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Accertamento presuntivo: OMI non basta, serve altro

La Cassazione conferma la legittimità di un accertamento presuntivo a carico di un imprenditore per la vendita di immobili a prezzo ritenuto inferiore a quello di mercato. La decisione si fonda non solo sui valori OMI, ma su un elemento presuntivo cruciale: la vendita di appartamenti simili, da parte dello stesso contribuente, a un prezzo superiore a una società terza. Questo confronto è stato ritenuto prova grave, precisa e concordante, sufficiente a giustificare la pretesa fiscale e a invertire l’onere della prova sul contribuente.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento Presuntivo su Immobili: Quando i Valori OMI Non Bastano

L’accertamento presuntivo rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’Amministrazione finanziaria per contrastare l’evasione. Tuttavia, il suo utilizzo è subordinato a rigorosi limiti, specialmente nel settore immobiliare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: lo scostamento del prezzo di vendita di un immobile rispetto ai valori dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI) non è, da solo, sufficiente a giustificare una rettifica del reddito. Servono ulteriori elementi probatori, che devono essere gravi, precisi e concordanti.

I Fatti del Caso: La Vendita di Immobili a Prezzo “Sospetto”

Un contribuente, imprenditore edile, riceveva un avviso di accertamento per IRPEF, IRAP e IVA relativo all’anno d’imposta 2008. L’Agenzia delle Entrate contestava la vendita di sei appartamenti a un prezzo considerato inferiore a quello di mercato, ipotizzando la presenza di ricavi non dichiarati. La base della pretesa fiscale era duplice: da un lato, il confronto con i valori OMI; dall’altro, un elemento ritenuto decisivo. Lo stesso imprenditore, infatti, aveva venduto altri immobili simili a una società terza a un prezzo significativamente più alto.

Il caso, dopo i primi due gradi di giudizio che avevano confermato la legittimità dell’operato del Fisco, è approdato in Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e l’Accertamento Presuntivo

La Corte Suprema ha rigettato il ricorso del contribuente, confermando la validità dell’avviso di accertamento. La decisione non si pone in contrasto con il consolidato orientamento secondo cui i soli valori OMI non sono sufficienti, ma ne chiarisce la portata pratica, valorizzando la presenza di altri elementi indiziari.

Il Principio Giuridico: Oltre i Valori OMI

La Cassazione ha ricordato che, a seguito delle modifiche normative volte ad adeguare la legislazione italiana al diritto dell’Unione Europea, è stata superata la presunzione legale assoluta di corrispondenza tra il valore normale di un immobile e il corrispettivo della cessione. Oggi, l’accertamento di un maggior reddito può basarsi su presunzioni semplici, a condizione che queste siano “gravi, precise e concordanti”.

Lo scostamento del prezzo dichiarato rispetto ai valori OMI costituisce un semplice indizio, che da solo non soddisfa i requisiti richiesti dalla legge. È necessario che l’Amministrazione finanziaria fornisca ulteriori elementi a supporto della sua tesi.

L’Elemento Chiave del caso sull’accertamento presuntivo

Nel caso specifico, l’elemento che ha trasformato un semplice indizio in una presunzione valida è stato il confronto con le vendite effettuate dallo stesso contribuente a una società acquirente. I giudici hanno ritenuto questo confronto particolarmente significativo perché la società, agendo in un contesto commerciale, non avrebbe avuto alcun interesse a dichiarare un prezzo superiore a quello effettivamente pagato. Questa transazione, avvenuta a condizioni di mercato, ha fornito un parametro di riferimento concreto e attendibile, molto più forte del dato astratto dei valori OMI.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto che le presunzioni poste a base dell’accertamento fossero pienamente legittime. La combinazione del dato OMI con il prezzo di vendita di immobili analoghi praticato a un terzo soggetto commerciale ha costituito un quadro probatorio sufficientemente solido. Questo ha permesso di legittimare non solo l’emissione dell’atto impositivo, ma anche l’inversione dell’onere della prova.

Una volta che l’Amministrazione ha fornito prove gravi, precise e concordanti, spetta al contribuente dimostrare l’esistenza di circostanze specifiche che giustifichino il prezzo di vendita inferiore (ad esempio, lo stato di conservazione dell’immobile, la necessità di una vendita rapida, ecc.). Nel caso di specie, il contribuente non è riuscito a fornire tale prova contraria.

La Corte ha inoltre respinto i motivi di ricorso che miravano a una rivalutazione dei fatti, ricordando che il giudizio di legittimità non è un terzo grado di merito e non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di appello, se questa è logicamente motivata.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica. Per i contribuenti, è fondamentale essere consapevoli che la determinazione del prezzo di una compravendita immobiliare deve essere congrua e, se inferiore ai valori di mercato, supportata da valide ragioni documentabili. Per l’Amministrazione finanziaria, viene confermata la necessità di non limitarsi a un approccio meccanicistico basato sui valori OMI, ma di ricercare attivamente ulteriori elementi probatori che possano sostenere un accertamento presuntivo in modo solido e inattaccabile, come il confronto con altre operazioni omogenee effettuate dallo stesso soggetto.

L’Agenzia delle Entrate può basare un accertamento solo sulla differenza tra il prezzo di vendita di un immobile e i valori OMI?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, un accertamento non può essere fondato soltanto sullo scostamento tra il corrispettivo dichiarato e il valore normale del bene risultante dalle quotazioni OMI. È necessaria la sussistenza di ulteriori elementi indiziari gravi, precisi e concordanti.

Cosa si intende per “ulteriori elementi indiziari gravi, precisi e concordanti” in un accertamento immobiliare?
Nel caso specifico, un elemento di questo tipo è stato individuato nel confronto tra il prezzo delle vendite oggetto di accertamento e il prezzo di vendita di immobili simili che lo stesso contribuente aveva praticato nei confronti di una società. Quest’ultima, non avendo interesse a dichiarare un prezzo superiore al reale, ha fornito un valido termine di paragone.

In caso di accertamento presuntivo legittimo, su chi ricade l’onere di provare la congruità del prezzo?
Una volta che l’Amministrazione finanziaria ha costruito un quadro presuntivo basato su elementi gravi, precisi e concordanti, l’onere della prova si inverte e passa al contribuente. Sarà quest’ultimo a dover dimostrare l’esistenza di circostanze particolari che giustificano la differenza di prezzo e la congruità di quello dichiarato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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