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Adempimento del terzo: quando è tassabile l’aiuto

Un notaio ha impugnato un avviso di liquidazione dell’Agenzia delle Entrate che tassava come atto autonomo il pagamento del prezzo di un immobile da parte dei genitori dell’acquirente. Quest’ultimo si era contestualmente obbligato alla restituzione della somma. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’adempimento del terzo, se accompagnato da un’esplicita assunzione di un obbligo di restituzione da parte del debitore all’interno dello stesso atto, costituisce un’operazione negoziale a contenuto patrimoniale, soggetta a imposta di registro autonoma.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Adempimento del terzo: quando l’aiuto economico dei genitori diventa un atto tassabile

È una situazione molto comune: i genitori aiutano un figlio ad acquistare la prima casa, pagando in tutto o in parte il prezzo al venditore. Questo gesto, noto in diritto come adempimento del terzo, solleva importanti questioni fiscali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 30677/2024) ha chiarito quando questa operazione cessa di essere un semplice aiuto familiare e si trasforma in un negozio giuridico autonomo, soggetto a tassazione. Analizziamo insieme la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: un acquisto immobiliare con l’aiuto dei genitori

Il caso riguarda l’acquisto di un terreno da parte di un giovane acquirente. Al momento della stipula dell’atto di compravendita, il prezzo è stato pagato direttamente dai genitori dell’acquirente, i quali sono intervenuti nel contratto. L’atto specificava chiaramente due punti fondamentali: che tale pagamento non costituiva una donazione (liberalità) e che il figlio si assumeva l’obbligo di restituire l’intera somma ai genitori. Il notaio che ha redatto l’atto (rogante) ha proceduto all’autoliquidazione delle imposte relative alla compravendita, ma non ha tassato l’accordo di restituzione tra figlio e genitori.

L’intervento dell’Agenzia delle Entrate e le decisioni dei giudici di merito

L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, ha ritenuto che l’operazione nascondesse un secondo negozio giuridico. L’adempimento del terzo (il pagamento dei genitori) unito all’obbligo di restituzione del figlio configurava, secondo il Fisco, una prestazione a contenuto patrimoniale, assimilabile a un prestito infruttifero. Di conseguenza, ha emesso un avviso di liquidazione per richiedere il pagamento dell’imposta di registro su questo secondo negozio. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno dato ragione all’Agenzia, confermando la tassabilità dell’operazione. Il notaio ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’impatto fiscale dell’adempimento del terzo

Il ricorrente sosteneva che l’intervento dei genitori fosse un semplice adempimento del terzo ai sensi dell’art. 1180 del codice civile, un negozio unilaterale non autonomamente tassabile. A suo avviso, l’obbligo di restituzione non derivava da un contratto di mutuo, ma era una conseguenza quasi automatica prevista dalla legge. La Cassazione, però, ha seguito un ragionamento diverso, focalizzandosi sulla reale natura e sugli effetti giuridici dell’accordo, come previsto dall’art. 20 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (D.P.R. 131/1986).

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del notaio, confermando la decisione dei giudici di merito. Il punto cruciale della motivazione risiede nel fatto che l’obbligo di restituzione non è una conseguenza automatica e legale dell’adempimento del terzo. La legge, infatti, non prevede un obbligo di rimborso automatico in questi casi. Nel caso specifico, l’obbligo è stato esplicitamente pattuito e inserito nell’atto di compravendita. Questa pattuizione trasforma l’intera operazione da un semplice pagamento a un vero e proprio accordo negoziale a contenuto patrimoniale. La Corte ha stabilito che la presenza, all’interno del contratto, di un impegno formale del debitore a restituire quanto pagato dal terzo, costituisce un’operazione autonoma e tassabile ai sensi dell’art. 9 della Tariffa, Parte Prima, del D.P.R. 131/1986. Non si tratta di interpretare elementi esterni all’atto, ma di analizzare il contenuto dell’atto stesso, che descriveva compiutamente questa ulteriore operazione.

Le conclusioni

La Suprema Corte ha enunciato un principio di diritto molto chiaro: l’adempimento del terzo, di per sé, non genera un obbligo di restituzione. Tuttavia, se nel contratto di compravendita viene inserita una clausola in cui il debitore (l’acquirente) si impegna a restituire la somma al terzo (i genitori), questa clausola dà vita a un’operazione negoziale autonoma. Tale operazione, avendo contenuto patrimoniale, deve essere assoggettata a imposta di registro. Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche: le famiglie e i professionisti (in particolare i notai) devono prestare massima attenzione a come vengono strutturati questi aiuti. Formalizzare un obbligo di restituzione all’interno dell’atto principale comporta conseguenze fiscali precise e non eludibili.

Quando il pagamento del prezzo di un immobile da parte di un genitore per il figlio è considerato un atto tassabile separatamente?
Secondo la Corte di Cassazione, ciò avviene quando nell’atto di compravendita non solo si dà atto del pagamento da parte del genitore (terzo), ma viene anche formalizzata l’assunzione, da parte del figlio (debitore), di uno specifico obbligo di restituire la somma ricevuta. Questa pattuizione crea un’operazione negoziale autonoma a contenuto patrimoniale soggetta a imposta di registro.

L’obbligo di restituire la somma pagata da un terzo sorge automaticamente per legge?
No. La Corte ha chiarito che l’adempimento spontaneo di un’obbligazione da parte di un terzo, ai sensi dell’art. 1180 c.c., non attribuisce automaticamente al terzo un titolo per agire contro il debitore per la restituzione. Un tale obbligo sorge solo se viene specificamente pattuito tra le parti, come avvenuto nel caso di specie.

Perché la Corte ha applicato l’imposta di registro a questa operazione?
La Corte ha applicato l’imposta di registro perché ha qualificato l’accordo tra genitori e figlio (pagamento contro obbligo di restituzione) come un’operazione di natura negoziale a contenuto patrimoniale, desumibile direttamente dal testo dell’atto di compravendita. In base all’art. 20 del D.P.R. 131/1986, l’imposta si applica in base alla natura intrinseca e agli effetti giuridici degli atti, e questa operazione rientra tra quelle previste dall’art. 9 della Tariffa, Parte Prima, allegata allo stesso decreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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