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Agevolazione IRES enti ecclesiastici: la decisione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2899/2024, ha stabilito che per ottenere l’agevolazione IRES enti ecclesiastici non è sufficiente la natura religiosa dell’ente. È necessario un accertamento oggettivo sull’attività svolta, che non deve avere carattere commerciale. Il caso riguardava un istituto diocesano che percepiva redditi dalla locazione di immobili. La Corte ha cassato la decisione precedente, rinviando il caso per una nuova valutazione sui criteri di gestione del patrimonio, che non deve avvenire con modalità imprenditoriali per beneficiare della riduzione d’imposta.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazione IRES Enti Ecclesiastici: Non Basta lo Scopo Religioso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia fiscale: per beneficiare dell’agevolazione IRES enti ecclesiastici, non è sufficiente la natura religiosa dell’ente, ma è necessario un esame approfondito dell’attività concretamente svolta. La sentenza chiarisce che la gestione di un patrimonio immobiliare, se condotta con criteri imprenditoriali, perde il diritto al trattamento fiscale di favore, anche se i proventi sono destinati al sostentamento del clero.

I Fatti del Caso

La controversia nasce da alcuni avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero. L’amministrazione finanziaria contestava l’applicazione della riduzione a metà dell’IRES per i redditi derivanti dalla locazione di immobili e dalla gestione di un’azienda agraria, sostenendo che tali attività avessero natura commerciale.

L’Istituto si opponeva, ottenendo ragione sia in primo che in secondo grado. I giudici tributari regionali avevano ritenuto che l’attività dell’ente fosse intrinsecamente legata al fine istituzionale di sostentamento del clero, un “vincolo di scopo” che escludeva la natura commerciale della gestione patrimoniale. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ha portato la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando con rinvio la sentenza della Commissione Tributaria Regionale. I giudici di legittimità hanno affermato che la decisione impugnata era errata perché aveva concesso l’agevolazione basandosi unicamente sul requisito soggettivo (la natura di ente ecclesiastico) e sulla destinazione finale dei proventi, senza compiere la necessaria indagine sul requisito oggettivo, ovvero le modalità concrete di svolgimento dell’attività.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato il proprio ragionamento su principi consolidati, evidenziando come l’accesso al beneficio fiscale sia subordinato a una doppia verifica.

Il Doppio Requisito per l’Agevolazione IRES Enti Ecclesiastici: Soggettivo e Oggettivo

Il punto centrale della motivazione è che l’agevolazione fiscale non ha natura soggettiva. Non spetta automaticamente a un ente solo perché persegue fini di religione o culto. Oltre al requisito soggettivo, è indispensabile la sussistenza di un requisito oggettivo: l’attività da cui deriva il reddito deve essere essa stessa non commerciale o, se commerciale, non prevalente e in un rapporto di strumentalità diretta e immediata con i fini istituzionali. Non è sufficiente che l’attività serva genericamente a raccogliere fondi.

Attività Commerciale vs. Mero Godimento del Patrimonio

La Corte distingue nettamente tra il “mero godimento” di un patrimonio immobiliare e un’attività commerciale vera e propria. La semplice riscossione dei canoni di locazione, senza una specifica organizzazione di mezzi e risorse, non configura un’attività d’impresa. Tuttavia, la situazione cambia se l’ente impiega strutture e mezzi tipici di un operatore di mercato, come:

* Una struttura organizzativa dedicata alla gestione immobiliare.
* L’adozione di tecniche di marketing per attrarre clienti.
* La stipula ripetuta di contratti di breve durata.
* Una presenza attiva sul mercato con pubblicità e promozioni.

I giudici di merito avevano omesso di verificare se la gestione patrimoniale dell’Istituto rientrasse nella prima o nella seconda categoria, un accertamento di fatto ritenuto cruciale dalla Cassazione.

L’Onere della Prova e la Destinazione dei Proventi

Spetta all’ente che richiede l’agevolazione dimostrare di possedere tutti i requisiti, sia soggettivi che oggettivi. Nel caso di redditi derivanti dal patrimonio, l’ente deve provare non solo che l’attività è di “mero godimento”, ma anche che i proventi sono effettivamente ed esclusivamente impiegati per le finalità istituzionali di religione o culto. Se l’ente svolge anche altre attività (“diverse”), questa destinazione deve essere supportata da apposita documentazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per tutti gli enti ecclesiastici che gestiscono un patrimonio. Il messaggio è chiaro: la natura non profit e lo scopo lodevole non sono uno scudo contro l’applicazione delle norme fiscali sull’attività d’impresa. Per beneficiare dell’agevolazione IRES enti ecclesiastici, è indispensabile che la gestione patrimoniale rimanga confinata entro i limiti di un’attività non commerciale. I giudici tributari, di conseguenza, sono chiamati a svolgere un’analisi fattuale rigorosa, andando oltre le dichiarazioni di principio e verificando sul campo le concrete modalità operative con cui l’ente genera i propri redditi.

Un ente ecclesiastico ha automaticamente diritto alla riduzione dell’IRES per tutti i suoi redditi?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che l’agevolazione fiscale non è soggettiva. Oltre alla natura religiosa dell’ente (requisito soggettivo), è necessario che l’attività specifica da cui deriva il reddito non abbia carattere commerciale (requisito oggettivo).

Quando la locazione di immobili da parte di un ente religioso è considerata un’attività commerciale?
Diventa un’attività commerciale quando non si limita alla mera riscossione dei canoni (mero godimento), ma è svolta con un’organizzazione di mezzi e risorse tipica di un’impresa. Indici di commercialità includono una struttura dedicata, l’uso di marketing, la ripetitività di contratti brevi e una presenza attiva sul mercato per attrarre clienti.

Cosa deve dimostrare un ente ecclesiastico per ottenere l’agevolazione IRES sui redditi immobiliari?
L’ente deve provare due condizioni: in primo luogo, che la gestione degli immobili si configura come mero godimento e non come attività d’impresa organizzata; in secondo luogo, che i proventi derivanti da tale gestione sono destinati in via esclusiva e diretta alle finalità istituzionali di religione o culto, supportando tale destinazione con idonea documentazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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