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Addizionale provinciale: rimborso tra privati e UE

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza la decisione su un caso relativo al rimborso della addizionale provinciale sull’energia elettrica. La questione centrale riguarda la natura di tale imposta e la possibilità per un privato di chiederne la restituzione a un altro privato (il fornitore) disapplicando la norma nazionale in contrasto con una direttiva UE. La Corte ha ritenuto necessario un approfondimento alla luce di una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha introdotto nuovi criteri per valutare l’applicabilità diretta delle direttive nei rapporti tra privati.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Addizionale provinciale sull’energia: la Cassazione fa il punto sul rimborso tra privati

Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione riaccende i riflettori su una questione di grande interesse per consumatori e aziende: il diritto al rimborso della addizionale provinciale sulle accise per l’energia elettrica, un’imposta in vigore fino al 2012. Il caso esaminato mette in luce la complessa interazione tra normativa nazionale e direttive europee, soprattutto quando la controversia si svolge interamente tra soggetti privati.

I fatti del caso: la richiesta di rimborso

Una società cliente, dopo aver pagato per anni l’addizionale provinciale sulla fornitura di energia elettrica, ne ha chiesto la restituzione al proprio fornitore. La richiesta si basava sul presupposto che tale imposta, introdotta in Italia con una legge del 1998, fosse in contrasto con la Direttiva europea 2008/118/CE. Secondo la normativa UE, gli Stati membri possono introdurre nuove imposte indirette come questa solo se perseguono una ‘specifica finalità’, requisito che, secondo la società cliente, mancava nell’addizionale italiana. Le corti di merito, sia in primo grado che in appello, avevano dato ragione al consumatore, condannando il fornitore alla restituzione delle somme.

Le questioni legali e la natura della addizionale provinciale

La società fornitrice ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali.

1. Natura dell’imposta: Secondo il fornitore, l’addizionale provinciale non era un tributo autonomo, ma un semplice aumento quantitativo dell’accisa già esistente. Di conseguenza, non era tenuta a rispettare il requisito della ‘specifica finalità’ previsto dalla direttiva UE per le nuove imposte.
2. Efficacia della Direttiva Europea: Il secondo motivo, ancora più cruciale, riguarda l’applicabilità di una direttiva europea in una causa tra due privati. È un principio consolidato che le direttive abbiano ‘efficacia verticale’ (cioè possono essere invocate da un privato contro lo Stato), ma non ‘efficacia orizzontale’ (tra privati). Pertanto, secondo il fornitore, il giudice nazionale non avrebbe potuto disapplicare la legge italiana a favore della direttiva in una controversia come questa.

Le motivazioni dell’ordinanza interlocutoria

La Corte di Cassazione non ha emesso una decisione definitiva, ma ha scelto di rinviare la causa a una pubblica udienza per un esame più approfondito. La ragione di questa scelta risiede nell’estrema complessità della materia, ulteriormente arricchita da una recentissima sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-316/22 dell’11 aprile 2024).

Questo nuovo intervento della giurisprudenza europea ha chiarito che un giudice nazionale, in una controversia tra privati, non può disapplicare una norma interna contraria a una direttiva, a meno che non si verifichino due specifiche condizioni:

a) Il diritto nazionale stesso autorizzi tale disapplicazione.
b) Il soggetto privato contro cui si agisce (in questo caso, il fornitore) disponga di ‘poteri esorbitanti’ rispetto a quelli normalmente previsti nei rapporti tra privati, tali da assimilarlo a un’entità pubblica.

La Cassazione ha quindi ritenuto che queste nuove condizioni, introdotte dalla Corte di Giustizia, meritino una riflessione più ampia e un dibattito pubblico prima di poter decidere il caso.

Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria lascia la questione aperta, ma delinea un percorso giuridico più definito. La possibilità per i consumatori di ottenere il rimborso dell’addizionale provinciale direttamente dai fornitori dipenderà dall’interpretazione che la Cassazione darà dei nuovi principi europei. Sarà necessario valutare se nel nostro ordinamento esistano norme che consentano l’applicazione diretta della direttiva tra privati o se la posizione del fornitore di energia possa essere considerata dotata di ‘poteri esorbitanti’. La decisione finale avrà importanti implicazioni pratiche per tutte le analoghe controversie pendenti.

Una tassa nazionale può essere considerata illegittima se contrasta con una direttiva europea?
Sì, una tassa nazionale può essere considerata in contrasto con il diritto dell’Unione Europea. Nel caso specifico, si discute se l’addizionale provinciale dovesse avere una ‘specifica finalità’ come richiesto dalla Direttiva 2008/118/CE per le imposte autonome.

È possibile chiedere il rimborso di una tassa a un fornitore privato basandosi su una direttiva UE?
Generalmente no, perché le direttive non hanno ‘efficacia orizzontale’ (tra privati). Tuttavia, una recente sentenza della Corte di Giustizia UE ha aperto a questa possibilità in casi eccezionali: se il diritto nazionale lo consente o se il soggetto privato convenuto in giudizio ha poteri ‘esorbitanti’ simili a quelli dello Stato. La Cassazione sta valutando proprio questi aspetti.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte non ha preso una decisione definitiva sul merito della controversia. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha rinviato il caso a una pubblica udienza per un’analisi più approfondita, alla luce delle complesse questioni sollevate e di una recente e rilevante sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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