LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Agevolazione IRES enti ecclesiastici: i limiti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2877/2024, ha stabilito che l’agevolazione IRES per gli enti ecclesiastici non è automatica. Per i redditi derivanti da locazioni immobiliari, è necessario dimostrare che l’attività non sia svolta in forma d’impresa e che i proventi siano direttamente destinati ai fini istituzionali di religione o culto. La mera qualifica soggettiva dell’ente non è sufficiente. La Corte ha inoltre ribadito che il contribuente può emendare un errore a proprio svantaggio presente in dichiarazione direttamente nel corso del contenzioso.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazione IRES Enti Ecclesiastici: I Limiti per le Attività Commerciali

L’agevolazione IRES enti ecclesiastici è un tema di grande rilevanza che si colloca al confine tra diritto tributario e le attività degli enti non profit. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che il diritto alla riduzione dell’imposta non deriva automaticamente dalla natura religiosa dell’ente, ma dipende strettamente dalla modalità con cui le attività, anche commerciali come le locazioni, vengono svolte. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti del Contenzioso: Locazioni Immobiliari e Sostentamento del Clero

Il caso ha origine da un avviso di accertamento con cui l’Agenzia delle Entrate negava a un Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero il beneficio della riduzione a metà dell’IRES per l’anno d’imposta 2010. L’Istituto gestiva un cospicuo patrimonio immobiliare, composto da migliaia di terreni e decine di fabbricati, i cui proventi da locazione erano destinati a integrare il compenso dei sacerdoti.

I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, avevano dato ragione all’ente, ritenendo che la sua attività fosse intrinsecamente strumentale al fine di religione e culto e che, pertanto, dovesse godere dell’agevolazione. L’Agenzia delle Entrate, non condividendo questa interpretazione, ha portato la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e l’Agevolazione IRES Enti Ecclesiastici

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. Il principio cardine affermato è che l’agevolazione fiscale non ha natura puramente soggettiva, ma richiede anche una valutazione oggettiva dell’attività svolta.

Requisito Soggettivo vs. Oggettivo: Non Basta Essere un Ente Religioso

I giudici hanno chiarito che, sebbene l’Istituto Diocesano sia indubbiamente un ente con fine di religione e culto (requisito soggettivo), ciò non è sufficiente per garantire l’applicazione del beneficio a tutte le sue attività. La normativa, infatti, prevede che anche gli enti ecclesiastici possano svolgere attività diverse da quelle di culto, le quali sono soggette al regime tributario ordinario. L’agevolazione è riservata alle attività di religione o a quelle ad esse direttamente e immediatamente strumentali.

“Mero Godimento” vs. Attività d’Impresa: La Linea di Demarcazione

Il punto cruciale della decisione riguarda la gestione del patrimonio immobiliare. La Corte ha stabilito che per beneficiare dell’agevolazione IRES enti ecclesiastici sui redditi da locazione, devono sussistere due condizioni:

1. Assenza di organizzazione imprenditoriale: L’attività deve limitarsi al “mero godimento” del patrimonio, finalizzato a reperire fondi per gli scopi istituzionali. Non deve configurarsi come un’attività organizzata in forma di impresa, con strutture, mezzi, marketing e logiche di concorrenzialità sul mercato.
2. Destinazione esclusiva dei proventi: I ricavi ottenuti devono essere effettivamente e direttamente impiegati per le finalità di religione o culto, come il sostentamento del clero. Questa destinazione deve essere provata dall’ente.

La Corte di merito aveva errato nel non verificare queste condizioni, concedendo l’agevolazione sulla base della sola natura dell’ente.

La Correzione della Dichiarazione in Causa: Un Principio Fondamentale

L’ordinanza ha affrontato anche un altro importante aspetto sollevato dall’Istituto nel suo ricorso incidentale. L’ente lamentava un errore nella propria dichiarazione dei redditi, avendo indicato canoni di locazione superiori a quelli effettivamente percepiti. I giudici di merito avevano respinto la doglianza, sostenendo che l’errore dovesse essere corretto tramite un’istanza di rimborso.

La Cassazione ha accolto questo motivo, ribadendo un principio consolidato: il contribuente può sempre far valere, in sede di contenzioso, un errore commesso nella dichiarazione che abbia portato a un’imposizione maggiore, senza essere obbligato a presentare una separata istanza di rimborso. La dichiarazione dei redditi è una dichiarazione di scienza e, come tale, è sempre emendabile quando ci si difende da una pretesa fiscale.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un’interpretazione sistematica delle norme. L’agevolazione fiscale, essendo una deroga al principio di capacità contributiva (Art. 53 Cost.), deve essere interpretata restrittivamente. Non può trasformarsi in un beneficio soggettivo generalizzato, ma deve essere ancorata alla natura non commerciale dell’attività che genera il reddito.

La Cassazione ha sottolineato che permettere l’agevolazione per attività palesemente commerciali, anche se svolte da un ente religioso, creerebbe una distorsione del mercato e violerebbe i principi comunitari. La valutazione deve quindi essere condotta caso per caso, verificando in concreto l’assenza di un’organizzazione d’impresa e la diretta destinazione dei fondi allo scopo istituzionale. Per quanto riguarda l’emendabilità della dichiarazione, la Corte ha riaffermato che il processo tributario ha lo scopo di accertare la corretta pretesa impositiva, e negare al contribuente la possibilità di difendersi provando un proprio errore sarebbe una gravatoria ingiustificata e una moltiplicazione dei giudizi.

Conclusioni

Questa pronuncia stabilisce paletti chiari per l’accesso all’agevolazione IRES enti ecclesiastici. Gli enti che gestiscono patrimoni immobiliari devono prestare massima attenzione: non è sufficiente destinare i proventi a fini di culto, ma è necessario che la gestione stessa non assuma i caratteri di un’attività d’impresa. L’onere della prova ricade sull’ente, che dovrà essere in grado di documentare sia le modalità non commerciali della gestione sia l’effettiva destinazione dei fondi. Al contempo, viene confermata un’importante tutela per il contribuente, che può correggere i propri errori dichiarativi direttamente in sede di contenzioso per difendersi da un accertamento.

Un ente ecclesiastico ha sempre diritto all’agevolazione IRES per i redditi immobiliari?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il diritto non è automatico. L’ente deve dimostrare che la gestione immobiliare si limiti al “mero godimento” del patrimonio, senza un’organizzazione di tipo imprenditoriale, e che i proventi siano direttamente ed esclusivamente destinati ai fini istituzionali di religione o culto.

Come si distingue la gestione di un immobile come “mero godimento” da un’attività commerciale?
Il “mero godimento” si configura come una gestione passiva, finalizzata alla riscossione di canoni senza una specifica organizzazione di mezzi e risorse. Si trasforma in attività commerciale se l’ente impiega strutture e mezzi con fini di concorrenzialità sul mercato (es. marketing, organizzazione dedicata, contratti di breve durata ripetuti, ecc.).

È possibile correggere un errore nella propria dichiarazione dei redditi durante un contenzioso tributario?
Sì. La Corte ha confermato che il contribuente, quando si oppone a una maggiore pretesa fiscale, può sempre far valere un errore (di fatto o di diritto) commesso nella propria dichiarazione senza dover necessariamente presentare un’istanza di rimborso separata, purché non stia avanzando una nuova richiesta di credito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati