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Addizionale bonus dirigenti: la Cassazione chiarisce

Un dirigente del settore finanziario ha richiesto il rimborso dell’addizionale bonus dirigenti, sostenendo che non fosse dovuta poiché il suo bonus non superava il triplo della retribuzione fissa. Le corti di merito gli hanno dato ragione. La Corte di Cassazione, tuttavia, ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, chiarendo che la riforma del 2011 ha tacitamente abrogato la soglia del triplo. Di conseguenza, l’imposta si applica su tutta la parte variabile che eccede quella fissa.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Addizionale Bonus Dirigenti: La Cassazione Fa Chiarezza sul Calcolo

L’addizionale bonus dirigenti nel settore finanziario è da tempo oggetto di dibattito interpretativo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha finalmente messo un punto fermo sulla questione, chiarendo i presupposti per la sua applicazione dopo le modifiche normative del 2011. La decisione analizza il rapporto tra la retribuzione fissa e quella variabile, stabilendo un principio di diritto che amplia la platea dei soggetti tenuti al versamento.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Rimborso

Il caso trae origine dalla richiesta di rimborso presentata da un dirigente di un istituto bancario. Quest’ultimo aveva subito, tramite il proprio datore di lavoro in qualità di sostituto d’imposta, la trattenuta di un’aliquota addizionale del 10% sui bonus percepiti in vari anni. Il dirigente sosteneva l’illegittimità del prelievo, affermando che la sua retribuzione variabile non aveva mai superato il triplo di quella fissa, condizione che riteneva necessaria per l’applicazione dell’imposta.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano accolto le ragioni del contribuente, condannando l’Amministrazione finanziaria al rimborso. L’Agenzia delle Entrate, non condividendo tale interpretazione, ha proposto ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica sull’Addizionale Bonus Dirigenti

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 33 del D.L. 78/2010, come modificato nel 2011. La norma originaria (comma 1) prevedeva l’applicazione dell’addizionale sulla parte dei compensi variabili (bonus e stock option) “che eccedono il triplo della parte fissa della retribuzione”.

Nel 2011, il legislatore ha introdotto il comma 2-bis, stabilendo che l’addizionale si applica “sull’ammontare che eccede l’importo corrispondente alla parte fissa della retribuzione”.

Si sono quindi fronteggiate due tesi:
1. Tesi del contribuente: Il nuovo comma 2-bis non ha abrogato il requisito del triplo previsto dal comma 1. Pertanto, l’imposta si applica solo se il bonus supera tre volte lo stipendio fisso; una volta verificata questa condizione, la base imponibile è data dall’eccedenza rispetto alla parte fissa.
2. Tesi dell’Agenzia delle Entrate: Il comma 2-bis ha introdotto una nuova e diversa modalità di calcolo della base imponibile, incompatibile con la precedente. Di conseguenza, ha tacitamente abrogato la soglia del triplo, rendendo tassabile qualsiasi bonus per la parte che supera la retribuzione fissa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi dell’Amministrazione finanziaria. I giudici hanno chiarito che, sebbene il presupposto soggettivo (dirigenti del settore finanziario) e oggettivo (bonus e stock options) dell’imposta sia rimasto invariato, la modifica del 2011 ha inciso in modo sostanziale sulla determinazione della base imponibile.

Secondo la Corte, l’introduzione del comma 2-bis ha creato un’incompatibilità insanabile con la parte del comma 1 che faceva riferimento all’eccedenza del triplo. Tale incompatibilità ha portato a un’abrogazione tacita della vecchia soglia per tutti i compensi erogati dopo l’entrata in vigore della nuova legge (17 luglio 2011).

La ratio legis della riforma, come evidenziato anche nei lavori preparatori parlamentari, era quella di “ampliare la base imponibile” e la “platea di soggetti sottoposti all’addizionale”, in linea con le decisioni assunte in sede G20 per disincentivare forme di remunerazione variabile considerate potenzialmente rischiose per la stabilità finanziaria. Mantenere la soglia del triplo avrebbe significato restringere, e non ampliare, l’ambito di applicazione della norma, andando contro l’intenzione del legislatore.

Le Conclusioni: Un Principio di Diritto Chiaro

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha rigettato l’originario ricorso del contribuente. È stato enunciato un principio di diritto univoco e costante: per effetto della riforma del 2011, l’addizionale del 10% si applica sull’ammontare dei bonus e stock options che eccede l’importo della retribuzione fissa, senza che sia necessario che la retribuzione variabile ecceda anche il triplo della parte fissa.

Questa interpretazione consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro, che offre certezza agli operatori del settore finanziario e all’Amministrazione. In pratica, la soglia per l’applicazione dell’addizionale bonus dirigenti è stata notevolmente abbassata, rendendo il prelievo più frequente e incisivo.

Qual era il punto centrale della disputa sull’addizionale bonus dirigenti?
La disputa verteva sulla soglia di applicazione dell’imposta: si discuteva se fosse necessario che la parte variabile della retribuzione superasse di tre volte quella fissa (vecchia norma), oppure se fosse sufficiente che superasse semplicemente la parte fissa (nuova norma).

Come ha interpretato la Corte di Cassazione la modifica normativa del 2011?
La Corte ha stabilito che la norma introdotta nel 2011 (comma 2-bis) è incompatibile con la precedente soglia del triplo e, pertanto, l’ha tacitamente abrogata. La nuova regola sostituisce integralmente la vecchia per quanto riguarda la determinazione della base imponibile.

Qual è quindi la regola attuale per calcolare l’addizionale sui bonus nel settore finanziario?
Secondo la sentenza, per i compensi erogati a partire dal 17 luglio 2011, l’addizionale del 10% si applica su tutta la porzione di bonus e stock options che eccede l’importo della retribuzione fissa, a prescindere da qualsiasi multiplo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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