il 10 maggio 2019, l’Agenzia delle Entrate notificava un avviso di liquidazione, revocando i benefici fiscali. La motivazione era la mancata fusione delle due unità entro il termine triennale previsto, che scadeva il 5 aprile 2019. Il contribuente impugnava l’avviso, sostenendo che il termine per l’accertamento fosse scaduto e che la documentazione prodotta (permessi di costruire, relazioni tecniche) dimostrasse la sua volontà di procedere all’unificazione. Dopo la sconfitta nei primi due gradi di giudizio, il caso è arrivato in Cassazione.

La Decisione della Corte: La prova dell’unione effettiva è cruciale per le agevolazioni prima casa

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del contribuente, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia delle Entrate. I giudici hanno chiarito due principi fondamentali in materia di agevolazioni prima casa e fusione di immobili.

In primo luogo, il termine di tre anni per realizzare l’unificazione delle unità immobiliari è perentorio. L’agevolazione è concessa sulla base di un impegno futuro del contribuente, ma questo impegno deve tradursi in un risultato concreto entro il tempo stabilito. La semplice intenzione o la pendenza dei lavori, anche se documentata da permessi e relazioni tecniche, non è sufficiente. Ciò che conta è l’effettiva realizzazione di un’unica unità abitativa.

In secondo luogo, la Corte ha precisato la decorrenza del termine di decadenza per l’azione dell’Ufficio. Il potere dell’Agenzia di contestare la mancata spettanza del beneficio sorge solo nel momento in cui l’inadempimento del contribuente si concretizza. In questo caso, l’inadempimento si è verificato alla scadenza del triennio (5 aprile 2019) senza che la fusione fosse stata completata. Di conseguenza, l’avviso notificato il 10 maggio 2019 è risultato pienamente tempestivo, in quanto emesso ben prima della scadenza del successivo triennio a disposizione dell’amministrazione per agire.

Le Motivazioni

La Corte ha sottolineato che, sebbene la legge conceda la possibilità di usufruire delle agevolazioni prima casa anche per l’acquisto di più unità da fondere, tale beneficio è condizionato alla loro effettiva destinazione a un’unica abitazione non di lusso. La giurisprudenza è consolidata nel ritenere che l’impegno assunto in sede di rogito debba essere seguito da un’effettiva unificazione entro tre anni dalla registrazione. La prova di tale unificazione spetta al contribuente e non può limitarsi a documenti che attestano solo l’iter burocratico o lo stato di avanzamento dei lavori. Nel caso specifico, la stessa documentazione prodotta dal ricorrente attestava che i lavori erano ancora in corso a novembre 2020, ben oltre la scadenza del triennio.

Inoltre, la Corte ha respinto la doglianza relativa all’errata rettifica del valore, chiarendo che l’Agenzia delle Entrate non ha modificato il valore dichiarato, ma ha semplicemente applicato il corretto coefficiente di rivalutazione catastale previsto per le seconde case (126) invece di quello agevolato per la prima casa (115,5), come conseguenza diretta e legittima della revoca del beneficio.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio di rigore per chi intende beneficiare delle agevolazioni prima casa attraverso la fusione di più immobili. Non basta l’intenzione o l’avvio delle pratiche: è indispensabile completare i lavori e realizzare l’effettiva unificazione entro tre anni dalla data di registrazione dell’atto di acquisto. In caso contrario, non solo si perdono i benefici, ma l’Agenzia delle Entrate ha tutto il diritto di recuperare le imposte dovute, con l’aggiunta di sanzioni. Il termine a disposizione dell’amministrazione per agire decorre solo dalla scadenza del triennio concesso al contribuente, garantendo all’Erario un congruo lasso di tempo per i controlli.

Qual è il termine massimo per unire due unità immobiliari e mantenere le agevolazioni prima casa?
Il contribuente ha tre anni di tempo, a partire dalla data di registrazione dell’atto di compravendita, per realizzare l’effettiva fusione delle unità immobiliari in un’unica abitazione.

Da quando inizia a decorrere il termine per l’Agenzia delle Entrate per revocare i benefici se l’unione non avviene?
Il termine triennale a disposizione dell’Agenzia delle Entrate per notificare l’avviso di liquidazione e revocare le agevolazioni inizia a decorrere dal giorno in cui scade il termine di tre anni concesso al contribuente per completare la fusione.

Presentare permessi di costruire e relazioni tecniche è sufficiente a provare l’avvenuta fusione degli immobili?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la documentazione relativa all’iter autorizzativo o allo stato di avanzamento dei lavori non è sufficiente. È necessaria la prova dell’effettiva e concreta unificazione delle unità immobiliari, sia a livello funzionale che impiantistico, entro il termine stabilito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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