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Accise energia biomasse: la Cassazione fa chiarezza

Un’azienda energetica contestava l’addebito di accise sulla produzione di energia da rifiuti. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’esenzione fiscale si applica, in quanto la frazione biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani rientra nel concetto di biomassa e fonte rinnovabile. La Corte ha rigettato il ricorso principale dell’Amministrazione Finanziaria, che riteneva la mancata comunicazione mensile causa di decadenza dal beneficio, specificando che tale adempimento ha natura formale. Ha invece accolto parzialmente il ricorso dell’azienda, rinviando alla corte di merito il compito di quantificare l’energia prodotta esclusivamente dalla parte biodegradabile, unica porzione che beneficia dell’esenzione.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accise energia biomasse: la Cassazione chiarisce i confini dell’esenzione

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per il settore energetico: il regime fiscale delle accise energia biomasse. La pronuncia stabilisce importanti principi sulla qualificazione della frazione biodegradabile dei rifiuti come fonte rinnovabile e sulle conseguenze della mancata comunicazione mensile dei consumi ai fini del godimento delle agevolazioni fiscali. Questa decisione offre chiarimenti fondamentali per gli operatori che producono energia da fonti miste, delineando con precisione l’ambito di applicazione dell’esenzione.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore energetico si è vista notificare un avviso di pagamento da parte dell’Amministrazione Finanziaria per maggiori accise sull’energia elettrica prodotta negli anni 2013 e 2014. L’Ufficio contestava alla società diverse violazioni, tra cui la mancata comunicazione mensile del superamento di determinate soglie di consumo, adempimento previsto per poter beneficiare di un’esenzione fiscale.
L’azienda, che produceva energia utilizzando anche rifiuti, sosteneva di aver diritto all’esenzione in quanto la sua produzione rientrava nel campo delle fonti rinnovabili. La controversia è giunta fino alla Corte di Cassazione, con l’Amministrazione che insisteva sulla decadenza dal beneficio per l’omissione formale e la società che, con ricorso incidentale, lamentava l’errata interpretazione della normativa europea e nazionale sulla definizione di biomassa.

La Decisione della Corte sulle Accise Energia Biomasse

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso principale dell’Amministrazione Finanziaria e ha accolto parzialmente il ricorso incidentale della società.
In primo luogo, i giudici hanno confermato un orientamento consolidato secondo cui la mancata comunicazione mensile dei dati di consumo non comporta la decadenza automatica dall’agevolazione fiscale. Tale adempimento è considerato di natura puramente formale, poiché i dati essenziali per la liquidazione e l’accertamento dell’imposta sono contenuti nella dichiarazione annuale.
In secondo luogo, e questo è il punto più rilevante, la Corte ha accolto il motivo di ricorso dell’azienda relativo alla definizione di fonte rinnovabile. Ha chiarito che, conformemente al diritto europeo, la frazione biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani deve essere considerata biomassa e, di conseguenza, fonte di energia rinnovabile. Di conseguenza, la sentenza impugnata, che aveva negato alla società la qualifica di produttore da fonte rinnovabile, è stata cassata con rinvio.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi della normativa europea, in particolare delle direttive sull’energia da fonti rinnovabili. Queste direttive definiscono la ‘biomassa’ includendo esplicitamente ‘la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani’. La legislazione nazionale, pur avendo subito modifiche nel tempo, deve essere interpretata in conformità con i principi unionali.
L’errore della corte di merito, secondo la Cassazione, è stato quello di ritenere che le modifiche legislative avessero escluso totalmente i rifiuti dal novero delle fonti rinnovabili. Al contrario, l’evoluzione normativa ha inteso escludere solo la frazione non biodegradabile, mantenendo il beneficio per quella parte di rifiuti che, per sua natura, è assimilabile alle altre biomasse.
Pertanto, un impianto che utilizza rifiuti per produrre energia è considerato un produttore da fonti rinnovabili, seppur parzialmente. L’esenzione dalle accise, tuttavia, non si applica a tutta l’energia prodotta, ma solo alla porzione quantitativamente derivante dalla combustione della frazione biodegradabile. Sarà compito del giudice del rinvio accertare in fatto quanta energia sia stata prodotta da tale fonte per determinare l’esatto ammontare dell’imposta dovuta.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida due principi di grande importanza pratica. Primo, il formalismo eccessivo viene respinto: un’omissione puramente formale, come la mancata comunicazione mensile, non può privare il contribuente di un beneficio sostanziale se i dati sono comunque disponibili attraverso la dichiarazione annuale. Secondo, viene riaffermato un principio cardine della politica energetica europea e nazionale: la valorizzazione della frazione biodegradabile dei rifiuti come risorsa energetica rinnovabile. Le aziende del settore possono quindi fare affidamento su un quadro giuridico più certo, sapendo che l’energia prodotta da questa specifica fonte gode del regime fiscale agevolato, a condizione di poter dimostrare e quantificare la porzione di produzione effettivamente derivante da essa.

La mancata comunicazione mensile dei consumi fa perdere il diritto all’esenzione dalle accise?
No, secondo la Corte di Cassazione l’omessa comunicazione mensile non comporta la decadenza dall’agevolazione (esenzione), poiché è un adempimento formale e i dati rilevanti ai fini dell’accertamento sono comunque riportati nelle comunicazioni annuali.

La parte biodegradabile dei rifiuti è considerata una fonte di energia rinnovabile?
Sì. La Corte, interpretando la normativa nazionale in conformità con le direttive europee, ha stabilito che la frazione biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani rientra nella definizione di ‘biomassa’ e, pertanto, l’energia da essa prodotta è considerata come proveniente da fonte rinnovabile ai fini fiscali.

Se un impianto usa sia fonti rinnovabili che non rinnovabili, l’esenzione dalle accise si applica a tutta l’energia prodotta?
No, l’esenzione si applica solo alla porzione di energia prodotta utilizzando le fonti rinnovabili. Nel caso specifico, il beneficio fiscale è limitato alla quantità di energia prodotta con l’utilizzo della frazione biodegradabile dei rifiuti, mentre la parte prodotta da fonti non rinnovabili resta soggetta ad accisa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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