LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Accertamento studi di settore: le conseguenze del no

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24493/2025, ha rigettato il ricorso di una contribuente contro un accertamento studi di settore. La Corte ha confermato che la mancata partecipazione del contribuente al contraddittorio preventivo legittima l’Agenzia delle Entrate a fondare l’accertamento sul solo scostamento dai dati standard. Tale inerzia, sebbene non precluda la difesa in giudizio, viene valutata negativamente dal giudice, aggravando la posizione processuale del contribuente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento studi di settore: cosa succede se non ti presenti?

L’accertamento studi di settore rappresenta una delle modalità con cui il Fisco verifica la congruità dei redditi dichiarati da imprese e professionisti. Un elemento cruciale di questa procedura è il contraddittorio preventivo, un invito al confronto tra Fisco e contribuente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito le gravi conseguenze per chi decide di ignorare questo invito, legittimando di fatto l’operato dell’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti del Caso: L’Avviso di Accertamento

Una contribuente ha impugnato un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate. L’atto rideterminava il suo reddito d’impresa per l’anno 2000 sulla base delle risultanze degli studi di settore. L’accertamento era stato preceduto da un invito al contraddittorio al quale, però, la contribuente non aveva dato seguito. La Commissione Tributaria Regionale della Sicilia, in riforma della decisione di primo grado, aveva ritenuto legittimo l’avviso, proprio in virtù della mancata partecipazione della contribuente alla fase pre-contenziosa.

Le conseguenze della mancata partecipazione all’accertamento studi di settore

La contribuente ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua mancata partecipazione al contraddittorio non potesse legittimare l’Ufficio a motivare l’accertamento basandosi unicamente sullo scostamento dagli standard degli studi di settore. A suo avviso, la legge non pone un vero e proprio obbligo a carico del contribuente, e l’orientamento giurisprudenziale che ne fa derivare conseguenze negative avrebbe una natura ‘punitiva’ e non prevista dalla norma.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile, richiamando la sua giurisprudenza consolidata e unanime in materia, a partire dalla fondamentale sentenza a Sezioni Unite del 2009. Gli Ermellini hanno chiarito che la procedura di accertamento studi di settore si fonda su un sistema di presunzioni semplici, la cui validità non deriva automaticamente dallo scostamento del reddito dichiarato, ma nasce proprio all’esito del contraddittorio con il contribuente.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha ribadito che l’attivazione del contraddittorio è un obbligo per l’Ufficio, pena la nullità dell’accertamento. In tale sede, il contribuente ha l’onere di provare la sussistenza di condizioni particolari che giustifichino lo scostamento dagli standard (ad esempio, una crisi di mercato, una particolare fase del ciclo di vita dell’impresa, ecc.).

Se il contribuente, pur regolarmente invitato, rimane inerte e non si presenta, subisce le conseguenze di tale comportamento. L’Ufficio può legittimamente motivare l’atto impositivo sulla sola base dell’applicazione degli ‘standards’, dando conto dell’impossibilità di instaurare un dialogo. Il giudice tributario, successivamente, pur potendo valutare liberamente tutte le prove, terrà conto nel suo giudizio della mancata risposta all’invito come elemento a sfavore del contribuente. Questo orientamento, precisa la Corte, non ha una valenza punitiva, ma trova il suo fondamento nei principi di correttezza e buona fede che devono governare il rapporto tra Fisco e contribuente.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione conferma un principio fondamentale: nel contesto di un accertamento studi di settore, il contraddittorio non è una mera formalità. È un’opportunità difensiva cruciale che il contribuente ha il dovere, se non giuridico, quantomeno strategico di cogliere. Ignorare l’invito al confronto significa indebolire significativamente la propria posizione in un eventuale futuro contenzioso, poiché tale comportamento viene interpretato come una violazione dei doveri di collaborazione e buona fede. L’inerzia, quindi, non paga e può costare cara.

È obbligatorio partecipare al contraddittorio prima di un accertamento basato sugli studi di settore?
L’Ufficio fiscale ha l’obbligo di attivare il contraddittorio, pena la nullità dell’atto. Per il contribuente, non esiste un obbligo di legge a partecipare, ma la sua assenza comporta conseguenze processuali negative, poiché la sua inerzia viene valutata dal giudice.

Se un contribuente non partecipa al contraddittorio, l’avviso di accertamento è valido?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, se il contribuente è stato regolarmente invitato ma non si è presentato, l’Ufficio può validamente motivare l’accertamento basandosi solo sullo scostamento dagli studi di settore, a condizione che dia atto dell’impossibilità di svolgere il confronto.

Cosa succede in un processo tributario se il contribuente non ha partecipato al contraddittorio?
Il contribuente può ancora difendersi e presentare prove in giudizio. Tuttavia, la sua precedente mancata partecipazione al contraddittorio viene considerata un elemento probatorio a suo sfavore, rendendo la sua difesa più complessa e in salita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati