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Agevolazione Tremonti ter: onere della prova decisivo

Una società di logistica si è vista negare l’agevolazione Tremonti ter per la costruzione di un magazzino frigorifero, poiché non ha fornito prova sufficiente che i costi sostenuti fossero direttamente riferibili ai macchinari specificamente incentivati dalla norma. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, sottolineando la necessità di un’interpretazione restrittiva delle norme agevolative e confermando che l’onere della prova spetta interamente al contribuente.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazione Tremonti ter: la prova dell’investimento è a carico del contribuente

L’accesso all’agevolazione Tremonti ter non è automatico e richiede una dimostrazione rigorosa da parte del contribuente. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito che l’onere di provare la riconducibilità dei costi ai beni specificamente incentivati grava interamente sull’impresa, confermando la necessità di un’interpretazione restrittiva delle norme agevolative.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore della logistica realizzava un nuovo deposito per lo stoccaggio di merci alimentari. Per questo investimento, l’azienda richiedeva i benefici fiscali previsti dalla cosiddetta “Tremonti ter” (art. 5 del D.L. n. 78/2009), specificamente per la realizzazione di celle frigorifere, montacarichi e ascensori. L’investimento totale ammontava a oltre 1,7 milioni di euro.

L’Agenzia delle Entrate, a seguito di un controllo, contestava l’agevolazione, emettendo due avvisi di accertamento per IRES e IRAP. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, i costi sostenuti non erano esplicitamente e inequivocabilmente riferibili ai macchinari e alle attrezzature ammessi al beneficio, così come elencati nella divisione 28 della tabella ATECO.

La società impugnava gli atti impositivi, ma i suoi ricorsi venivano rigettati sia dalla Commissione Tributaria Provinciale che da quella Regionale. La questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

L’agevolazione Tremonti ter e l’interpretazione restrittiva

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 5 del D.L. n. 78/2009. La società ricorrente sosteneva che anche l’investimento in un bene complesso, non interamente compreso nell’elenco ATECO, dovesse essere considerato agevolabile se costituito da macchinari e apparecchiature ammesse al beneficio. In sostanza, si propendeva per un’interpretazione estensiva della norma, che tenesse conto dell’intento del legislatore di favorire gli investimenti.

La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi. I giudici hanno chiarito che le norme in materia di agevolazioni fiscali, avendo carattere eccezionale, devono essere soggette a stretta interpretazione. Ciò significa che non è possibile un’applicazione analogica o estensiva a casi non espressamente previsti.

L’agevolazione Tremonti ter è subordinata a due precise condizioni:
1. L’investimento deve riguardare macchinari e/o apparecchiature nuovi, espressamente inclusi nella divisione 28 della tabella ATECO.
2. I beni devono essere strumentali all’attività d’impresa.

L’onere della prova a carico del contribuente

La conseguenza di questa interpretazione rigorosa è che l’onere della prova ricade interamente sul contribuente. Spetta all’impresa dimostrare, con documentazione chiara e inequivocabile, che ogni costo di cui si chiede la detassazione è direttamente e specificamente collegato a uno dei beni agevolabili.

Nel caso di specie, la Corte ha evidenziato come le prove fornite dalla società fossero insufficienti. Ad esempio:
* Le fatture di un fornitore menzionavano un “acconto per lavori edili per l’edificazione del fabbricato industriale”, una causale troppo generica per essere ricondotta alle sole celle frigorifere.
* Le fatture relative a un gruppo elettrogeno e a una cisterna di carburante apparivano funzionali all’intero stabilimento e non esclusivamente ai macchinari agevolabili.

La semplice produzione di fatture generiche non è sufficiente. Il contribuente deve essere in grado di provare il nesso causale tra il costo e il bene incentivato, un compito che in questo caso non è stato assolto.

L’inammissibilità degli altri motivi di ricorso

La Corte ha inoltre dichiarato inammissibili gli altri motivi di ricorso. In particolare, è stato ritenuto inammissibile il motivo relativo all’omesso esame di fatti decisivi a causa dell’applicazione della regola della “doppia conforme”. Poiché i giudici di primo e secondo grado avevano basato la loro decisione di rigetto sulla medesima ricostruzione fattuale (la carenza di prova), il ricorso su questo punto era precluso in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione sulla base del principio consolidato secondo cui le norme che introducono agevolazioni fiscali costituiscono una deroga al principio generale di capacità contributiva e, pertanto, non possono essere interpretate in modo estensivo. L’investimento in un bene complesso non è automaticamente agevolabile nella sua interezza; solo i costi specificamente riferibili alle componenti che rientrano nelle categorie previste dalla legge possono beneficiare della detassazione. Il contribuente ha fallito nel fornire la prova necessaria per isolare e documentare tali costi, rendendo legittimo il recupero a tassazione operato dall’Agenzia delle Entrate. La sentenza impugnata ha correttamente applicato questi principi, escludendo i costi per i quali non vi era prova certa della correlazione con i beni strumentali incentivabili.

Le Conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento rigoroso in materia di incentivi fiscali. Le imprese che intendono avvalersi di agevolazioni come la agevolazione Tremonti ter devono prestare la massima attenzione alla documentazione. È fondamentale non solo realizzare l’investimento previsto, ma anche essere in grado di dimostrare in modo analitico e inconfutabile che ogni singola spesa sia direttamente imputabile ai beni ammessi al beneficio. Una gestione documentale imprecisa o generica può comportare la perdita totale dell’agevolazione e l’applicazione di sanzioni.

Quali sono le condizioni per ottenere l’agevolazione Tremonti ter?
Per ottenere l’agevolazione, è necessario che gli investimenti riguardino macchinari e/o apparecchiature nuovi, espressamente compresi nella divisione 28 della tabella ATECO, e che tali beni siano strumentali all’attività d’impresa. Entrambe le condizioni devono essere presenti contemporaneamente.

Su chi ricade l’onere di provare il diritto a un’agevolazione fiscale?
L’onere della prova ricade interamente sul contribuente. È l’impresa che deve dimostrare, attraverso documentazione specifica e puntuale, la riconducibilità dei costi sostenuti ai beni agevolabili previsti dalla normativa.

Un investimento in un bene complesso, come un intero fabbricato, è interamente agevolabile se include macchinari incentivati?
No. La Corte ha chiarito che l’investimento in un bene complesso non è di per sé agevolabile. Solo i costi che possono essere provati come direttamente e specificamente correlati ai beni strumentali incentivabili (ad esempio, le sole celle frigorifere e non l’intero edificio che le contiene) possono beneficiare dell’agevolazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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