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Accertamento presuntivo TARI per mancata visita

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’amministrazione comunale può legittimamente procedere a un accertamento presuntivo TARI basato su presunzioni semplici, come rilievi aerofotogrammetrici, qualora il contribuente ostacoli o neghi l’accesso ai locali per le verifiche fiscali. Il caso riguardava una società balneare che contestava un avviso di accertamento per gli anni 2017 e 2018. La Corte ha respinto tutti i motivi di ricorso, confermando che la mancata collaborazione del contribuente giustifica il ricorso a metodi di accertamento induttivo da parte dell’ente impositore, senza la necessità di un preventivo invito formale a esibire documenti.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento Presuntivo TARI: Negare la Visita Fiscale Costa Caro

L’accertamento presuntivo TARI rappresenta uno strumento fondamentale per gli enti locali nel contrasto all’evasione fiscale. Ma cosa succede se un contribuente nega l’accesso ai propri locali per una verifica? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che tale comportamento legittima il Comune a determinare la tassa sui rifiuti basandosi su presunzioni, come i rilievi fotografici aerei. Analizziamo questa importante decisione e le sue implicazioni pratiche per cittadini e imprese.

I Fatti del Caso: La Controversia sulla TARI di uno Stabilimento Balneare

Una società che gestisce uno stabilimento balneare ha impugnato un avviso di accertamento TARI per gli anni 2017 e 2018, emesso dal Comune di competenza. L’ente impositore contestava una dichiarazione infedele riguardo alle superfici occupate, basando la rettifica su rilievi aerofotogrammetrici. La società si era opposta, ma sia la Commissione tributaria provinciale che quella regionale avevano respinto le sue ragioni. Il caso è quindi giunto dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’Uso dell’Accertamento Presuntivo TARI per Mancata Collaborazione

Il motivo principale del ricorso si basava sulla presunta illegittimità dell’accertamento presuntivo TARI. Secondo la società, il Comune non poteva utilizzare presunzioni semplici (come le foto aeree) perché non erano stati rispettati i presupposti di legge, ovvero un previo invito a fornire documentazione e la constatazione di un inadempimento.

La Cassazione ha respinto questa tesi, chiarendo un punto cruciale: l’impedimento al sopralluogo da parte del contribuente costituisce di per sé una “mancata collaborazione”. Questa condotta è sufficiente a consentire all’ente impositore di avvalersi di presunzioni semplici per l’accertamento d’ufficio, come previsto dall’art. 73 del D.Lgs. n. 507/1993 e, per la TARI, dall’art. 1, comma 694, della Legge n. 147/2013. Non è quindi indispensabile che il Comune invii preventivamente una richiesta formale di documenti; il mero rifiuto di consentire la verifica diretta è sufficiente per attivare il potere di accertamento induttivo.

Le Altre Censure Respinte dalla Corte

La società ricorrente aveva sollevato ulteriori obiezioni, tutte giudicate infondate o inammissibili dalla Corte.

Sulla Quantificazione delle Aree Tassabili

La contribuente contestava la quantificazione delle superfici, sostenendo che fossero state incluse aree non occupabili o detenibili in base al regime di concessione demaniale. La Corte ha ritenuto questo motivo un tentativo inammissibile di ottenere una nuova valutazione dei fatti, preclusa in sede di legittimità.

Sulla Riduzione per Stagionalità

Un altro punto riguardava la mancata concessione della riduzione tariffaria per stagionalità. La sentenza impugnata aveva rilevato che la società non aveva fornito la prova di aver presentato la necessaria richiesta al Comune. La Cassazione ha confermato che la doglianza, mascherata da violazione di legge, era in realtà una contestazione dell’accertamento in fatto del giudice di merito. Inoltre, il ricorso non era autosufficiente, in quanto riportava solo uno stralcio di un documento senza prova di invio e ricezione.

Sull’Effetto del Giudicato Esterno

Infine, la società lamentava la violazione di un precedente giudicato formatosi su una sentenza relativa all’anno d’imposta 2013, che aveva definito la superficie tassabile. La Corte ha osservato che i giudici di merito avevano correttamente tenuto conto di quella decisione, ma l’avevano aggiornata includendo nuove strutture (tre gazebo) realizzate nel 2014 e quindi rilevanti per le annualità in contestazione (2017 e 2018). Il giudicato su un periodo d’imposta non cristallizza la situazione per sempre, specialmente in presenza di variazioni fattuali successive.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso basandosi su principi consolidati. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione del concetto di “mancata collaborazione” del contribuente. Impedire un’ispezione è una condotta ostativa che autorizza l’ente a prescindere dalla cooperazione e a utilizzare ogni elemento presuntivo, purché grave, preciso e concordante, per determinare la base imponibile. Le norme tributarie, sia quelle storiche sulla TARSU che quelle più recenti sulla TARI, sono chiare nel collegare il ricorso alle presunzioni semplici proprio a queste situazioni di impedimento alla rilevazione diretta. Per quanto riguarda le altre censure, la Corte le ha ritenute inammissibili perché miravano a una rivalutazione del merito della controversia, compito che non spetta al giudice di legittimità, o perché carenti del requisito di autosufficienza.

Le Conclusioni: Cosa Insegna Questa Ordinanza

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale nel rapporto tra fisco e contribuente: la collaborazione è un dovere. Il tentativo di ostacolare le attività di controllo dell’amministrazione finanziaria, come negare l’accesso per un sopralluogo, non solo è sconsigliabile ma produce effetti giuridici sfavorevoli. L’ente impositore è infatti legittimato a procedere con un accertamento presuntivo TARI, spostando sul contribuente l’onere, spesso difficile, di provare il contrario. La decisione sottolinea inoltre che le richieste di agevolazioni, come la riduzione per stagionalità, devono essere adeguatamente documentate e provate. Infine, ricorda che un giudicato favorevole su un’annualità non è uno scudo per il futuro se la situazione di fatto dell’immobile subisce delle modifiche.

Un Comune può usare Google Earth per un accertamento TARI se il contribuente nega l’accesso?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il rifiuto di consentire il sopralluogo da parte degli incaricati del Comune costituisce una “mancata collaborazione” che legittima l’ente a fondare l’accertamento d’ufficio su presunzioni semplici, come i rilievi aerofotogrammetrici.

Per ottenere la riduzione della TARI per attività stagionale è sufficiente svolgere tale attività?
No. La sentenza chiarisce che il contribuente ha l’onere di provare di aver presentato una specifica richiesta di riduzione al Comune, in presenza dei presupposti richiesti. La sola natura stagionale dell’attività non è sufficiente per ottenere automaticamente il beneficio.

Una precedente sentenza che definisce la superficie tassabile vale per sempre?
No. Una sentenza passata in giudicato su un determinato periodo d’imposta fissa la situazione per quell’anno. Tuttavia, se negli anni successivi intervengono delle modifiche (come la costruzione di nuove strutture), la superficie imponibile può essere rideterminata dall’ente impositore per tenere conto di tali variazioni, e la precedente sentenza non impedisce questo nuovo accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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