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Accertamento sintetico: spesa in anno successivo

La Corte di Cassazione ha stabilito la legittimità di un accertamento sintetico per l’anno 2008, basato su una spesa per un acquisto immobiliare effettuato nel 2010. La Suprema Corte ha chiarito che, secondo la normativa applicabile (c.d. redditometro), una spesa per incrementi patrimoniali si presume sostenuta con redditi conseguiti non solo nell’anno dell’esborso ma anche nei quattro anni precedenti, in quote costanti. Pertanto, l’Agenzia delle Entrate ha correttamente imputato una quota della spesa del 2010 al reddito del 2008, vincendo il ricorso contro la decisione della Commissione Tributaria Regionale.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento Sintetico: La Spesa di Oggi Può Giustificare il Reddito di Ieri?

L’accertamento sintetico è uno degli strumenti più discussi del diritto tributario, noto ai più come “redditometro”. Recentemente, la Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2249/2024, è tornata su un tema cruciale: è possibile utilizzare una spesa sostenuta in un anno per accertare un maggior reddito in un anno precedente? La risposta, affermativa, si basa su una specifica presunzione legale che distribuisce l’onere finanziario di un acquisto importante su un arco temporale di cinque anni.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a due coniugi dall’Agenzia delle Entrate. L’amministrazione finanziaria contestava un maggior reddito ai fini IRPEF per l’anno 2008, determinato con metodo sintetico. La base dell’accertamento non era una spesa del 2008, bensì l’acquisto di un immobile effettuato dai contribuenti nel 2010. I contribuenti hanno impugnato l’atto, sostenendo l’illegittimità della pretesa. Se in primo grado la loro tesi era stata respinta, la Commissione Tributaria Regionale aveva dato loro ragione, annullando l’accertamento. Secondo i giudici d’appello, la spesa per un incremento patrimoniale doveva riguardare il medesimo anno d’imposta oggetto di verifica. L’Agenzia delle Entrate ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La questione dell’accertamento sintetico pluriennale

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’articolo 38 del D.P.R. n. 600/1973, nella versione applicabile al caso (antecedente alle modifiche del 2010). Questa norma disciplina l’accertamento sintetico, consentendo al Fisco di determinare il reddito di un contribuente quando il reddito dichiarato si discosta significativamente (per almeno un quarto) da quello accertabile sulla base delle spese sostenute. Un punto specifico della norma riguarda le spese per incrementi patrimoniali. La legge stabilisce una presunzione legale relativa (iuris tantum), secondo cui tali spese si considerano sostenute con redditi conseguiti, in quote costanti, nell’anno in cui sono state effettuate e nei quattro anni precedenti. Di conseguenza, un acquisto immobiliare del 2010 può essere legittimamente considerato come finanziato, per un quinto, da redditi conseguiti nel 2008.

La logica del redditometro e la presunzione legale

L’Agenzia delle Entrate, nel suo ricorso, ha contestato la decisione della CTR proprio su questo punto. La CTR aveva erroneamente ritenuto che, non essendo il 2010 oggetto di accertamento, la spesa effettuata in quell’anno non potesse essere utilizzata per l’annualità 2008. La Cassazione ha ribaltato questa visione, sottolineando che la norma non richiede affatto che l’anno della spesa sia anch’esso accertato. La ratio della legge è proprio quella di presumere che un grande investimento venga finanziato da risparmi accumulati nel tempo. Pertanto, è del tutto legittimo “spalmare” l’onere finanziario su un quinquennio, imputando una quota a ciascun anno, incluso il 2008.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Amministrazione finanziaria, cassando la sentenza impugnata. I giudici hanno chiarito che l’interpretazione della CTR era in contrasto con la lettera e lo spirito della legge. La formulazione dell’art. 38, comma 5, del D.P.R. n. 600/1973 (nel testo applicabile ratione temporis) è chiara nello stabilire una presunzione di spesa ripartita su cinque anni. L’errore del giudice di secondo grado è stato quello di considerare l’annualità della spesa e quella dell’accertamento come un binomio inscindibile, mentre la norma le collega attraverso una presunzione pluriennale. La Corte ha inoltre affrontato un’altra obiezione dei contribuenti, relativa alla decadenza del potere di accertamento per l’anno 2007, che avrebbe minato il presupposto della pluriennalità dell’incongruenza. Anche su questo punto, la Cassazione ha ribadito che è sufficiente che l’atto impositivo indichi le ragioni dell’incongruenza per più periodi, anche se per uno di essi è intervenuta la decadenza, per legittimare l’accertamento sintetico.

Le Conclusioni

La decisione riafferma un principio fondamentale in materia di redditometro: un investimento significativo può avere ripercussioni fiscali su più anni precedenti a quello in cui è stato effettuato. Per i contribuenti, ciò significa che la prova contraria per superare la presunzione del Fisco deve essere particolarmente solida e ben documentata, dimostrando che i fondi utilizzati per l’acquisto provengono da redditi esenti, già tassati alla fonte, o comunque da altre fonti lecite non riconducibili a un reddito imponibile non dichiarato per gli anni in questione. L’onere di dimostrare la provenienza delle somme ricade interamente sul contribuente, che deve essere in grado di tracciare con precisione l’origine della propria disponibilità economica.

È legittimo un accertamento sintetico per un anno d’imposta basato su una spesa per un incremento patrimoniale sostenuta in un anno successivo?
Sì. Secondo la versione dell’art. 38 del d.P.R. n. 600/1973 applicabile al caso, la legge presume che una spesa per un rilevante incremento patrimoniale sia sostenuta con redditi conseguiti in quote costanti nell’anno in cui è stata effettuata e nei quattro anni precedenti.

L’Agenzia delle Entrate deve procedere all’accertamento anche per l’anno in cui è stata effettuata la spesa?
No. La normativa non richiede che l’anno in cui la spesa è stata sostenuta sia necessariamente oggetto di accertamento affinché la spesa stessa possa essere usata per accertare il reddito di anni precedenti.

Cosa succede se il potere di accertamento per uno degli anni su cui si basa l’incongruenza è decaduto?
L’accertamento sintetico rimane legittimo. La Cassazione ha chiarito che è sufficiente che l’atto impositivo contenga una motivazione, anche sommaria, delle ragioni per cui la dichiarazione si ritiene incongrua anche per altri periodi d’imposta, pur se per uno di essi è intervenuta la decadenza dal potere impositivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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