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Accertamento induttivo PREU: prova contraria ammessa

La Corte di Cassazione ha stabilito che nell’ambito di un accertamento induttivo del PREU (Prelievo Erariale Unico) su apparecchi da gioco, il contribuente può fornire la prova contraria per escludere dal calcolo forfettario i giorni di chiusura dell’attività. La presunzione di un incasso giornaliero standard non è assoluta e può essere superata dimostrando l’impossibilità di aver generato raccolte, come nel caso di un esercizio commerciale chiuso.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento Induttivo PREU: La Cassazione Ammette la Prova Contraria per i Giorni di Chiusura

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti dell’accertamento induttivo PREU (Prelievo Erariale Unico) applicato agli apparecchi da gioco. Il principio affermato è fondamentale: la presunzione di un incasso forfettario giornaliero non è assoluta e il contribuente ha il diritto di dimostrare che in determinati giorni, come quelli di chiusura, non è stata effettuata alcuna raccolta di gioco. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti del gestore di un’attività con apparecchi da gioco. L’Agenzia aveva recuperato il PREU non versato, con relativi interessi e sanzioni, utilizzando un metodo di accertamento induttivo. In particolare, a causa dell’impossibilità di leggere i dati delle somme giocate, l’amministrazione aveva applicato un importo forfettario giornaliero, come previsto dalla normativa di settore, estendendolo anche ai giorni in cui l’esercizio commerciale era rimasto chiuso.

Il contribuente aveva impugnato l’atto, ottenendo una decisione favorevole sia in primo che in secondo grado. I giudici di merito avevano infatti ritenuto illegittima l’applicazione dell’importo forfettario ai giorni di chiusura, sostenendo che è un dato di comune esperienza che in tali giornate non possa esserci alcuna raccolta di somme. L’Agenzia, insoddisfatta, ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

L’accertamento induttivo PREU e la presunzione legale

La normativa di riferimento, in particolare l’art. 39-quater del d.l. 269/2003, prevede che, in assenza di dati leggibili o memorizzati correttamente dagli apparecchi da gioco, gli uffici procedano a un accertamento induttivo PREU. Questo avviene determinando l’ammontare delle giocate sulla base di un importo forfettario giornaliero, stabilito con appositi decreti ministeriali (nel caso di specie, fissato in 560,00 euro).

Secondo la tesi dell’Agenzia ricorrente, questa norma introdurrebbe una presunzione quasi assoluta, che prescinde dalla concreta fruizione dell’apparecchio. L’utilizzo di un importo standardizzato servirebbe a sanzionare la condotta non corretta del contribuente (mancata memorizzazione dei dati), e dovrebbe quindi applicarsi a tutti i giorni, inclusi quelli di chiusura.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia, confermando la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno chiarito la natura della presunzione su cui si fonda l’accertamento induttivo in materia di PREU.

Le Motivazioni

Il punto centrale della motivazione risiede nell’interpretazione della presunzione legale. La Corte ha spiegato che la legge, pur prevedendo un metodo induttivo basato su un importo forfettario, non stabilisce una presunzione iuris et de iure, ovvero assoluta e incontestabile. Si tratta, piuttosto, di un meccanismo di semplificazione probatoria a favore dell’organo accertatore.

Questo significa che, sebbene l’amministrazione finanziaria sia legittimata a ricostruire gli incassi sulla base di un dato standard, ciò non esclude a priori il diritto del contribuente di fornire la prova contraria. Il fatto che la legge sanzioni una condotta scorretta (come la mancata leggibilità dei dati) non impedisce al contribuente di esercitare il proprio diritto di difesa riguardo all’effettivo quantum della pretesa tributaria.

Nel caso specifico, l’eccezione sollevata dal contribuente, relativa alla necessità di escludere dal computo i giorni di chiusura dell’attività, costituisce una valida prova contraria. I giudici di merito avevano correttamente ritenuto che applicare l’importo forfettario anche ai giorni in cui l’esercizio era chiuso avrebbe portato a una scorretta applicazione del metodo induttivo, poiché non si sarebbe tenuto conto di un dato noto (la chiusura) per la ricostruzione del reddito.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha importanti implicazioni pratiche per gli operatori del settore del gioco. Viene confermato che l’accertamento induttivo PREU, pur essendo uno strumento potente a disposizione dell’amministrazione finanziaria, non è un meccanismo cieco. Il contribuente conserva sempre la facoltà di contestare l’applicazione automatica di importi forfettari, fornendo prove concrete che possano smentire la presunzione di un incasso giornaliero. La dimostrazione della chiusura dell’attività commerciale in determinati giorni è stata riconosciuta come una prova valida ed efficace per ridurre la base imponibile accertata induttivamente.

L’accertamento forfettario del PREU si applica anche ai giorni di chiusura dell’attività?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il contribuente può fornire la prova della chiusura dell’esercizio commerciale per escludere tali giorni dal calcolo forfettario, poiché è un dato di comune esperienza che in quei giorni non possa esservi alcuna raccolta di somme.

La presunzione su cui si basa l’accertamento induttivo del PREU è assoluta?
No, non è una presunzione assoluta (iuris et de iure). Si tratta di un meccanismo che semplifica l’onere della prova per l’amministrazione finanziaria, ma non impedisce al contribuente di fornire la prova contraria per dimostrare un ammontare di giocate inferiore o nullo.

Cosa può fare un contribuente per contestare un accertamento induttivo del PREU basato su un importo forfettario giornaliero?
Il contribuente può esercitare il proprio diritto di difesa fornendo la prova contraria. Come nel caso di specie, può dimostrare che in alcuni giorni l’attività era chiusa e, di conseguenza, non vi è stata alcuna raccolta di gioco, chiedendo che tali giorni vengano esclusi dal calcolo dell’imposta dovuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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