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Accertamento studi di settore: la grave incongruenza

Un contribuente contesta un avviso di accertamento basato sugli studi di settore. La Corte di Cassazione rigetta il ricorso, confermando che l’accertamento studi di settore è legittimo in presenza di una ‘grave incongruenza’ tra il reddito dichiarato e quello stimato. La Corte ribadisce che tale requisito è essenziale e che l’onere di provare la correttezza dei propri dati ricade sul contribuente, che deve fornire giustificazioni concrete durante il contraddittorio con l’amministrazione finanziaria.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento Studi di Settore: la Cassazione conferma la necessità della ‘Grave Incongruenza’

L’accertamento studi di settore rappresenta da anni uno degli strumenti più discussi nel panorama fiscale italiano. Con l’ordinanza in commento, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui presupposti di legittimità di tale metodologia, ribadendo principi consolidati e offrendo chiarimenti importanti per contribuenti e professionisti. La pronuncia sottolinea come la sola differenza tra il dichiarato e quanto stimato non sia sufficiente, essendo invece necessario il requisito della ‘grave incongruenza’.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato a un contribuente per l’anno d’imposta 2005, con cui l’Agenzia delle Entrate contestava maggiori imposte (IRPEF, IRAP e IVA) sulla base delle risultanze degli studi di settore. Il contribuente aveva dichiarato un reddito di circa 24.000 euro, a fronte di un reddito stimato dagli studi di settore di quasi 79.000 euro.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso del contribuente. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale, in appello, riformava la decisione, dando ragione all’Agenzia delle Entrate. La CTR sosteneva che il contraddittorio con il contribuente si era regolarmente svolto, che l’accertamento implicava un’inversione dell’onere della prova e che il contribuente non aveva fornito elementi sufficienti a giustificare lo scostamento. Di qui, il ricorso in Cassazione da parte del contribuente.

L’Accertamento basato sugli Studi di Settore e il Ruolo del Contraddittorio

La Corte di Cassazione, prima di decidere sul caso specifico, ricostruisce l’intero quadro normativo e giurisprudenziale relativo all’accertamento studi di settore. Viene ricordato che tale strumento si basa su un sistema di presunzioni semplici, la cui validità non deriva automaticamente dallo scostamento tra reddito dichiarato e standard, ma si consolida solo all’esito del contraddittorio con il contribuente. Questo dialogo preventivo è obbligatorio, a pena di nullità dell’accertamento.

Durante il contraddittorio, il contribuente ha la facoltà e l’onere di provare, con ogni mezzo, l’esistenza di condizioni particolari che giustifichino la non applicabilità degli standard alla sua specifica realtà economica. L’Amministrazione Finanziaria, a sua volta, non può motivare l’eventuale avviso di accertamento unicamente sullo scostamento, ma deve integrare la motivazione con le ragioni per cui le contestazioni del contribuente sono state disattese.

La ‘Grave Incongruenza’ come Presupposto Fondamentale

Il punto centrale dell’ordinanza è la conferma del requisito della ‘grave incongruenza’. La Corte, richiamando un orientamento consolidato, afferma che questo presupposto non è stato abrogato dalle riforme normative successive. Per legittimare un accertamento studi di settore, non basta una qualsiasi divergenza, ma è necessaria una differenza significativa e rilevante, che nel caso di specie è stata identificata in un reddito stimato superiore di oltre tre volte a quello dichiarato.

Questa valutazione, precisa la Corte, rientra nella discrezionalità del giudice di merito, ma deve essere fondata su un iter logico-giuridico trasparente e non apparente. Nel caso esaminato, la CTR ha correttamente operato, dando atto dello svolgimento del contraddittorio, evidenziando l’enorme divario tra i valori e concludendo che il contribuente non aveva adempiuto al proprio onere probatorio.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi di ricorso del contribuente, ritenendoli in parte infondati e in parte inammissibili. I giudici hanno stabilito che la motivazione della sentenza della CTR non era affatto apparente, in quanto delineava chiaramente il percorso logico seguito. La CTR aveva correttamente individuato la ‘grave incongruenza’ nella notevole differenza tra il reddito dichiarato (24.051,00 euro) e quello determinato presuntivamente (78.907,00 euro). Di fronte a tale legittima presunzione, l’onere della prova si era spostato sul contribuente, il quale, secondo i giudici di merito, non era riuscito a fornire prove contrarie idonee a giustificare tale scostamento. La Cassazione ha inoltre ritenuto generici e inammissibili gli altri motivi di ricorso, poiché non specificavano adeguatamente quali fatti decisivi fossero stati omessi o come e quando determinate questioni fossero state sollevate nei precedenti gradi di giudizio.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida alcuni principi fondamentali in materia di accertamento basato sugli studi di settore. In primo luogo, conferma che il contraddittorio è una fase essenziale e ineludibile del procedimento. In secondo luogo, ribadisce che il presupposto della ‘grave incongruenza’ rimane un pilastro per la legittimità dell’atto impositivo, anche per gli accertamenti notificati dopo il 1° gennaio 2007. Infine, chiarisce che, una volta che l’Ufficio ha dimostrato tale incongruenza, spetta al contribuente l’onere di fornire una prova contraria dettagliata e specifica, non potendosi limitare a contestazioni generiche. Questa pronuncia serve da monito per i contribuenti a partecipare attivamente e in modo documentato alla fase del contraddittorio, poiché è in quella sede che si gioca una parte cruciale della difesa.

Un accertamento basato sugli studi di settore è valido se la contabilità del contribuente è formalmente ineccepibile?
Sì, la procedura di accertamento standardizzato tramite studi di settore è uno strumento alternativo e indipendente dall’analisi dei risultati delle scritture contabili. Può essere utilizzato anche in presenza di una contabilità formalmente regolare.

Qual è il requisito essenziale per la legittimità di un accertamento fondato sugli studi di settore?
Il requisito essenziale è la sussistenza di una ‘grave incongruenza’, ovvero una divergenza significativa tra i ricavi o compensi dichiarati dal contribuente e quelli determinabili sulla base degli studi stessi. Nel caso di specie, un reddito stimato superiore di oltre tre volte a quello dichiarato è stato ritenuto una grave incongruenza.

In caso di accertamento con studi di settore, su chi grava l’onere della prova?
Una volta che l’amministrazione finanziaria ha stabilito la legittimità dell’accertamento sulla base della grave incongruenza e all’esito del contraddittorio, l’onere della prova si inverte e grava sul contribuente. È quest’ultimo che deve dimostrare, con ogni mezzo e senza limitazioni, le condizioni specifiche che giustificano lo scostamento del proprio reddito dagli standard di settore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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