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Agevolazione fiscale navi: no a voli aerei ancillari

Una compagnia di crociere ha applicato un’agevolazione fiscale sui ricavi derivanti dalla vendita di voli aerei funzionali all’imbarco. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20101/2024, ha stabilito che l’agevolazione fiscale navi è di stretta interpretazione e si applica solo ai redditi derivanti dall’utilizzo diretto della nave, escludendo il trasporto aereo ancillare. La Corte ha inoltre fornito importanti chiarimenti sulla riqualificazione dei contratti infragruppo ai fini del transfer pricing, richiedendo un’analisi della sostanza economica dell’operazione e non solo degli aspetti formali o contabili.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazione fiscale navi: la Cassazione esclude i voli aerei ancillari

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 20101 del 22 luglio 2024, ha tracciato una linea netta sui confini dell’agevolazione fiscale navi prevista per i redditi derivanti dall’utilizzo di imbarcazioni iscritte nel Registro internazionale. La Corte ha chiarito che il beneficio, essendo una norma eccezionale, non si estende ai ricavi generati da attività accessorie, come la vendita di trasporti aerei per raggiungere il porto di imbarco. La pronuncia offre anche spunti cruciali sulla disciplina del transfer pricing e sul potere di riqualificazione dei contratti da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una nota compagnia di crociere. L’Agenzia contestava tre principali aspetti per l’anno d’imposta in esame.

1. Applicazione dell’agevolazione fiscale: La società aveva esteso il regime di tassazione agevolata (imposizione IRES solo sul 20% del reddito) anche ai ricavi derivanti dalla vendita di voli aerei, offerti ai clienti per raggiungere il luogo di partenza della crociera. Secondo l’Agenzia, tale attività non rientrava nella nozione di ‘utilizzazione della nave’.
2. Deducibilità dei costi: Veniva contestata la deducibilità di interessi passivi su finanziamenti ottenuti per la costruzione di navi, ritenendo tali costi non deducibili in quanto afferenti a redditi tassati con il regime della ‘tonnage tax’.
3. Transfer Pricing: L’Ufficio aveva riqualificato un contratto di agenzia tra la compagnia italiana e la sua controllata brasiliana come un finanziamento infragruppo, recuperando a tassazione gli interessi attivi che la controllante avrebbe dovuto percepire.

Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano annullato le prime due riprese ma confermato quella sul transfer pricing, portando sia l’Agenzia delle Entrate sia la società a ricorrere in Cassazione.

I limiti dell’agevolazione fiscale navi

La questione centrale affrontata dalla Corte riguarda l’ambito di applicazione dell’art. 4 del d.l. n. 457/1997. La Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate su questo punto, affermando un principio fondamentale: le norme che introducono agevolazioni fiscali sono di stretta interpretazione e non possono essere applicate oltre i casi espressamente previsti.

La legge limita il beneficio ai redditi derivanti dalla ‘utilizzazione della nave’. Questa espressione, secondo i giudici, non può includere attività che, sebbene funzionali al business complessivo, non implicano un impiego diretto dell’imbarcazione. Il trasporto aereo, pur essendo venduto in pacchetto con la crociera, è un’attività distinta e non beneficia della stessa agevolazione fiscale navi. La Corte ha sottolineato come la normativa applicabile al caso di specie (ratione temporis) non prevedesse un’estensione del beneficio ad attività accessorie, a differenza di quanto poi disciplinato per il regime della ‘tonnage tax’ che, tuttavia, non si applicava a questa fattispecie.

Transfer Pricing: la sostanza prevale sulla forma

Sul fronte del transfer pricing, la Corte ha invece accolto il ricorso della compagnia, cassando la sentenza di merito. I giudici di secondo grado avevano confermato la riqualificazione del rapporto tra controllante e controllata basandosi prevalentemente su un dato contabile: l’iscrizione del debito nel bilancio della società brasiliana come ‘a medio-lungo termine’.

La Cassazione ha ritenuto questo approccio errato e riduttivo. Ha ribadito che, in materia di prezzi di trasferimento, l’analisi non può fermarsi alla forma o a singoli elementi contabili. È necessario, invece, procedere a una rigorosa valutazione della sostanza economica dell’operazione, esaminando il contratto, i rischi assunti dalle parti e, soprattutto, confrontando la transazione con operazioni analoghe che sarebbero state concluse in condizioni di libera concorrenza tra imprese indipendenti (arm’s length principle).

L’Amministrazione Finanziaria ha il potere di disconoscere o riqualificare un’operazione, ma solo dopo aver espletato tutti gli accertamenti necessari per delineare accuratamente l’effettiva natura della transazione, secondo le linee guida OCSE. La decisione della CTR è stata cassata perché non ha seguito questo percorso analitico.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su due pilastri del diritto tributario.

In primo luogo, il principio di stretta interpretazione delle norme agevolative. Essendo una deroga al principio di capacità contributiva, ogni beneficio fiscale deve essere confinato entro i limiti esatti previsti dal legislatore. L’espressione ‘utilizzazione della nave’ ha un significato tecnico e non può essere dilatato per via interpretativa fino a comprendere servizi complementari come il trasporto aereo.

In secondo luogo, il principio della prevalenza della sostanza sulla forma nelle analisi di transfer pricing. La normativa interna, in linea con i principi OCSE, mira a tassare gli utili dove vengono economicamente generati. Per fare ciò, è indispensabile un’analisi comparativa e funzionale che vada oltre il nomen iuris del contratto o le singole registrazioni contabili, per comprendere la reale razionalità commerciale dell’operazione.

Conclusioni

La sentenza n. 20101/2024 ha importanti implicazioni pratiche. Per le compagnie di navigazione, essa conferma che l’agevolazione fiscale navi legata al Registro internazionale ha un perimetro ben definito e non può essere estesa arbitrariamente a tutti i ricavi connessi al pacchetto turistico. Per le imprese multinazionali, la decisione rappresenta un’importante affermazione dei principi internazionali in materia di transfer pricing: la difesa contro le riqualificazioni fiscali deve basarsi su una solida analisi della sostanza economica e commerciale delle operazioni infragruppo, fornendo una documentazione che dimostri la conformità al principio di libera concorrenza.

L’agevolazione fiscale per i redditi da navi iscritte nel registro internazionale si applica anche ai voli aerei venduti per raggiungere il porto d’imbarco?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che, per il regime normativo applicabile ai fatti di causa, l’agevolazione è strettamente limitata ai redditi derivanti dall’ ‘utilizzazione della nave’ e non si estende ad attività accessorie come il trasporto aereo.

In materia di transfer pricing, l’amministrazione finanziaria può riqualificare un contratto tra società del gruppo basandosi solo su una registrazione contabile?
No, la Corte ha chiarito che la riqualificazione di un’operazione infragruppo richiede un’analisi approfondita della sostanza economica della transazione e una comparazione con operazioni analoghe tra parti indipendenti, seguendo i principi OCSE. Un singolo dato contabile non è sufficiente.

Le norme sulle agevolazioni fiscali possono essere interpretate in modo estensivo?
No, la sentenza ribadisce il principio generale secondo cui le norme che prevedono agevolazioni e benefici fiscali, essendo deroghe al regime ordinario, sono soggette a stretta interpretazione e non possono essere applicate per analogia a casi non espressamente previsti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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