LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Accertamento conti correnti soci: la Cassazione decide

Una società è stata oggetto di un avviso di accertamento per maggiori imposte basato su movimentazioni bancarie riscontrate sui conti correnti dei suoi soci. La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di questo metodo di accertamento sui conti correnti dei soci, specialmente per le società a ristretta base proprietaria, invertendo l’onere della prova a carico del contribuente. Tuttavia, ha cassato la sentenza di merito perché non aveva riconosciuto la deducibilità dei costi correlati ai maggiori ricavi presunti, rinviando il caso per una nuova valutazione su questo specifico punto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento conti correnti soci: Legittimo ma con Deduzione dei Costi

L’ordinanza n. 22273/2025 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per le società, in particolare quelle a ristretta base sociale: l’accertamento conti correnti soci. Questa pronuncia chiarisce fino a che punto il Fisco può estendere le proprie indagini ai conti personali dei soci e dei loro familiari per rettificare il reddito della società e, soprattutto, quali sono i diritti del contribuente in termini di deduzione dei costi. La decisione bilancia il potere dell’Amministrazione Finanziaria con la necessità di garantire un accertamento equo.

Il caso: accertamento fiscale basato sui conti di soci e familiari

Una società in liquidazione ha impugnato un avviso di accertamento per II.DD. e IVA relativo all’anno d’imposta 2007. L’accertamento si basava sui risultati di indagini bancarie che avevano rilevato movimentazioni sui conti correnti non solo della società, ma anche dei soci e dei loro familiari. Secondo l’Agenzia delle Entrate, tali movimentazioni, non giustificate, costituivano materia imponibile non dichiarata.

Il percorso giudiziario è stato complesso: la Commissione Tributaria Provinciale aveva inizialmente dato ragione alla società, annullando l’atto per un vizio nella delega di firma del funzionario. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, ritenendo la delega valida e legittimo il recupero a tassazione basato sulle presunzioni bancarie. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

Le questioni legali affrontate dalla Cassazione

La Corte Suprema ha esaminato diverse questioni, ma due emergono come centrali per la loro rilevanza pratica.

La validità della delega di firma dell’accertamento

Un primo punto, di natura procedurale, riguardava la legittimità della sottoscrizione dell’avviso di accertamento da parte di un funzionario delegato. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: la delega prevista dall’art. 42 del d.P.R. n. 600/73 è una “delega di firma” e non una “delega di funzioni”. Ciò significa che non è necessario indicare nominativamente il delegato o la durata dell’incarico. È sufficiente che l’atto sia riferibile all’organo titolare del potere, garantendo così la legittimità della firma.

L’estensione delle indagini bancarie: il fulcro dell’accertamento sui conti correnti dei soci

Il cuore della controversia risiede nella legittimità dell’accertamento conti correnti soci. La Cassazione ha confermato che, in tema di accertamenti fiscali, le presunzioni legali relative alle movimentazioni bancarie possono essere applicate anche alle società di capitali con riferimento a somme transitate sui conti intestati ai soci o ai loro congiunti. Ciò è particolarmente vero in presenza di elementi come una ristretta compagine sociale e stretti rapporti familiari, che rendono elevata la probabilità che le movimentazioni sui conti personali siano, in realtà, riferibili all’attività d’impresa.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base di un principio fondamentale: l’inversione dell’onere della prova. Una volta che l’Ufficio ha acquisito i dati bancari e li ha utilizzati come base per la presunzione di maggiori ricavi, spetta al contribuente dimostrare che ogni singola movimentazione è estranea a operazioni imponibili. Una prova generica non è sufficiente; occorre una dimostrazione analitica e specifica.

Tuttavia, la Corte ha accolto parzialmente il ricorso della società su un punto dirimente: l’omesso scomputo dei costi. I giudici di legittimità hanno stabilito che, quando l’accertamento di un maggior imponibile si fonda su elementi presuntivi (come le indagini bancarie), deve essere accompagnato da una rettifica che tenga conto dell’incidenza percentuale dei costi relativi a tali maggiori ricavi. Riconoscere i ricavi senza i relativi costi sarebbe irragionevole e creerebbe una disparità di trattamento, avvantaggiando chi non tiene correttamente le scritture contabili. Il giudice di merito aveva completamente omesso di pronunciarsi su questo aspetto, che era stato sollevato dalla società.

Le conclusioni: cosa cambia per le imprese

L’ordinanza consolida un principio importante: l’Amministrazione Finanziaria ha il potere di “guardare oltre” i conti della società, estendendo le verifiche ai soci e familiari, specialmente nelle realtà a conduzione familiare o con pochi soci. Per le imprese, ciò significa che la commistione tra finanze personali e aziendali comporta un rischio fiscale elevato. La decisione, però, introduce un correttivo essenziale a tutela del contribuente: il riconoscimento dei costi. Se il Fisco presume ricavi, deve anche presumere, in misura proporzionale o forfettaria, i costi necessari per produrli. La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa al giudice di secondo grado, che dovrà ricalcolare l’imponibile tenendo conto di questo principio, garantendo un accertamento più equo e aderente alla realtà economica.

È legittimo un accertamento fiscale basato sui conti correnti dei soci e dei loro familiari anziché solo su quelli della società?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è legittimo. In presenza di indizi come una ristretta compagine sociale o stretti legami familiari, le movimentazioni sui conti personali dei soci o dei loro familiari possono essere presunte come operazioni imponibili riferibili alla società, invertendo l’onere della prova a carico del contribuente.

Se l’Agenzia delle Entrate accerta maggiori ricavi basandosi su presunzioni, è obbligata a riconoscere anche i costi relativi?
Sì. La Corte ha stabilito che l’accertamento di un maggior imponibile basato su elementi presuntivi deve essere accompagnato da una rettifica che tenga conto dell’incidenza percentuale dei costi. Ciò può avvenire tramite una determinazione analitica o, in alternativa, riconoscendo una percentuale forfettaria di costi.

Quali prove deve fornire una società per contestare un accertamento basato sui conti correnti dei soci?
La società deve fornire una prova non generica, ma analitica e specifica. Deve dimostrare, per ogni versamento o movimentazione contestata, la sua estraneità a fatti imponibili, indicando con precisione la riferibilità di ogni operazione a cause non soggette a tassazione. Affermazioni generiche o la semplice produzione di fatture senza un collegamento puntuale non sono considerate sufficienti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati