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Agevolazione fiscale enti ecclesiastici: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2869/2024, ha stabilito i criteri per l’applicazione dell’agevolazione fiscale per gli enti ecclesiastici. La Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate contro un Istituto Diocesano, negando la riduzione dell’IRES sui redditi derivanti dalla locazione di immobili. È stato chiarito che non è sufficiente la natura religiosa dell’ente; è necessario dimostrare che l’attività economica svolta non sia di tipo commerciale e che i proventi siano esclusivamente e direttamente destinati ai fini istituzionali. La sentenza ha anche confermato che, ai fini fiscali, un terreno si considera edificabile dal momento dell’adozione del piano urbanistico da parte del Comune, indipendentemente dalle approvazioni successive.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Agevolazione fiscale per enti ecclesiastici: la Cassazione fissa i paletti

L’agevolazione fiscale per enti ecclesiastici è un tema di grande rilevanza, che bilancia il sostegno a realtà con finalità sociali e religiose con i principi di equità e capacità contributiva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 2869/2024) ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che la natura religiosa di un ente non è di per sé sufficiente a garantire la riduzione dell’IRES (Imposta sul Reddito delle Società) per le attività economiche svolte, come la locazione di immobili. È necessario un esame oggettivo dell’attività e una prova rigorosa sulla destinazione dei proventi.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero. L’amministrazione finanziaria aveva contestato due punti principali:
1. Il disconoscimento della riduzione dell’IRES, prevista dall’art. 6 del D.P.R. 601/1973, sui redditi derivanti dalla gestione del patrimonio immobiliare (locazioni).
2. Il recupero a tassazione di plusvalenze derivanti dalla vendita di alcuni terreni, ritenuti edificabili.

Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato parzialmente ragione all’Istituto, riconoscendo il diritto all’agevolazione fiscale. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per Cassazione, contestando la visione dei giudici di merito.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso principale dell’Agenzia delle Entrate, cassando con rinvio la sentenza di appello. La decisione si fonda su un principio consolidato: per beneficiare dell’agevolazione fiscale, non basta il requisito soggettivo (essere un ente ecclesiastico), ma è indispensabile anche un requisito oggettivo, legato alla natura dell’attività svolta.

La Corte ha inoltre rigettato in gran parte il ricorso incidentale dell’Istituto, in particolare per quanto riguarda la presunta non edificabilità dei terreni venduti, confermando l’impostazione del fisco.

Le motivazioni

La Cassazione ha sviluppato il proprio ragionamento su due fronti principali: i requisiti per l’agevolazione fiscale e la nozione di edificabilità dei terreni a fini fiscali.

Requisiti oggettivi per l’agevolazione fiscale enti ecclesiastici

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra attività istituzionale e attività commerciale. La Corte ha ribadito che l’agevolazione spetta solo se l’attività economica:
1. Non ha carattere commerciale: La mera gestione di un patrimonio immobiliare, finalizzata a reperire fondi per gli scopi istituzionali, non è di per sé commerciale. Tuttavia, diventa tale se viene svolta con un’organizzazione di mezzi e risorse tipica di un’impresa, con fini di concorrenzialità sul mercato (es. marketing, contratti a breve termine, gestione attiva per massimizzare i profitti).
2. È direttamente e immediatamente strumentale ai fini di religione o culto: Non è sufficiente che i proventi siano, in un secondo momento, destinati alle attività religiose. L’attività stessa deve essere strettamente connessa al fine istituzionale.

L’onere della prova e la destinazione dei proventi

Un punto fondamentale sottolineato dalla Corte è che l’onere della prova ricade sull’ente. Non si può presumere che i redditi derivanti dalla locazione siano automaticamente destinati a integrare il sostentamento del clero. L’ente deve fornire documentazione specifica che dimostri:
* La natura non imprenditoriale della gestione immobiliare.
* L’effettiva e esclusiva destinazione dei proventi alle finalità istituzionali.

La sentenza di secondo grado è stata cassata proprio perché aveva erroneamente ritenuto sufficiente la finalità statutaria dell’ente, senza pretendere la prova rigorosa di questi elementi.

La nozione di edificabilità a fini fiscali

Sul ricorso incidentale dell’Istituto, la Corte ha confermato un altro principio chiave del diritto tributario: ai fini dell’imposizione sulle plusvalenze, un’area è considerata edificabile se è utilizzabile a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico generale adottato dal Comune. È irrilevante che il piano non sia ancora stato approvato dalla Regione o che manchino gli strumenti attuativi. L’inizio della procedura di trasformazione urbanistica è sufficiente a determinare una “trasformazione economica” del terreno, che ne aumenta il valore e giustifica l’imposizione.

Le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un monito importante per tutti gli enti non commerciali, inclusi quelli ecclesiastici. Il diritto all’agevolazione fiscale non è automatico ma deve essere meritato e provato sul campo. La sola finalità statutaria non costituisce uno scudo contro il fisco. È indispensabile una gestione trasparente e documentata, in grado di dimostrare inequivocabilmente che le attività economiche collaterali sono condotte senza logiche imprenditoriali e che i loro frutti sono interamente reinvestiti nella missione principale dell’ente. Per gli operatori del settore immobiliare, la sentenza ribadisce inoltre la consolidata interpretazione fiscale di “area edificabile”, che anticipa la tassabilità al momento dell’adozione dei piani urbanistici comunali.

Un ente ecclesiastico ha automaticamente diritto alla riduzione dell’IRES per i redditi da locazione?
No. Secondo la Cassazione, non è sufficiente la natura religiosa dell’ente (requisito soggettivo). È necessario dimostrare anche un requisito oggettivo: l’attività di locazione non deve essere svolta con modalità commerciali e i proventi devono essere provatamente e direttamente destinati ai fini istituzionali.

Quali criteri usa la Cassazione per distinguere una gestione patrimoniale non commerciale da un’attività d’impresa?
La distinzione si basa sulla presenza di un’organizzazione imprenditoriale. Un’attività diventa commerciale se l’ente impiega strutture e mezzi organizzati con fini di concorrenzialità sul mercato, come l’uso di marketing, la stipula ripetuta di contratti a breve termine, o una gestione attiva volta alla trasformazione del patrimonio e non alla mera conservazione e godimento.

Quando un terreno è considerato “edificabile” ai fini del calcolo delle plusvalenze fiscali?
Ai fini fiscali, un terreno è considerato edificabile dal momento in cui lo strumento urbanistico generale (es. Piano Urbanistico Comunale – PUC) viene adottato dal Comune. Non è necessario attendere l’approvazione definitiva da parte di enti superiori (come la Regione) o l’adozione di piani attuativi. L’avvio del processo di trasformazione urbanistica è il momento fiscalmente rilevante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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