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Accise gas siderurgici: la Cassazione sulla tassazione

Una società siderurgica contestava l’applicazione delle accise sui gas di processo (gas siderurgici) riutilizzati per produrre energia elettrica. La Corte di Cassazione ha stabilito che tali gas sono correttamente assoggettati a tassazione, in quanto il loro impiego come combustibile ne determina la classificazione come prodotto energetico. La base imponibile si calcola sul volume e non sul potere calorifico, respingendo la richiesta della società di ricalcolare l’imposta. Tuttavia, la Corte ha cassato la sentenza d’appello per motivazione carente su altre questioni subordinate, rinviando il caso per un nuovo esame su tali punti.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accise gas siderurgici: la Cassazione fa chiarezza sulla tassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26439/2025, è intervenuta su un’importante questione fiscale riguardante le accise gas siderurgici. Il caso verte sulla legittimità dell’imposizione fiscale sui gas che si generano come sottoprodotto nei processi industriali e vengono successivamente utilizzati per produrre energia elettrica. La Corte ha fornito chiarimenti decisivi sui criteri di classificazione e tassazione di tali prodotti, stabilendo principi chiave per le aziende del settore.

I Fatti di Causa

Una grande azienda siderurgica in amministrazione straordinaria ha impugnato un avviso di pagamento emesso dall’Amministrazione finanziaria. L’atto richiedeva il versamento delle accise dovute sul consumo di gas di processo (noti come “gas siderurgici”) per gli anni d’imposta dal 2012 al 2015. Questi gas, un sottoprodotto del ciclo produttivo dell’acciaio, venivano impiegati nelle centrali elettriche della società per la produzione combinata di energia elettrica e calore.

L’Amministrazione finanziaria aveva classificato tali gas sotto il codice di Nomenclatura Combinata 2705 (“Gas di Carbon Fossile, Gas d’Acqua, Gas Povero e Gas simili”), ritenendoli prodotti energetici soggetti ad accisa ai sensi del Testo Unico delle Accise (TUA). La società contribuente, invece, sosteneva che, a causa delle loro specifiche caratteristiche chimico-fisiche e del loro minor potere calorifico rispetto al gas naturale, questi prodotti non avrebbero dovuto essere tassati o, in subordine, che l’imposta avrebbe dovuto essere calcolata non sul volume, ma sulla base di un volume equivalente per potere calorifico.

La Commissione Tributaria di primo grado aveva parzialmente accolto il ricorso, disponendo un ricalcolo dell’imposta al 52% del volume, mentre la Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado aveva riformato la decisione, dando piena ragione all’Amministrazione finanziaria.

La Decisione della Corte di Cassazione sulle accise gas siderurgici

La Corte di Cassazione ha affrontato i diversi motivi di ricorso presentati dalla società, rigettandone alcuni e accogliendone altri.

In primo luogo, ha confermato la piena legittimità dell’assoggettamento ad accisa dei gas siderurgici. La classificazione doganale e l’effettivo utilizzo come combustibile sono stati ritenuti i criteri determinanti.

In secondo luogo, ha respinto la tesi della società secondo cui la base imponibile dovesse essere rideterminata in base al potere calorifico. La normativa, infatti, prevede aliquote fisse basate sull’unità di misura del prodotto (volume), a prescindere dalla sua resa energetica.

Infine, la Corte ha accolto i motivi di ricorso relativi alla carenza di motivazione della sentenza d’appello su una serie di questioni subordinate, tra cui il riconoscimento della qualifica di “auto-produttore”, l’esenzione per il consumo interno allo stabilimento e altre riduzioni d’aliquota. Per questi aspetti, la sentenza è stata cassata con rinvio.

Le Motivazioni

Il percorso argomentativo della Corte Suprema si è snodato attraverso l’analisi di principi di diritto unionale e nazionale.

La Classificazione Doganale è Determinante

La Corte ha ribadito che, per stabilire se un prodotto sia soggetto ad accisa, il riferimento normativo fondamentale è la sua classificazione nella Nomenclatura Combinata (NC). Il codice NC 2705 include la dicitura residuale “gas simili”, nella quale rientrano legittimamente i gas siderurgici. Il criterio decisivo per la classificazione, come indicato dalla giurisprudenza europea, è la destinazione e l’uso oggettivo del prodotto. Poiché i gas in questione erano impiegati come combustibili per produrre energia, la loro qualificazione come prodotto energetico tassabile era corretta. La cosiddetta “tassazione per equivalenza”, che applica l’aliquota del gas naturale, è stata ritenuta legittima.

L’Irrilevanza del Potere Calorifico per la Base Imponibile

Un punto centrale della decisione riguarda il calcolo dell’imposta. La società sosteneva che tassare i suoi gas a volume, come il gas naturale, violasse un principio di equità, dato il loro inferiore potere calorifico. La Cassazione ha respinto questa argomentazione, chiarendo che le aliquote in materia di accise sono stabilite ex lege in misura fissa e si riferiscono esclusivamente all’unità di misura del prodotto (in questo caso, il volume). Il legislatore non ha previsto un meccanismo di adeguamento basato sulla resa energetica. Pertanto, l’applicazione dell’accisa prescinde totalmente dalla capacità calorifera del combustibile impiegato, rendendo infondata la richiesta di ricalcolo.

Il Vizio di Motivazione Apparente

Se da un lato la Corte ha dato ragione all’Amministrazione finanziaria sui principi generali di tassazione, dall’altro ha censurato duramente la sentenza della Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado. Quest’ultima si era limitata a rigettare tutte le “ulteriori doglianze” della contribuente con una formula generica e stereotipata (“destituite di fondamento”), senza analizzare nel merito le specifiche questioni sollevate. Tra queste figuravano temi complessi come il diritto a riduzioni d’aliquota per gli “auto-produttori” di energia, l’esclusione dall’accisa per i consumi interni allo stabilimento o per l’utilizzo del gas Coke. Tale modo di procedere integra un vizio di “motivazione apparente”, che rende la sentenza nulla perché non permette di comprendere il ragionamento logico-giuridico seguito dal giudice. Per questo motivo, la sentenza è stata annullata limitatamente a questi punti, con rinvio a un’altra sezione della Corte di Giustizia Tributaria per un nuovo e approfondito esame.

Le Conclusioni

La sentenza n. 26439/2025 consolida importanti principi in materia di accise gas siderurgici e, più in generale, di tassazione dei prodotti energetici. In primo luogo, conferma che l’uso effettivo di un sottoprodotto industriale come combustibile ne determina l’assoggettamento a imposta, basandosi sulla classificazione doganale. In secondo luogo, chiarisce che la base imponibile è quella definita dalla legge (volume o peso) e non può essere modificata in base a parametri di efficienza energetica come il potere calorifico. Infine, la decisione riafferma il dovere fondamentale del giudice di merito di fornire una motivazione completa ed esaustiva su tutte le domande proposte dalle parti, pena la nullità della sentenza. Le aziende del settore devono quindi prestare massima attenzione alla corretta classificazione dei loro prodotti, pur avendo il diritto a un esame scrupoloso di tutte le loro istanze difensive.

I gas prodotti come sottoprodotto industriale e poi usati per generare energia sono soggetti ad accise?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che tali gas sono soggetti ad accisa perché il loro impiego effettivo come combustibile per la produzione di energia ne determina la classificazione come prodotto energetico tassabile, secondo le normative doganali europee e nazionali.

La tassazione dei gas siderurgici deve considerare il loro minore potere calorifico rispetto al gas naturale?
No. La Corte ha stabilito che l’applicazione dell’accisa si basa sull’unità di misura indicata dalla legge (in questo caso, il volume) e non sulla capacità calorifera. Le aliquote sono fisse e non è possibile rideterminare la base imponibile in base alla resa energetica del combustibile.

È legittimo che un giudice d’appello respinga alcune richieste di una parte in modo generico, senza una motivazione specifica?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una motivazione meramente apparente, che non consente di comprendere le ragioni della decisione su specifici punti sollevati, rende la sentenza nulla. Il giudice ha l’obbligo di esaminare e motivare tutte le questioni sottoposte al suo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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