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Agevolazione IMU: basta l’iscrizione alla previdenza

Un coltivatore diretto si è visto negare l’agevolazione IMU da un Comune perché il suo reddito da un’altra attività commerciale era prevalente. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30493/2024, ha ribaltato la decisione, stabilendo che per l’agevolazione IMU è sufficiente la qualifica di coltivatore diretto, attestata dall’iscrizione alla previdenza agricola, e non è più richiesto il requisito della prevalenza del reddito agricolo, a differenza di quanto previsto per la vecchia ICI.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazione IMU: l’iscrizione alla previdenza agricola è il requisito chiave

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha portato chiarezza su un punto cruciale per migliaia di agricoltori: i requisiti per ottenere l’agevolazione IMU sui terreni agricoli. La Suprema Corte ha stabilito che, ai fini del beneficio fiscale, è sufficiente la qualifica di coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionale, attestata dalla relativa iscrizione previdenziale, senza che sia più necessario dimostrare la prevalenza del reddito agricolo su altre fonti di guadagno. Questa decisione segna un’importante evoluzione rispetto al passato, semplificando l’accesso ai benefici fiscali per il settore.

I fatti del caso

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento con cui un Comune negava a un contribuente l’esenzione IMU per l’anno d’imposta 2016. Il contribuente, pur essendo regolarmente iscritto alla previdenza agricola come coltivatore diretto, era anche socio di una società commerciale operante in un settore diverso da quello agricolo. Il Comune, basandosi su questo fatto, sosteneva che il requisito della prevalenza del reddito derivante dall’attività agricola non fosse rispettato, in quanto il guadagno proveniente dalla partecipazione societaria era superiore.

La Commissione tributaria provinciale aveva inizialmente dato ragione al contribuente, ma la Corte di giustizia tributaria di secondo grado aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello del Comune. Secondo i giudici d’appello, la concessione dell’agevolazione richiedeva una prova sostanziale che il lavoro agricolo costituisse la principale fonte di reddito, requisito che nel caso di specie mancava. Il contribuente ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’agevolazione IMU e il ruolo della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del contribuente, cassando la sentenza di secondo grado e decidendo la causa nel merito. I giudici hanno chiarito la profonda differenza tra la disciplina della vecchia ICI e quella attuale dell’IMU.

Mentre per l’ICI era richiesto un accertamento sulla prevalenza del reddito e del tempo dedicato all’attività agricola, la normativa IMU, a seguito di diversi interventi legislativi (in particolare la legge n. 208/2015 e la norma di interpretazione autentica dell’art. 78-bis del d.l. n. 104/2020), ha modificato radicalmente i presupposti.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha spiegato che, per la disciplina IMU, la normativa richiama espressamente la definizione di coltivatore diretto e imprenditore agricolo professionale (IAP) basata sull’iscrizione nella previdenza agricola. Questo significa che l’iscrizione stessa diventa il requisito soggettivo determinante per accedere al beneficio. Tale iscrizione, peraltro, crea una presunzione legale (iuris tantum) che il soggetto svolga effettivamente e abitualmente l’attività di coltivazione del fondo. Questa presunzione può essere vinta solo da una prova contraria fornita dall’ente impositore, ma non richiede più al contribuente di dimostrare la prevalenza del reddito.

I giudici hanno sottolineato che la volontà del legislatore è stata quella di sostenere l’esercizio delle attività imprenditoriali agricole, rendendo sufficiente che il soggetto, anche se pensionato o coadiuvante, mantenga l’iscrizione nella relativa gestione previdenziale. Di conseguenza, il giudice di appello ha errato nel basare la sua decisione sul criterio della prevalenza del reddito, un requisito non più previsto dalla normativa IMU per l’anno in questione. L’iscrizione del ricorrente alla previdenza agricola era un fatto non contestato e, pertanto, sufficiente a fondare il suo diritto all’agevolazione.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha affermato un principio di notevole importanza pratica: per ottenere l’agevolazione IMU sui terreni agricoli, la condizione necessaria e sufficiente è possedere la qualifica di coltivatore diretto o di IAP, la quale è formalmente attestata dall’iscrizione negli appositi elenchi previdenziali. Il requisito della prevalenza del reddito agricolo, un tempo centrale nella disciplina ICI, non è più richiesto. Questa interpretazione semplifica gli oneri probatori a carico dei contribuenti e garantisce maggiore certezza del diritto, allineando la normativa fiscale alla volontà del legislatore di promuovere e sostenere il settore agricolo.

Per ottenere l’agevolazione IMU sui terreni agricoli, è ancora necessario che il reddito da agricoltura sia prevalente rispetto ad altri redditi?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, a differenza della disciplina ICI, la normativa IMU non richiede più il requisito della prevalenza del reddito agricolo. La condizione richiesta è la qualifica soggettiva di coltivatore diretto o imprenditore agricolo professionale.

Qual è il requisito principale per beneficiare dell’esenzione IMU come coltivatore diretto?
Il requisito fondamentale è l’iscrizione nella relativa gestione previdenziale e assistenziale agricola. Tale iscrizione è sufficiente a dimostrare la qualifica richiesta per l’agevolazione fiscale.

L’iscrizione alla previdenza agricola è una prova assoluta per ottenere l’agevolazione?
No, costituisce una presunzione relativa (iuris tantum). Ciò significa che si presume che il soggetto svolga l’attività agricola richiesta, ma l’ente impositore (il Comune) ha la facoltà di fornire la prova contraria, dimostrando l’assenza dello svolgimento di una diretta e abituale coltivazione del fondo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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