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Accertamento per relationem: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17782/2025, ha rigettato il ricorso di una società cooperativa contro un avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate. La Corte ha stabilito la piena legittimità dell’accertamento per relationem, ovvero motivato tramite rinvio al Processo Verbale di Constatazione (PVC), poiché tale atto era già noto al contribuente, garantendo così il suo diritto di difesa. È stato inoltre chiarito che la mancata pronuncia esplicita su un’eccezione non costituisce un vizio della sentenza se la decisione è logicamente incompatibile con l’accoglimento dell’eccezione stessa, configurandosi come rigetto implicito.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento per Relationem: la Cassazione ne Conferma la Legittimità

L’accertamento per relationem è una prassi consolidata dell’Amministrazione Finanziaria, ma spesso fonte di contenzioso. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, chiarendo i presupposti di validità di un avviso di accertamento la cui motivazione rinvia a un altro atto, come il Processo Verbale di Constatazione (PVC). La decisione sottolinea come il diritto di difesa del contribuente sia tutelato non dalla materialità dell’allegazione, ma dalla sua effettiva conoscenza dell’atto richiamato.

I Fatti del Caso

Una società cooperativa riceveva un avviso di accertamento basato sul metodo analitico-induttivo per l’anno d’imposta 2015. L’atto era stato preceduto da un invito a comparire e dalla produzione di documentazione da parte della società. Nonostante la documentazione fosse stata fornita, l’incontro con l’Agenzia delle Entrate non aveva avuto luogo a causa dell’emergenza sanitaria. La società, risultata soccombente nei primi due gradi di giudizio, proponeva ricorso in Cassazione lamentando diversi vizi procedurali e di motivazione.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso della società si fondava su tre motivi principali:
1. Errata applicazione delle norme sull’accertamento: Si contestava l’uso del metodo induttivo, sostenendo che l’Ufficio avesse erroneamente ritenuto non esibita la documentazione. Si lamentava inoltre la mancata pronuncia su specifiche eccezioni sollevate in appello.
2. Omessa pronuncia: La società denunciava una violazione del principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato, sostenendo che i giudici d’appello avessero completamente ignorato le contestazioni mosse alla sentenza di primo grado, anche in merito alle spese legali.
3. Violazione dello Statuto del Contribuente: Si lamentava la mancata allegazione all’avviso di accertamento dell’atto su cui si basava la pretesa fiscale, con conseguente lesione del diritto di difesa e del contraddittorio.

La Decisione della Corte sull’Accertamento per Relationem

La Suprema Corte ha dichiarato infondati tutti i motivi di ricorso, fornendo importanti chiarimenti sulla prassi dell’accertamento per relationem.

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: non si ha omessa pronuncia quando la decisione adottata dal giudice è logicamente incompatibile con la domanda o l’eccezione della parte. In questi casi, il rigetto si considera implicito e non è necessaria un’esplicita confutazione di ogni singola argomentazione difensiva.

Per quanto riguarda il terzo motivo, il più rilevante, la Corte ha confermato la piena legittimità della motivazione per relationem dell’avviso di accertamento al PVC. La validità di tale modalità non dipende dalla materiale allegazione del PVC all’avviso, ma dal fatto che il contribuente ne sia già a conoscenza. Nel caso di specie, il PVC era stato redatto in contraddittorio con il rappresentante della società e a lui consegnato al termine dell’attività ispettiva. Pertanto, il contribuente era già in possesso di tutti gli elementi necessari per comprendere la pretesa fiscale e predisporre un’adeguata difesa, senza che ciò arrecasse alcun pregiudizio al corretto svolgimento del contraddittorio.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di principi consolidati. La legittimità della motivazione per relationem si fonda sull’esigenza di economia processuale, a condizione che il diritto di difesa del contribuente sia pienamente garantito. Tale garanzia sussiste quando l’atto richiamato è già noto al destinatario, come nel caso di un PVC consegnato al termine di una verifica. In questo contesto, l’Amministrazione Finanziaria, condividendo le conclusioni del verbale, può legittimamente rinviarvi senza doverle riscrivere, poiché si tratta di elementi già entrati nella sfera di conoscenza del contribuente. Inoltre, il concetto di rigetto implicito sana la presunta omessa pronuncia, quando la statuizione finale del giudice è palesemente in contrasto con le tesi della parte soccombente, dimostrando di averle valutate e, appunto, respinte.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza la validità dell’accertamento motivato per relationem, a patto che il contraddittorio sia stato rispettato. Per i contribuenti, ciò significa che non è possibile invalidare un atto solo perché non allega il PVC, se questo è stato regolarmente notificato in precedenza. La decisione evidenzia l’importanza di analizzare la sostanza della difesa piuttosto che appellarsi a vizi puramente formali. La chiave per una difesa efficace risiede nella contestazione del merito delle conclusioni contenute nel verbale, non nella modalità con cui queste vengono richiamate nell’avviso di accertamento.

Un avviso di accertamento è valido se la sua motivazione rinvia a un altro atto non allegato?
Sì, è valido. La Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione per relationem (per riferimento) a un Processo Verbale di Constatazione (PVC) è legittima anche senza l’allegazione fisica del verbale, a condizione che l’atto richiamato sia stato precedentemente portato a conoscenza del contribuente, garantendo così il suo pieno diritto di difesa.

Cosa si intende per ‘rigetto implicito’ di un’eccezione?
Si ha un rigetto implicito quando un giudice non si pronuncia esplicitamente su una specifica eccezione sollevata da una parte, ma la decisione finale adottata è logicamente e giuridicamente incompatibile con l’accoglimento di tale eccezione. In pratica, la Corte considera che l’eccezione sia stata valutata e respinta, anche in assenza di una confutazione espressa.

Perché la Corte ha ritenuto che il diritto di difesa del contribuente non fosse stato violato?
Il diritto di difesa non è stato ritenuto violato perché il documento alla base dell’accertamento (il PVC) era già noto al contribuente. Essendo stato redatto in contraddittorio e consegnato al rappresentante della società al termine della verifica, la società aveva già a disposizione tutti gli elementi per comprendere la pretesa fiscale e preparare la propria difesa, senza subire alcun pregiudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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