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Agevolazione fiscale fondazioni: quando è negata?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5915/2025, ha annullato la decisione di merito che concedeva un’agevolazione fiscale a una fondazione bancaria. I giudici hanno stabilito che, per beneficiare della riduzione d’imposta, non è sufficiente erogare fondi per scopi sociali, ma è necessario dimostrare di svolgere direttamente attività meritorie e di gestire il patrimonio in modo non imprenditoriale, fornendo una prova rigorosa che va oltre la semplice presentazione dei bilanci.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazione Fiscale per le Fondazioni: Non Basta Donare, Bisogna Operare

L’ottenimento di un’agevolazione fiscale per le fondazioni bancarie è un tema complesso, che richiede una netta distinzione tra l’attività di mera erogazione di fondi e lo svolgimento diretto di attività con finalità sociali. Con la sentenza n. 5915 del 2025, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea chiara: per beneficiare della riduzione dell’IRES, una fondazione deve dimostrare di essere ‘operativa’ e non solo ‘erogativa’, invertendo l’onere della prova e ponendolo a carico dell’ente stesso. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una fondazione bancaria aveva richiesto il rimborso delle imposte versate per due annualità, sostenendo di aver diritto a un’agevolazione fiscale in quanto operante in settori di rilevanza sociale. L’Amministrazione Finanziaria aveva negato il beneficio.
Nei primi due gradi di giudizio, i giudici tributari avevano dato ragione alla fondazione, ritenendo che la documentazione prodotta, inclusi i bilanci, dimostrasse lo svolgimento di attività senza scopo di lucro. Anche il possesso di una quota di partecipazione in un importante istituto di credito era stato considerato marginale e non tale da configurare un’attività d’impresa. L’Ente Fiscale, non soddisfatto, ha quindi presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

L’Agevolazione Fiscale nel Mirino della Cassazione

Il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria si basava su due motivi principali. In primo luogo, si contestava che la fondazione si limitasse a finanziare progetti di terzi, senza gestire direttamente le attività meritorie. In secondo luogo, si lamentava che i giudici di merito avessero erroneamente posto a carico dell’ufficio l’onere di provare la presenza di patti parasociali o di un’influenza sulla governance della banca partecipata, quando invece tale onere spettava alla fondazione. Secondo l’ente impositore, la semplice produzione dei bilanci non era sufficiente a escludere la natura imprenditoriale, specialmente in presenza di operazioni finanziarie complesse non adeguatamente considerate.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, cassando la sentenza precedente e delineando principi cruciali per l’accesso all’agevolazione fiscale.

La Natura delle Fondazioni Bancarie e l’Onere della Prova

I giudici hanno innanzitutto ricordato la natura storica delle fondazioni bancarie, nate per gestire partecipazioni di controllo in società bancarie. Questa origine crea una presunzione di attività imprenditoriale. Pertanto, spetta alla fondazione che invoca un beneficio fiscale dimostrare di aver superato questa vocazione gestionale. Non basta affermare di essere una fondazione; bisogna provarlo con fatti concreti.

La Distinzione Chiave: Fondazione ‘Operativa’ vs ‘Erogativa’

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra fondazione ‘operativa’ e ‘erogativa’. La Corte ha chiarito che l’agevolazione fiscale prevista dall’art. 6 del D.P.R. 601/1973 non è destinata a enti che si limitano a distribuire i propri redditi, anche se a fini benefici. Il beneficio è riservato agli enti che perseguono le finalità sociali attraverso lo svolgimento diretto e prevalente di attività di promozione sociale e culturale. L’attività di semplice finanziamento di progetti altrui non è sufficiente. La fondazione deve provare di essere il motore diretto delle iniziative meritorie, pur potendo avvalersi di terzi per l’esecuzione, mantenendo un ruolo di controllo e supervisione.

La Prova della Gestione Non Imprenditoriale del Patrimonio

Infine, la Corte ha sottolineato che la prova a carico della fondazione non riguarda solo le attività svolte, ma anche la gestione del suo patrimonio. L’ente deve dimostrare che il possesso di partecipazioni societarie si sostanzia in una ‘gestione statico conservativa’, finalizzata alla percezione di utili da destinare agli scopi istituzionali, e non in un’attività di trading speculativo. La mancata indagine su specifiche operazioni di compravendita di azioni segnalate dall’Amministrazione Finanziaria è stato uno degli errori cruciali dei giudici di merito.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria regionale, che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi enunciati. Questa decisione rappresenta un importante monito per le fondazioni bancarie: per ottenere l’agevolazione fiscale, è indispensabile fornire una prova rigorosa non solo della destinazione sociale dei proventi, ma anche della natura ‘operativa’ e non meramente ‘erogativa’ delle proprie attività, nonché della gestione non imprenditoriale del proprio patrimonio finanziario.

Una fondazione bancaria ha sempre diritto all’agevolazione fiscale per enti con finalità sociali?
No. Secondo la Cassazione, non è sufficiente la mera qualifica di fondazione. L’ente deve fornire una prova rigorosa di non svolgere attività d’impresa e di perseguire le finalità sociali in modo diretto e operativo, non limitandosi a erogare fondi a terzi.

Cosa deve dimostrare una fondazione per ottenere l’agevolazione fiscale in questione?
Deve dimostrare due elementi principali: 1) di svolgere direttamente, come attività prevalente o esclusiva, attività di promozione sociale e culturale (‘fondazione operativa’); 2) di non gestire partecipazioni di controllo in società commerciali e che la gestione del proprio patrimonio finanziario sia di tipo ‘statico conservativo’ e non speculativo.

È sufficiente per una fondazione destinare i propri utili a progetti benefici per ottenere la riduzione delle imposte?
No. La sentenza chiarisce che la mera destinazione delle risorse a finalità meritorie, sebbene lodevole, non è il criterio determinante per l’applicazione dell’agevolazione. Il beneficio fiscale è legato allo svolgimento in proprio dell’attività benefica, culturale o sociale da parte della fondazione stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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