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Agevolazione prima casa: stop lavori non è forza maggiore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che la sospensione dei lavori di ristrutturazione di un immobile acquistato, dovuta a un imprevisto ritrovamento archeologico, non costituisce causa di forza maggiore per giustificare il mancato trasferimento della residenza entro 18 mesi. Per ottenere l’agevolazione prima casa, l’obbligo è trasferire la residenza nel Comune in cui si trova l’immobile, non necessariamente all’interno dell’abitazione acquistata. Di conseguenza, il beneficio fiscale è stato legittimamente revocato.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazione prima casa: stop ai lavori non è forza maggiore

L’agevolazione prima casa rappresenta un’opportunità fondamentale per molti cittadini, ma è subordinata a requisiti precisi, tra cui il trasferimento della residenza entro 18 mesi dall’acquisto. Cosa succede, però, se eventi imprevisti, come la scoperta di reperti archeologici, bloccano la ristrutturazione dell’immobile? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che tali impedimenti non costituiscono una causa di forza maggiore, poiché l’obbligo di residenza riguarda il Comune e non la specifica abitazione acquistata.

I Fatti del Caso: Acquisto, Ristrutturazione e la Sorpresa Archeologica

Un contribuente acquistava un immobile a Verona, beneficiando delle agevolazioni fiscali per la “prima casa”. Nell’atto di compravendita, si impegnava a trasferire la propria residenza anagrafica nel Comune di Verona entro il termine di diciotto mesi. Successivamente, avviava i lavori di ristrutturazione necessari per rendere l’immobile abitabile.

Durante i lavori, tuttavia, venivano alla luce reperti archeologici di notevole importanza. La Soprintendenza disponeva quindi l’immediata sospensione dei lavori per consentire le necessarie verifiche e tutele. Questo imprevisto rendeva di fatto impossibile completare la ristrutturazione e abitare l’immobile entro la scadenza dei 18 mesi.

Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate revocava il beneficio fiscale, emettendo avvisi di liquidazione per il recupero delle maggiori imposte dovute. Il contribuente impugnava gli avvisi, sostenendo di essersi trovato in una situazione di forza maggiore che gli aveva impedito di adempiere all’obbligo di trasferimento della residenza.

La Questione Giuridica: Obbligo di Residenza nel Comune o nell’Immobile?

Il nucleo della controversia ruotava attorno all’interpretazione dell’obbligo di residenza e alla nozione di forza maggiore in materia tributaria. Il contribuente sosteneva che l’impossibilità oggettiva di abitare l’immobile acquistato, a causa di un ordine dell’autorità pubblica, integrasse una causa di forza maggiore idonea a giustificare il mancato rispetto del termine.

L’Agenzia delle Entrate, al contrario, replicava che la legge non impone di risiedere esattamente nell’immobile acquistato, ma piuttosto nel territorio del Comune in cui l’immobile si trova. La “sorpresa archeologica”, pur impedendo l’uso di quella specifica casa, non aveva precluso al contribuente la possibilità di trasferire la propria residenza in un altro alloggio all’interno del Comune di Verona, ad esempio prendendo in affitto un appartamento.

Le Motivazioni della Cassazione: l’agevolazione prima casa e la distinzione cruciale

La Corte di Cassazione ha accolto la tesi dell’Agenzia delle Entrate, fornendo un’interpretazione rigorosa della normativa sull’agevolazione prima casa. I giudici hanno chiarito che la condizione richiesta dalla legge per ottenere il beneficio è che “l’immobile sia ubicato nel territorio del Comune in cui l’acquirente ha o stabilisca entro diciotto mesi dall’acquisto la propria residenza”.

La Corte ha sottolineato che l’obbligo del contribuente si correla al Comune nel quale è ubicato l’immobile, e non all’immobile acquistato in sé. Pertanto, per valutare la sussistenza della forza maggiore, bisogna considerare se l’evento imprevisto abbia reso impossibile il trasferimento della residenza in qualunque alloggio all’interno di quel Comune, non solo in quello oggetto di compravendita.

Nel caso di specie, il rinvenimento di reperti archeologici ha reso inagibile l’abitazione acquistata, ma non ha impedito al contribuente di stabilire la propria residenza a Verona. Non avendo il contribuente dimostrato (né allegato) l’impossibilità di trovare una sistemazione alternativa nello stesso Comune, non sussistono i presupposti della forza maggiore.

La Corte ha inoltre respinto i motivi di ricorso incidentale del contribuente, il quale sosteneva di aver diritto all’agevolazione in quanto svolgeva la propria attività lavorativa a Verona. I giudici hanno ribadito che la scelta effettuata nell’atto di acquisto (in questo caso, l’impegno a trasferire la residenza) è vincolante e non può essere modificata a posteriori, specialmente dopo la scadenza dei termini.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per chi Acquista una Prima Casa da Ristrutturare

Questa ordinanza offre un importante monito per chiunque acquisti un immobile da ristrutturare usufruendo dell’agevolazione prima casa. La decisione evidenzia che il termine di 18 mesi per il trasferimento della residenza è perentorio e l’obbligo va adempiuto a livello comunale. Eventuali ritardi o impedimenti legati specificamente ai lavori sull’immobile (problemi con l’impresa, ritardi nei permessi, o scoperte impreviste come in questo caso) difficilmente saranno riconosciuti come causa di forza maggiore se non impediscono oggettivamente di stabilire la residenza in un altro luogo dello stesso Comune. È quindi fondamentale pianificare con attenzione e, se necessario, considerare soluzioni abitative temporanee per rispettare i vincoli di legge e non perdere il prezioso beneficio fiscale.

La sospensione dei lavori di ristrutturazione per cause impreviste è considerata forza maggiore per l’agevolazione prima casa?
No, secondo la Corte di Cassazione non costituisce forza maggiore. L’impossibilità di abitare l’immobile acquistato non impedisce al contribuente di trasferire la residenza in un altro alloggio all’interno dello stesso Comune, adempiendo così all’obbligo di legge.

L’obbligo di trasferire la residenza per l’agevolazione prima casa riguarda l’immobile acquistato o il Comune?
L’obbligo riguarda il trasferimento della residenza nel territorio del Comune in cui è situato l’immobile acquistato, non necessariamente all’interno di quella specifica unità immobiliare.

È possibile ottenere l’agevolazione prima casa dimostrando di lavorare nel Comune, se nell’atto di acquisto ci si è impegnati a trasferire la residenza?
No. La dichiarazione resa nell’atto di acquisto è vincolante. Se il contribuente si è impegnato a trasferire la residenza, non può successivamente invocare il requisito alternativo del luogo di lavoro per giustificare il mancato adempimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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