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Agevolazione prima casa: vale l’uso di fatto

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’agevolazione prima casa per l’ICI si applica anche a due unità immobiliari catastalmente distinte, se di fatto utilizzate come un’unica abitazione principale. La Corte ha chiarito che l’effettivo utilizzo prevale sulla mera registrazione catastale, purché il complesso abitativo non rientri nelle categorie di lusso. La decisione del giudice di merito, che negava il beneficio basandosi sulla categoria catastale A/2 della seconda unità, è stata cassata.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazione prima casa: la Cassazione conferma che l’uso di fatto prevale sul Catasto

L’acquisto o la ristrutturazione di un immobile per farne la propria dimora spesso porta a unire due unità immobiliari contigue. Ma cosa succede ai fini fiscali? È possibile beneficiare dell’agevolazione prima casa su entrambe le unità? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: ai fini dell’imposta comunale sugli immobili (ICI), ciò che conta è l’effettiva utilizzazione dell’immobile come unica abitazione, non la sua distinta registrazione catastale. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

Un contribuente impugnava alcuni avvisi di accertamento ICI relativi agli anni dal 2008 al 2011, emessi da un Comune. L’ente locale contestava l’applicazione dell’agevolazione per l’abitazione principale a un’unità immobiliare che il contribuente considerava pertinenza della sua prima casa. In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) dava ragione al cittadino, riconoscendo la natura pertinenziale dell’immobile.

Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), accogliendo l’appello del Comune, ribaltava la decisione. Secondo la CTR, l’immobile in questione era accatastato autonomamente in categoria A/2 (abitazione di tipo civile) e, pertanto, non poteva essere considerato una pertinenza. La sua fusione catastale con l’abitazione principale era avvenuta solo nel 2014, quindi l’agevolazione non poteva essere applicata per gli anni precedenti.

Il contribuente, non soddisfatto, ricorreva in Cassazione, sostenendo che la CTR avesse errato nel non considerare la destinazione di fatto dell’immobile, concentrandosi unicamente sul dato catastale.

L’Ordinanza della Corte di Cassazione e il principio dell’agevolazione prima casa

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, cassando la sentenza della CTR e rinviando la causa a un nuovo esame. I giudici supremi hanno riaffermato un orientamento consolidato in materia di ICI e agevolazione prima casa, secondo cui il presupposto del beneficio è l’effettiva destinazione dell’immobile a dimora abituale.

Il punto centrale della decisione è che l’utilizzo contemporaneo di più unità catastali come un’unica abitazione non osta all’applicazione dell’aliquota agevolata, a condizione che il complesso immobiliare risultante non trascenda le caratteristiche di un’abitazione “non di lusso”.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha basato il suo ragionamento su principi giuridici chiari e consolidati. In primo luogo, ha specificato che la nozione di “pertinenza” ai fini ICI deve essere interpretata secondo l’articolo 817 del Codice Civile. Questo significa che il vincolo pertinenziale deriva dalla volontà del proprietario di destinare un bene in modo durevole a servizio o ornamento di un altro bene principale. Questa destinazione è un dato di fatto e non dipende dalla classificazione catastale.

Secondo la Cassazione, l’inquadramento catastale di un’unità immobiliare è di per sé irrilevante per riconoscere o negare l’agevolazione. Il giudice di merito avrebbe dovuto, invece, verificare due condizioni essenziali:

1. La sussistenza delle condizioni di fatto: accertare se le due unità fossero effettivamente e oggettivamente utilizzate come un’unica dimora, attraverso segni esteriori che dimostrassero la volontà del proprietario.
2. Le caratteristiche complessive dell’alloggio: verificare se l’abitazione risultante, per superficie, numero di vani e altre caratteristiche, non rientrasse nella tipologia degli alloggi “di lusso”, come definiti dalla normativa.

La CTR, omettendo questa verifica e fermandosi al dato formale dell’accatastamento separato in categoria A/2, ha commesso un errore di diritto. La Corte ha sottolineato che è illogico negare il beneficio a un immobile solo perché catastalmente è un’abitazione, quando di fatto è utilizzato come parte integrante di un’altra abitazione principale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre importanti chiarimenti per i contribuenti. La decisione conferma che, ai fini dell’agevolazione prima casa, la realtà fattuale prevale sulla forma catastale. Chi unisce due appartamenti per creare un’unica abitazione può legittimamente richiedere i benefici fiscali per l’intero complesso, anche prima della formale fusione catastale.

L’elemento cruciale diventa la capacità di dimostrare, in caso di accertamento, l’effettivo utilizzo unitario dell’immobile. Sarà quindi importante conservare documentazione (fotografie, planimetrie, utenze unificate) che attesti come le due unità costituiscano, nella realtà, un’unica e indivisibile abitazione principale. Infine, resta fondamentale il limite della categoria “non di lusso”: l’unione non deve portare alla creazione di un immobile con caratteristiche tali da escluderlo dai benefici fiscali.

È possibile beneficiare dell’agevolazione prima casa per due appartamenti catastalmente distinti ma usati come unica abitazione?
Sì, la Corte di Cassazione afferma che il contemporaneo utilizzo di più unità catastali non costituisce un ostacolo all’applicazione dell’aliquota agevolata, a condizione che l’effettiva utilizzazione sia quella di abitazione principale e che il complesso immobiliare non trascenda la categoria catastale delle unità che lo compongono.

La categoria catastale dell’immobile ‘accessorio’ (ad esempio, un altro A/2) impedisce di considerarlo una pertinenza?
No, l’ordinanza chiarisce che l’inquadramento catastale dell’unità immobiliare ‘accessoria’ è di per sé irrilevante ai fini del riconoscimento dell’aliquota agevolata. Ciò che conta è la sussistenza delle condizioni previste dall’art. 817 c.c., ovvero la destinazione di fatto del bene a servizio o ornamento della cosa principale.

Cosa deve verificare il giudice per concedere l’agevolazione in questi casi?
Il giudice deve verificare due aspetti: in primo luogo, la sussistenza delle condizioni oggettive che dimostrino l’effettivo utilizzo unitario degli immobili come abitazione principale; in secondo luogo, che l’alloggio complessivamente realizzato non rientri, per le sue caratteristiche, nella tipologia degli alloggi ‘di lusso’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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