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Accertamento induttivo costi: deduzione forfettaria

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 29192/2025, ha stabilito un principio cruciale in materia di accertamento induttivo costi. In caso di accertamento fiscale basato su indagini bancarie che rileva maggiori ricavi, è obbligatorio riconoscere e dedurre i costi, anche in via forfettaria, per rispettare il principio di capacità contributiva. La Corte ha cassato la sentenza di merito che negava tale deduzione, rinviando il caso per un nuovo esame che applichi questo fondamentale principio.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento Induttivo e Costi: La Cassazione Ribadisce la Deduzione Forfettaria

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata su un tema fondamentale per i contribuenti: il corretto trattamento dell’accertamento induttivo costi. La decisione chiarisce che, anche quando l’amministrazione finanziaria determina maggiori ricavi basandosi su presunzioni, è necessario riconoscere al contribuente la deduzione dei costi inerenti, seppure in via forfettaria. Questa pronuncia rafforza il principio di capacità contributiva e offre importanti tutele contro accertamenti potenzialmente sproporzionati.

I Fatti del Caso: Un Accertamento da Indagini Bancarie

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Entrate a una società in nome collettivo e ai suoi soci, ritenuti solidalmente responsabili. Sulla base di indagini bancarie e dei dati dello spesometro, l’Ufficio aveva contestato maggiori ricavi per oltre 110.000 euro per l’anno d’imposta 2014, richiedendo il pagamento di maggiori imposte (IVA e IRAP), sanzioni e interessi. La società e i soci si opponevano, sostenendo che l’accertamento, pur essendo di tipo induttivo, non aveva tenuto in alcun conto i costi che, logicamente, erano stati necessari per produrre quei maggiori ricavi.

Il Percorso Giudiziario e il Principio Conteso

Sia la Commissione Tributaria Provinciale in primo grado sia la Commissione Tributaria Regionale in appello avevano respinto le ragioni dei contribuenti. Secondo i giudici di merito, l’accertamento basato su elementi presuntivi non obbligava l’Agenzia a riconoscere la deduzione di costi non specificamente provati. I contribuenti, non arrendendosi, hanno proposto ricorso per cassazione, lamentando un error in iudicando (errore di diritto) da parte della Corte territoriale. Il nucleo della questione era semplice ma cruciale: un reddito determinato presuntivamente può essere tassato al lordo, ignorando i costi di produzione, o deve essere depurato, almeno forfettariamente, per riflettere un utile più realistico?

Le Motivazioni della Cassazione sull’Accertamento Induttivo e la Deduzione dei Costi

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso dei contribuenti, giudicando il motivo fondato. Gli Ermellini hanno richiamato un principio giurisprudenziale ormai consolidato, rafforzato dalla sentenza n. 10 del 2023 della Corte Costituzionale. Secondo tale principio, qualsiasi tipo di accertamento induttivo, sia esso analitico-induttivo o induttivo puro, deve necessariamente tenere conto dei costi, anche se in via forfettaria o presuntiva, sostenuti per produrre il reddito accertato. Questo approccio è indispensabile per garantire il rispetto del principio di capacità contributiva sancito dall’art. 53 della Costituzione. Tassare i ricavi lordi senza considerare i costi significherebbe, infatti, colpire una ricchezza inesistente, violando uno dei cardini del nostro sistema fiscale. La Corte ha quindi affermato che la Commissione Tributaria Regionale ha commesso un errore di diritto nel non riconoscere che, a fronte di maggiori ricavi accertati tramite indagini bancarie, dovevano essere detratti i costi, da calcolarsi almeno in percentuale forfettaria.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Suprema Corte è di grande importanza pratica. Essa stabilisce che il contribuente sottoposto a un accertamento induttivo ha il diritto di vedersi riconoscere una deduzione per i costi inerenti ai maggiori ricavi contestati. Non è necessario fornire una prova analitica di ogni singola spesa, specialmente quando l’accertamento stesso si basa su presunzioni. La sentenza impugnata è stata cassata e il giudizio rinviato a un’altra sezione della Corte di Giustizia tributaria di secondo grado. Quest’ultima dovrà riesaminare il caso applicando il principio di diritto enunciato: calcolare le imposte dovute dopo aver dedotto una quota forfettaria di costi dai maggiori ricavi accertati. Questo garantisce un trattamento più equo e aderente alla reale capacità economica del contribuente.

In caso di accertamento induttivo basato su indagini bancarie, i costi devono essere riconosciuti?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che, anche in un accertamento basato su presunzioni come quello derivante da indagini bancarie, devono essere riconosciuti e dedotti i costi necessari a produrre i maggiori ricavi accertati. Tale deduzione può avvenire anche in via forfettaria.

Perché è importante dedurre i costi anche in un accertamento induttivo?
È fondamentale per rispettare il principio di capacità contributiva (art. 53 della Costituzione). Tassare i ricavi lordi senza considerare i costi di produzione significherebbe imporre un prelievo su una ricchezza non effettiva, violando un principio cardine del sistema tributario.

Cosa succede dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza precedente?
La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte di Giustizia tributaria di secondo grado, in diversa composizione. Quest’ultima dovrà riesaminare il caso e decidere nuovamente, ma questa volta dovrà obbligatoriamente seguire il principio di diritto indicato dalla Cassazione, ovvero procedere alla deduzione forfettaria dei costi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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