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Agevolazioni fiscali ASD: quando sono legittime?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20131/2024, ha rigettato il ricorso dell’Agenzia Fiscale contro un’associazione sportiva dilettantistica (ASD), chiarendo i criteri per il riconoscimento delle agevolazioni fiscali ASD. La Corte ha stabilito che, a fronte della documentazione prodotta dall’associazione, spetta all’Ufficio dimostrare l’assenza dei requisiti sostanziali, come l’effettivo svolgimento di attività non a scopo di lucro. Inoltre, ha ribadito che dal calcolo del “plafond” di ricavi per accedere al regime agevolato vanno esclusi i proventi strettamente connessi agli scopi istituzionali.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazioni fiscali ASD: la Cassazione fa chiarezza su requisiti e onere della prova

Le agevolazioni fiscali per le ASD (Associazioni Sportive Dilettantistiche) rappresentano un pilastro fondamentale per il sostegno dello sport di base. Tuttavia, l’accesso a tali benefici è spesso oggetto di contenzioso con l’Agenzia Fiscale. Con la recente ordinanza n. 20131 del 22 luglio 2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un caso emblematico, fornendo chiarimenti cruciali sulla ripartizione dell’onere della prova e sulla prevalenza dei requisiti sostanziali su quelli meramente formali.

I Fatti di Causa: L’accertamento fiscale e il contenzioso

Una associazione sportiva dilettantistica, attiva nel settore calcistico, si è vista notificare due avvisi di accertamento per l’anno d’imposta 2007. L’Agenzia Fiscale contestava la natura non commerciale dell’ente, disconoscendo di conseguenza le agevolazioni fiscali applicate ai fini IRES, IRAP e IVA. Secondo il Fisco, l’associazione non possedeva i requisiti per beneficiare del regime speciale previsto dalla Legge n. 398/1991.

La Commissione Tributaria Provinciale prima, e quella Regionale poi, avevano dato ragione all’associazione, annullando gli accertamenti. I giudici di merito avevano ritenuto che l’attività dell’ASD, incentrata sulla formazione e la pratica sportiva su base volontaria, non avesse carattere commerciale. Avevano inoltre confermato il rispetto dei requisiti statutari e il non superamento del “plafond” di ricavi commerciali previsto dalla normativa.

La posizione del Fisco e le contestate agevolazioni fiscali ASD

L’Agenzia Fiscale ha impugnato la decisione in Cassazione, sostenendo un unico motivo di ricorso. Secondo l’Ufficio, i giudici di merito avevano errato nell’attribuire all’amministrazione finanziaria l’onere di provare l’assenza dei requisiti per le agevolazioni. A parere del ricorrente, sarebbe spettato all’ASD dimostrare la contemporanea sussistenza dei requisiti soggettivi (es. democraticità interna, affiliazione a federazioni) e oggettivi (mancato superamento del limite di proventi commerciali di 250.000,00 euro). L’Agenzia lamentava che la sola conformità formale dello statuto non fosse sufficiente e che la CTR avesse erroneamente escluso dal calcolo del plafond alcuni proventi, come quelli da sponsorizzazione, ritenendoli non commerciali.

La Decisione della Corte: Prevale la Sostanza sulla Forma

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito e condannando l’Agenzia Fiscale al pagamento delle spese legali. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali in materia di fiscalità degli enti non commerciali e, in particolare, delle ASD.

Le motivazioni

La Corte ha innanzitutto chiarito che l’onere della prova in materia di agevolazioni fiscali per le ASD non può essere schematizzato in modo rigido. Sebbene spetti al contribuente dimostrare di possedere i requisiti per beneficiare di un regime di favore, una volta che questi produce la documentazione necessaria (statuto, verbali di assemblea, libri sociali), l’onere di contestarne la veridicità o di provare l’effettivo svolgimento di un’attività commerciale mascherata da non profit passa all’Ufficio. Nel caso di specie, l’Agenzia si era limitata a rilievi formali sulla tenuta dei libri, senza mai mettere in discussione la genuinità dell’attività sportiva svolta su base volontaria.

In secondo luogo, la Cassazione ha sottolineato che, ai fini del riconoscimento della qualifica non commerciale, non è sufficiente la mera conformità dello statuto alle clausole di legge. Ciò che rileva è l’effettiva operatività dell’associazione secondo i principi di democraticità e l’assenza di scopo di lucro. Tuttavia, nel caso esaminato, i giudici hanno ritenuto che l’ASD avesse fornito prove sufficienti della sua vita associativa effettiva (partecipazione dei soci alle assemblee, identificabilità degli stessi, ecc.), prove che il Fisco non aveva specificamente contestato nel merito.

Infine, riguardo al superamento del plafond, la Corte ha confermato la correttezza della decisione di merito. I proventi connessi agli scopi istituzionali e quelli “decommercializzati” per legge (come quelli previsti dall’art. 25 della Legge n. 133/1999) non devono essere computati nel calcolo del limite massimo di ricavi commerciali. Poiché l’Agenzia non aveva specificato quali proventi contestati (come quelli da sponsorizzazione) dovessero invece essere inclusi, la censura è stata ritenuta generica e inammissibile.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale favorevole alla tutela delle associazioni sportive dilettantistiche che operano genuinamente e in trasparenza. La decisione riafferma il principio secondo cui il Fisco non può basare i propri accertamenti su contestazioni puramente formali quando la sostanza dell’attività non profit è documentata e non smentita da prove concrete. Per le ASD, ciò significa che una corretta e trasparente gestione documentale (verbali, libro soci, bilanci) costituisce la prima e più importante forma di difesa contro eventuali contestazioni, spostando sull’amministrazione finanziaria l’onere più gravoso di dimostrare l’eventuale natura fittizia dell’associazione.

A chi spetta l’onere di provare la mancanza dei requisiti per le agevolazioni fiscali di una ASD?
Inizialmente, spetta al contribuente (l’ASD) fornire la prova documentale della sussistenza dei requisiti. Tuttavia, una volta fornita tale documentazione, l’onere di contestarne la veridicità o di dimostrare che l’attività svolta è in realtà commerciale spetta all’Agenzia Fiscale.

Per ottenere le agevolazioni fiscali, è sufficiente che lo statuto di una ASD rispetti la legge?
No, la conformità formale dello statuto è un requisito necessario ma non sufficiente. È indispensabile che l’associazione dimostri di svolgere concretamente la propria attività nel rispetto dei principi di democraticità, senza scopo di lucro e in conformità con le finalità associative.

Quali proventi devono essere esclusi dal calcolo del “plafond” per il regime fiscale agevolato?
Devono essere esclusi i proventi strettamente connessi agli scopi istituzionali dell’ente e quelli che specifiche norme di legge considerano “decommercializzati”, anche se derivanti da attività che sarebbero altrimenti considerate commerciali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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