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Accertamento sintetico: quando è illegittimo? Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3199/2025, ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando l’illegittimità di un accertamento sintetico. La Corte ha stabilito che se il contribuente dimostra, anche per uno solo degli anni contestati, che lo scostamento tra reddito dichiarato e capacità di spesa non supera il 25% grazie ad altri redditi percepiti (come i dividendi), viene a mancare il requisito legale della discordanza per almeno due annualità, rendendo nullo l’intero accertamento.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento Sintetico: Annullato se la Prova Contraria Regge Anche per un Solo Anno

L’accertamento sintetico rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria per contrastare l’evasione fiscale. Tuttavia, il suo utilizzo è subordinato a precisi limiti legali, come ribadito dalla Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 3199 del 2025. La pronuncia chiarisce un punto fondamentale: se il contribuente riesce a giustificare la propria capacità di spesa per una delle annualità contestate, facendo venir meno lo scostamento richiesto dalla legge, l’intero castello accusatorio crolla.

I Fatti del Caso: un Acquisto Immobiliare nel Mirino del Fisco

Una contribuente si vedeva recapitare due avvisi di accertamento per gli anni 2006 e 2007. L’Agenzia delle Entrate, utilizzando il cosiddetto “redditometro”, aveva rideterminato sinteticamente il suo reddito sulla base di un significativo acquisto immobiliare, ritenuto sproporzionato rispetto a quanto dichiarato.

La contribuente impugnava gli avvisi, sostenendo di aver finanziato l’acquisto con redditi ulteriori, in particolare con cospicui dividendi societari percepiti nel 2007, regolarmente sottoposti a tassazione. Dopo un primo grado di giudizio sfavorevole, la Commissione Tributaria Regionale accoglieva le ragioni della contribuente, annullando gli accertamenti. L’Agenzia ricorreva quindi in Cassazione, lamentando un’errata applicazione della normativa sull’accertamento sintetico.

I Limiti dell’Accertamento Sintetico secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha respinto il ricorso dell’Agenzia, confermando la decisione dei giudici d’appello. Il punto centrale della controversia ruotava attorno all’articolo 38 del D.P.R. 600/1973, che consente l’accertamento sintetico quando il reddito complessivo accertabile si discosta di almeno un quarto (il 25%) da quello dichiarato per almeno due periodi d’imposta.

Nel caso di specie, la contribuente aveva dimostrato di aver percepito nel 2007 dividendi per oltre 136.000 euro. Sommando tale importo al reddito dichiarato per quell’anno, il reddito complessivo reale risultava non più significativamente inferiore a quello sinteticamente accertato dal Fisco. Lo scostamento, per l’anno 2007, non superava più la soglia del 25%.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un’interpretazione rigorosa della norma. Il presupposto per l’azione accertativa è la presenza di uno scostamento rilevante per “almeno due annualità”. Se per una di queste annualità il contribuente fornisce una prova contraria valida – come la disponibilità di ulteriori redditi (dividendi, vincite, donazioni, etc.) – tale da riportare la differenza sotto la soglia legale, il presupposto biennale viene meno. Di conseguenza, l’intero accertamento sintetico, anche per l’altra annualità, diventa illegittimo.

I giudici hanno sottolineato che non è sufficiente per il contribuente affermare di possedere altri redditi, ma è necessario fornire “idonea documentazione” che ne dimostri l’entità e la durata del possesso, così da renderne plausibile l’utilizzo per coprire le maggiori spese. Nel caso esaminato, la prova dei dividendi incassati è stata ritenuta sufficiente a neutralizzare la presunzione del Fisco per l’annualità 2007 e, di riflesso, a invalidare l’intera procedura per entrambi gli anni.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la prova contraria offerta dal contribuente può annullare la pretesa del Fisco se è in grado di far venir meno uno dei presupposti legali dell’accertamento. In secondo luogo, ribadisce la natura tassativa dei requisiti richiesti per procedere con il redditometro: la mancanza del requisito della discordanza per un periodo di imposta su due è fatale per l’intera azione di accertamento. Per i contribuenti, ciò significa che una difesa ben documentata, anche se relativa a una sola annualità, può essere decisiva per vincere il contenzioso contro il Fisco.

Qual è il presupposto fondamentale per l’applicazione dell’accertamento sintetico?
L’accertamento sintetico è legittimo solo se il reddito determinato in base alla capacità di spesa del contribuente supera di almeno un quarto (25%) quello dichiarato per un minimo di due periodi d’imposta.

Come può un contribuente difendersi da un accertamento sintetico?
Il contribuente può fornire la prova contraria, dimostrando con idonea documentazione (es. estratti conto, atti di donazione, documenti relativi a dividendi) di aver avuto a disposizione ulteriori redditi, anche esenti o già tassati alla fonte, sufficienti a giustificare le maggiori spese contestate.

Cosa succede se il contribuente giustifica lo scostamento solo per uno dei due anni contestati?
Secondo la Corte di Cassazione, se la prova contraria del contribuente riesce a far venir meno lo scostamento del 25% anche solo per uno dei due anni, l’intero accertamento sintetico diventa illegittimo, poiché non è più soddisfatto il requisito legale della discordanza per “almeno due annualità”.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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