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Agevolazioni fiscali fondazioni: la prova richiesta

Una fondazione bancaria si è vista negare le agevolazioni fiscali dall’Amministrazione Finanziaria per gli anni d’imposta dal 1994 al 1998. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5914/2025, ha chiarito che per ottenere tali benefici non è sufficiente destinare gli utili a scopi sociali. La fondazione deve fornire la prova positiva che la sua attività prevalente sia di promozione sociale e culturale, e non la gestione, anche indiretta, della partecipazione nella società bancaria. L’onere della prova grava interamente sull’ente, che deve superare la presunzione di attività gestoria.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazioni fiscali fondazioni: Non basta erogare, bisogna agire

Le agevolazioni fiscali per le fondazioni di origine bancaria non sono un diritto acquisito, ma un beneficio condizionato a una rigorosa prova. Con la recente sentenza n. 5914 del 5 marzo 2025, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per accedere all’aliquota IRPEG ridotta, non è sufficiente che una fondazione destini i propri utili a scopi di pubblica utilità. È indispensabile dimostrare che la sua attività prevalente sia concretamente quella di promozione sociale e culturale, e non la gestione della partecipazione bancaria da cui trae origine.

I Fatti del Caso

Una fondazione bancaria aveva richiesto il beneficio della riduzione dell’aliquota IRPEG per gli anni d’imposta dal 1994 al 1998, sostenendo di aver diritto all’agevolazione prevista per gli enti con finalità sociali. L’Amministrazione Finanziaria aveva negato tale beneficio, emettendo un provvedimento di diniego.

Inizialmente, le commissioni tributarie di merito avevano dato ragione all’ente, ritenendo che la decrescita della partecipazione nella società bancaria e l’erogazione di fondi a scopi sociali fossero prove sufficienti. Tuttavia, l’Agenzia Fiscale ha impugnato la decisione, portando il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha completamente ribaltato l’esito del giudizio.

La Presunzione a Sfavore e l’Onere della Prova per le agevolazioni fiscali fondazioni

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella presunzione giuridica che grava sulle fondazioni di origine bancaria. Questi enti, nati dalla trasformazione di istituti di credito pubblici, sono presunti avere come scopo primario la gestione della loro rilevante partecipazione nella banca conferitaria. Questa non è una presunzione assoluta, ma relativa: può essere superata.

Tuttavia, l’onere di superare questa presunzione ricade interamente sulla fondazione. L’ente deve fornire la prova positiva, e non “diabolica”, di due elementi cruciali:

1. L’assenza di attività gestoria: Deve dimostrare di non esercitare, né direttamente né indirettamente (ad esempio tramite patti parasociali o influenza nel consiglio di amministrazione), un controllo o una gestione sull’azienda bancaria.
2. L’attività sociale prevalente: Deve provare di aver svolto in concreto, in via esclusiva o prevalente, un’attività di promozione sociale e culturale, come previsto dalla normativa sulle agevolazioni fiscali.

L’Errore della Commissione Tributaria Regionale

La Corte Suprema ha censurato la decisione del giudice di secondo grado per aver condotto un’analisi parziale e insufficiente. La Commissione Tributaria Regionale si era infatti limitata a verificare la destinazione finale delle risorse economiche della fondazione, ovvero come venivano spesi i dividendi percepiti. Secondo la Cassazione, questo approccio è errato perché confonde l’attività dell’ente con la mera destinazione dei suoi proventi.

Focalizzarsi solo sull’erogazione significa trascurare l’indagine principale: qual è la vera attività della fondazione? Gestire un pacchetto azionario o promuovere attivamente la cultura e il sociale?

Le motivazioni

Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha chiarito che il giudice di merito avrebbe dovuto ampliare l’indagine. Non era sufficiente constatare la diminuzione della quota di partecipazione o l’assenza di una quota di maggioranza. Il controllo su un’azienda bancaria può essere esercitato anche con quote minori, attraverso strumenti come i patti di sindacato, che l’Amministrazione Finanziaria aveva evidenziato. La Corte ha sottolineato che la prova richiesta alla fondazione non è impossibile da fornire, poiché si basa su elementi documentali (statuto, bilanci, verbali) che sono nella piena disponibilità dell’ente. L’errore del giudice precedente è stato quello di accontentarsi di una verifica superficiale, esonerando di fatto il contribuente dall’onere probatorio che la legge e la giurisprudenza costante gli impongono. Inoltre, la Corte ha evidenziato come un’interpretazione diversa, che concedesse l’agevolazione a un ente che di fatto gestisce un’impresa bancaria, potrebbe violare le norme europee sulla concorrenza e sugli aiuti di Stato.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado. Il principio di diritto stabilito è netto: per ottenere le agevolazioni fiscali, le fondazioni di origine bancaria devono dimostrare di essere enti operativi nel sociale e non mere holding di gestione. Non basta essere una “fondazione erogativa”; bisogna provare di essere una “fondazione di scopo”, la cui attività principale è quella meritoria prevista dalla legge, e non quella, presunta, di governo delle partecipazioni bancarie. Questa sentenza rappresenta un importante monito per tutte le fondazioni, che devono documentare in modo rigoroso e inequivocabile la natura della loro attività per poter legittimamente accedere ai benefici fiscali.

Una fondazione bancaria ha diritto automaticamente alle agevolazioni fiscali se destina i suoi utili a scopi sociali?
No. La destinazione degli utili a scopi sociali non è sufficiente. La fondazione deve dimostrare che la sua attività prevalente o esclusiva è quella di promozione sociale e culturale, e non la gestione, anche indiretta, della partecipazione nella società bancaria.

Su chi ricade l’onere di provare i requisiti per ottenere il beneficio fiscale?
L’onere della prova ricade interamente sulla fondazione che richiede l’agevolazione. Esiste una presunzione legale che l’attività principale di tali enti sia la gestione della partecipazione, e spetta alla fondazione superare tale presunzione con prove concrete.

La semplice erogazione di fondi è sufficiente per dimostrare la finalità sociale dell’ente?
No, non è sufficiente. L’indagine del giudice deve andare oltre la mera destinazione delle risorse e verificare la concreta attività svolta dall’ente. Deve essere accertato che l’ente svolga direttamente una delle attività meritorie previste dalla legge (assistenza, istruzione, cultura, etc.) e non si limiti a finanziare terzi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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