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Accordo conciliativo tributario: come chiude la lite

Una società agricola in liquidazione e un ente locale pongono fine a una controversia fiscale sull’IMU, pendente dinanzi alla Corte di Cassazione, attraverso un accordo conciliativo tributario. La Corte, prendendo atto dell’intesa raggiunta, ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, confermando l’efficacia di questo strumento per chiudere le liti in qualsiasi fase del giudizio.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accordo Conciliativo Tributario: La Via d’Uscita dal Contenzioso in Cassazione

L’ordinanza in esame offre un chiarimento fondamentale sull’efficacia dell’accordo conciliativo tributario come strumento per porre fine a una controversia fiscale, anche quando questa è giunta all’ultimo grado di giudizio, ovvero dinanzi alla Corte di Cassazione. Il caso analizzato dimostra come la volontà delle parti di trovare un’intesa possa prevalere sulla prosecuzione del contenzioso, portando a una risoluzione rapida ed efficace.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dall’impugnazione di un avviso di accertamento per la rettifica dell’IMU relativa all’anno d’imposta 2014, notificato da un Comune a una società agricola in liquidazione. La società, dopo aver visto respinte le proprie ragioni sia in primo grado (Commissione Tributaria Provinciale) che in appello (Commissione Tributaria Regionale), ha deciso di proseguire la propria battaglia legale presentando ricorso per cassazione.

L’Accordo Conciliativo Tributario come Soluzione Strategica

Mentre il giudizio era pendente dinanzi alla Suprema Corte, le parti hanno compiuto un passo decisivo: la stipula di un ‘Accordo conciliativo fuori udienza’ ai sensi dell’art. 48 del d.lgs. 546/1992. Con questo atto, datato 30 aprile 2024, la società e l’ente locale hanno dichiarato di voler conciliare tutte le controversie pendenti tra loro, inclusa quella oggetto del ricorso in Cassazione. L’accordo prevedeva la compensazione delle spese legali e la rinuncia esplicita della società ricorrente ai ricorsi ancora pendenti.

La Decisione della Corte di Cassazione

Preso atto dell’accordo depositato dalla difesa della società, la Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione della materia del contendere. Questa decisione non entra nel merito della questione fiscale, ma si limita a certificare che la lite tra le parti si è estinta per effetto della loro volontà comune, formalizzata nell’accordo.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha fondato la sua pronuncia sulla base di precise disposizioni normative. In primo luogo, ha richiamato l’art. 48, comma 4, del d.lgs. 546/1992, il quale stabilisce che la conciliazione fuori udienza si perfeziona con la semplice sottoscrizione dell’accordo. Successivamente, ha evidenziato come il comma 4-bis dello stesso articolo estenda l’applicabilità di tale istituto anche alle controversie pendenti in Cassazione. Essendo stati riscontrati tutti i presupposti – l’accordo tra le parti e la rinuncia al ricorso – la Corte non ha potuto fare altro che dichiarare estinto il giudizio. La decisione di compensare le spese legali e di non applicare il cosiddetto ‘doppio contributo’ (previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002 per i ricorsi respinti integralmente) è una diretta conseguenza del fatto che la lite si è conclusa non con una sentenza di merito sfavorevole, ma con un accordo.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce un principio di notevole importanza pratica: l’accordo conciliativo tributario è uno strumento flessibile e potente a disposizione dei contribuenti e degli enti impositori. La possibilità di utilizzarlo fino all’ultimo grado di giudizio consente di evitare i tempi lunghi e gli esiti incerti del contenzioso, raggiungendo una soluzione certa e condivisa. Per i contribuenti, significa poter chiudere una pendenza fiscale definendo l’importo dovuto, spesso con una riduzione delle sanzioni. Per gli enti, garantisce un incasso certo e immediato. La pronuncia di cessazione della materia del contendere, inoltre, evita una decisione nel merito che potrebbe costituire un precedente sfavorevole per una delle parti, e comporta il vantaggio di non dover pagare il doppio contributo unificato in caso di esito negativo del ricorso.

È possibile raggiungere un accordo per una lite fiscale anche se il processo è già arrivato in Corte di Cassazione?
Sì, la normativa (art. 48, comma 4-bis, d.lgs. 546/1992) prevede espressamente che le disposizioni sulla conciliazione fuori udienza si applichino anche alle controversie pendenti davanti alla Corte di Cassazione.

Cosa succede al processo una volta che le parti firmano un accordo conciliativo?
Una volta perfezionato l’accordo con la sottoscrizione, il giudice, verificata la presenza dei presupposti, dichiara la ‘cessazione della materia del contendere’, ovvero l’estinzione del giudizio perché la lite è stata risolta.

Se un ricorso in Cassazione si conclude con un accordo, il ricorrente deve pagare il ‘doppio contributo’?
No. L’ordinanza chiarisce che, venendo a mancare una decisione sul merito del ricorso, non sussistono i presupposti per l’applicazione del pagamento del doppio contributo previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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