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Accertamento sintetico: Cassazione chiarisce regole

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla legittimità di un accertamento sintetico basato sul ‘redditometro’. Un contribuente aveva ottenuto l’annullamento dell’avviso in appello, ma l’Agenzia delle Entrate ha ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza di secondo grado. Ha chiarito che il contraddittorio preventivo non era obbligatorio ‘ratione temporis’ per i tributi non armonizzati del 2005. Inoltre, ha precisato le regole per la verifica dello scostamento biennale e per la ripartizione degli incrementi patrimoniali, consolidando i principi dell’accertamento sintetico.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento sintetico: la Cassazione fissa i paletti su contraddittorio e scostamento biennale

L’accertamento sintetico, noto anche come ‘redditometro’, è uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria per contrastare l’evasione fiscale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui presupposti di legittimità di tale procedura, analizzando in particolare l’obbligo del contraddittorio preventivo e il requisito dello scostamento reddituale per almeno un biennio.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato a un contribuente per l’anno d’imposta 2005. L’Ufficio, utilizzando il sistema del redditometro, aveva contestato un reddito superiore a quello dichiarato, basandosi sulla disponibilità di beni immobili, un’automobile e diverse polizze assicurative, considerati indici di una maggiore capacità contributiva.

Il contribuente aveva ottenuto un parziale accoglimento in primo grado e un annullamento totale dell’avviso in appello. La Commissione Tributaria Regionale aveva fondato la sua decisione sulla violazione di alcuni principi procedurali, tra cui la mancata attivazione del contraddittorio preventivo. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo errata la sentenza, ha proposto ricorso per Cassazione, affidandosi a tre distinti motivi.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto integralmente il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame. La decisione si fonda su un’attenta analisi dei requisiti procedurali e sostanziali dell’accertamento sintetico vigenti all’epoca dei fatti.

Le Motivazioni: L’accertamento sintetico e l’obbligo del contraddittorio

Il primo motivo di ricorso, ritenuto fondato dalla Corte, riguardava l’obbligatorietà del contraddittorio endoprocedimentale. La Cassazione ha chiarito che, ratione temporis (cioè, in base alla normativa applicabile all’epoca dei fatti, anno 2005), tale obbligo non sussisteva per i cosiddetti ‘tributi non armonizzati’. L’obbligo generalizzato di contraddittorio è stato introdotto solo successivamente, a partire dal 2009. Citando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (n. 24823/2015), la Corte ha ribadito che, per i periodi d’imposta antecedenti, l’obbligo sussisteva solo nei casi specificamente previsti dalla legge, tra i quali non rientrava l’accertamento sintetico in questione. Pertanto, la sentenza d’appello era errata nel fondare l’annullamento sulla sua mancanza.

Le Motivazioni: Il requisito dello scostamento biennale

Anche il secondo motivo di ricorso è stato accolto. Questo verteva sulla necessità di verificare uno scostamento tra reddito dichiarato e reddito accertato per almeno due periodi d’imposta consecutivi. La Corte ha precisato che, ai fini della legittimità dell’accertamento sintetico, l’Ufficio non è tenuto a notificare atti di accertamento per entrambi gli anni. È sufficiente che l’atto relativo a un anno contenga una sommaria indicazione delle ragioni per cui anche la dichiarazione dell’altro anno è ritenuta incongrua.

Inoltre, la Corte ha sottolineato che l’illegittimità del metodo sintetico si verifica solo se l’accertamento relativo all’altro anno di riferimento viene annullato con sentenza passata in giudicato. Nel caso di specie, ciò non era avvenuto, rendendo legittimo il presupposto dello scostamento biennale.

Le Motivazioni: La ripartizione degli incrementi patrimoniali

Infine, la Cassazione ha considerato fondato anche il terzo motivo, relativo alla violazione delle regole sulla ripartizione degli incrementi patrimoniali. La normativa applicabile all’epoca prevedeva che tali incrementi dovessero essere imputati in parti uguali nell’anno di riferimento e nei quattro anni precedenti. La sentenza di secondo grado aveva errato nel non considerare correttamente tale criterio, violando l’art. 38 del D.P.R. n. 600/1973.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione riafferma alcuni principi cardine in materia di accertamento sintetico. In primo luogo, consolida l’orientamento secondo cui l’obbligo di contraddittorio preventivo per i tributi non armonizzati non è retroattivo. In secondo luogo, chiarisce la portata del requisito dello scostamento biennale, specificando che la sua validità non dipende dalla notifica di due distinti avvisi di accertamento. Infine, ribadisce le corrette modalità di imputazione temporale degli incrementi di patrimonio. La decisione rappresenta un importante punto di riferimento per la gestione del contenzioso tributario legato al redditometro, delineando con precisione i confini della legittimità dell’azione accertatrice del Fisco.

Per un accertamento sintetico relativo a periodi d’imposta antecedenti al 2009 è sempre obbligatorio il contraddittorio preventivo?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, per i tributi ‘non armonizzati’ e per i periodi d’imposta antecedenti all’entrata in vigore del d.l. 78/2010 (quindi prima del 2009), l’obbligo generalizzato di contraddittorio preventivo non sussisteva, se non nei casi specificamente previsti dalla legge.

Cosa si intende per ‘scostamento biennale’ nell’ambito del redditometro?
È un requisito di legittimità dell’accertamento sintetico che richiede una incongruenza tra il reddito dichiarato e quello accertato per almeno due periodi d’imposta. La Corte ha specificato che non è necessario emettere due avvisi di accertamento separati; è sufficiente che l’atto per un anno motivi perché anche la dichiarazione dell’altro anno sia ritenuta non congrua.

Come vengono considerati gli incrementi patrimoniali in un accertamento sintetico?
Secondo la normativa applicabile al caso di specie, gli incrementi patrimoniali (come l’acquisto di beni) vengono utilizzati come indici di capacità contributiva. La legge prevedeva che tali incrementi dovessero essere ripartiti, ai fini del calcolo del reddito, in parti uguali tra l’anno in cui si sono verificati e i quattro anni precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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