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Agevolazioni prima casa e Covid: stop alla decadenza

Un contribuente ha perso le agevolazioni prima casa per non aver trasferito la residenza entro 18 mesi. Ha impugnato l’avviso di liquidazione sostenendo che fosse tardivo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che la normativa emergenziale Covid-19 ha sospeso e prorogato i termini di decadenza per l’azione dell’Agenzia delle Entrate, rendendo l’avviso tempestivo. Altri motivi procedurali e di calcolo sono stati respinti.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazioni Prima Casa: la Sospensione Covid Salva l’Azione del Fisco

Le agevolazioni prima casa rappresentano un importante strumento per facilitare l’acquisto di un’abitazione, ma sono subordinate a requisiti precisi. Uno dei più noti è l’obbligo di trasferire la propria residenza nel comune dell’immobile entro 18 mesi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso in cui il mancato rispetto di tale obbligo ha innescato una controversia sui termini di decadenza per l’azione del Fisco, complicata dalla normativa emergenziale per il Covid-19.

I Fatti del Caso: Mancato Trasferimento di Residenza e Revoca del Beneficio

Un contribuente aveva acquistato un immobile usufruendo delle agevolazioni prima casa. Al momento dell’acquisto, risiedeva in un comune diverso da quello in cui si trovava l’immobile. La legge impone, in questi casi, di trasferire la residenza entro diciotto mesi dalla registrazione dell’atto di compravendita per non perdere il beneficio fiscale.

Il contribuente non ha adempiuto a tale obbligo. Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate ha revocato le agevolazioni e notificato gli avvisi di liquidazione per il pagamento della maggiore imposta dovuta, oltre a sanzioni e interessi.

L’Eccezione di Decadenza e le Agevolazioni Prima Casa

Il contribuente ha impugnato gli avvisi, sostenendo che l’azione dell’amministrazione finanziaria fosse prescritta. Secondo la sua tesi, il termine di tre anni a disposizione dell’Ufficio per notificare l’atto era scaduto. Il punto cruciale della controversia riguardava il calcolo di questo termine alla luce delle sospensioni introdotte dalla legislazione per fronteggiare la pandemia di Covid-19.

Il termine di decadenza ordinario sarebbe scaduto il 25 marzo 2020. Tale data, tuttavia, cadeva in pieno periodo di sospensione dei termini fiscali disposto dalla normativa emergenziale. Il ricorrente riteneva che la sospensione avesse semplicemente ‘messo in pausa’ il decorso del tempo, e che quindi l’Ufficio avesse agito in ritardo. La questione è giunta fino alla Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del contribuente, fornendo un’interpretazione chiara della normativa emergenziale. I giudici hanno stabilito che le disposizioni introdotte durante la pandemia non si limitavano a una semplice sospensione, ma avevano creato un regime speciale per i termini di decadenza.

In particolare, l’articolo 157 del D.L. 34/2020 prevedeva che per gli atti i cui termini di decadenza scadevano tra l’8 marzo 2020 e il 31 dicembre 2020, l’emissione dovesse avvenire entro la fine del 2020, ma la notifica fosse differita a un periodo successivo (tra il 1° marzo 2021 e il 28 febbraio 2022).

La Corte ha chiarito che il differimento del periodo di notifica determina, di fatto, la sospensione del termine di decadenza. Poiché la decadenza in materia di revoca dei benefici è strettamente collegata alla notifica dell’atto, posticipare quest’ultima significa posticipare anche il momento in cui il diritto dell’Ufficio si estingue. L’azione dell’Agenzia delle Entrate è stata quindi ritenuta tempestiva.

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso, relativi a presunti vizi della sentenza di primo grado e a errori di calcolo, giudicandoli non sufficientemente specifici e fondati.

Le Conclusioni: l’Impatto della Normativa Emergenziale sui Termini Fiscali

La decisione della Corte di Cassazione conferma la portata estensiva delle norme emergenziali Covid-19 sui procedimenti fiscali. La legislazione non ha solo concesso più tempo ai contribuenti, ma ha anche tutelato l’azione dell’amministrazione finanziaria, sospendendo e prorogando i termini per gli accertamenti e le liquidazioni. Questa pronuncia ribadisce che il mancato rispetto dei requisiti per le agevolazioni prima casa comporta la revoca del beneficio e che le sospensioni pandemiche hanno validamente esteso i tempi a disposizione del Fisco per agire.

Quando si perdono le agevolazioni prima casa?
La causa principale di revoca del beneficio discussa nella sentenza è il mancato trasferimento della residenza nel comune in cui si trova l’immobile acquistato entro il termine di 18 mesi dalla registrazione dell’atto di compravendita.

In che modo la legislazione Covid-19 ha influito sui termini di accertamento fiscale?
Ha sospeso e prorogato i termini di decadenza. Per gli atti con scadenza tra l’8 marzo 2020 e il 31 dicembre 2020, la legge ha permesso l’emissione entro fine 2020 e la notifica in un periodo successivo, di fatto sospendendo il decorso della decadenza e rendendo tempestiva l’azione del Fisco anche se notificata oltre la scadenza originaria.

È possibile contestare un avviso di liquidazione per un errore di calcolo?
Sì, ma la contestazione deve essere specifica e circostanziata. In questo caso, la Corte ha respinto il motivo di ricorso perché il contribuente non ha chiarito quale dato decisivo sarebbe stato trascurato né ha dimostrato di aver sollevato la questione in modo adeguato nelle fasi precedenti del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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