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Accertamento con adesione: quando non c’è rinuncia

Una contribuente riceve un avviso di accertamento, ne chiede il rateizzo ma contemporaneamente lo impugna. La Cassazione chiarisce che la semplice richiesta di rateizzazione, in assenza di un formale accordo scritto, non costituisce un accertamento con adesione né una rinuncia al diritto di ricorso. L’atto è stato annullato anche per difetto di prova sulla delega di firma del funzionario.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento con Adesione: Pagare a Rate Non Significa Rinunciare al Ricorso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per i contribuenti: la richiesta di rateizzare un debito fiscale preclude la possibilità di impugnare l’avviso di accertamento? La Corte ha stabilito che, in assenza di un accordo formale, non si configura un accertamento con adesione, e il contribuente conserva il suo diritto alla difesa.

La Vicenda: Un Avviso di Accertamento e una Richiesta di Rateizzo

Il caso riguarda una contribuente che ha ricevuto un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate per un maggior reddito derivante da canoni di locazione non dichiarati. Successivamente alla notifica dell’atto, la contribuente si è recata presso gli uffici dell’Agenzia per richiedere un piano di rateizzo del debito. Contemporaneamente, però, ha presentato ricorso contro l’avviso di accertamento, contestandone la validità sotto diversi profili, tra cui la presunta carenza di legittimazione del funzionario firmatario.

L’Amministrazione finanziaria ha sostenuto che la richiesta di rateizzazione e il pagamento delle prime rate costituissero una tacita accettazione del debito, configurando una sorta di accertamento con adesione e determinando, di conseguenza, l’inammissibilità del ricorso per intervenuta rinuncia all’impugnazione.

Il Percorso Giudiziario: Dalle Commissioni Tributarie alla Cassazione

La Commissione Tributaria Provinciale ha inizialmente dato ragione all’Agenzia, dichiarando inammissibile il ricorso. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, ritenendo che la mera richiesta di rateizzazione, senza un richiamo esplicito all’art. 15 del D.Lgs. 218/1997 o una formale rinuncia, non fosse sufficiente a dimostrare la volontà inequivocabile della contribuente di rinunciare al ricorso. La CTR ha poi accolto il motivo di merito relativo al difetto di sottoscrizione, annullando l’atto impositivo perché l’Ufficio non aveva fornito la prova della delega di firma del funzionario.

L’Analisi della Corte: Perché non si configura un accertamento con adesione

La Corte di Cassazione, investita del ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ha confermato la decisione di secondo grado, rigettando le pretese dell’Amministrazione. I giudici hanno chiarito i presupposti necessari per poter parlare di accertamento con adesione, un istituto che richiede formalità precise e non può basarsi su presunzioni.

Primo Motivo: L’Accertamento con Adesione richiede un accordo formale

La Corte ha ribadito che l’istituto dell’accertamento con adesione si perfeziona solo con la redazione di un atto scritto, in duplice esemplare, sottoscritto sia dal contribuente che dal capo dell’ufficio (o un suo delegato). Questo accordo formale definisce il debito e, solo dopo il pagamento della prima rata, l’atto impositivo originario perde efficacia. Nel caso di specie, mancava totalmente un accordo di questo tipo. Era presente solo una richiesta di rateizzazione, un atto che di per sé non implica una rinuncia a contestare la pretesa fiscale.

Secondo Motivo: L’onere della prova sulla delega di firma

La Cassazione ha respinto anche il secondo motivo di ricorso dell’Agenzia. La contribuente aveva specificamente contestato, fin dal primo grado, la validità della firma apposta sull’avviso di accertamento, eccependo che fosse stata apposta da un funzionario diverso dal titolare dell’ufficio e senza una valida delega. In base al principio di vicinanza della prova, era onere dell’Amministrazione finanziaria dimostrare la correttezza del proprio operato, producendo in giudizio l’atto di delega. Non avendolo fatto, l’atto impositivo è stato correttamente ritenuto illegittimo.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un principio cardine del diritto tributario: non si può attribuire al semplice riconoscimento di un debito, contenuto in atti come denunce o richieste di rateizzazione, l’effetto di precludere ogni futura contestazione. Le manifestazioni di volontà del contribuente sono giuridicamente rilevanti per definire l’importo dovuto (quantum debeatur), ma non per stabilire l’esistenza stessa del debito (an debeatur), a meno che non vi sia una rinuncia espressa, chiara e inequivocabile al diritto di impugnazione. Nel caso in esame, non solo mancava tale rinuncia, ma l’impugnazione era stata proposta prima ancora del pagamento della prima rata, a ulteriore dimostrazione della volontà di contestare l’atto.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante tutela per i contribuenti. Stabilisce che la richiesta di rateizzare un debito fiscale è un comportamento che non può essere interpretato come un’automatica acquiescenza alla pretesa dell’erario. Per aversi una definizione dell’accertamento e la conseguente rinuncia all’impugnazione, è indispensabile un accordo formale e sottoscritto da entrambe le parti, come previsto dalla normativa sull’accertamento con adesione. Inoltre, viene confermato il principio secondo cui, in caso di contestazione, spetta sempre all’Amministrazione finanziaria l’onere di provare la legittimità del proprio operato, inclusa la validità della delega di firma del funzionario che ha emesso l’atto.

La richiesta di rateizzare un debito fiscale equivale a un’accettazione dell’accertamento (accertamento con adesione)?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la semplice richiesta di rateizzo non integra la fattispecie dell’accertamento con adesione né comporta una rinuncia automatica e inequivocabile al diritto di impugnare l’atto, specialmente se il ricorso viene presentato prima del pagamento della prima rata.

Quando si perfeziona un accertamento con adesione?
L’accertamento con adesione si perfeziona con la redazione di un atto scritto in duplice esemplare, sottoscritto sia dal contribuente (o un suo procuratore) sia dal capo dell’ufficio (o un suo delegato). La definizione diventa efficace con il versamento dell’intero importo o della prima rata prevista nell’accordo.

In caso di contestazione della firma sull’avviso di accertamento, chi deve provare la validità della delega?
Spetta all’Amministrazione Finanziaria l’onere di provare la validità della delega di firma del funzionario che ha sottoscritto l’atto. In base al principio di vicinanza della prova, l’Ufficio deve dimostrare il corretto esercizio del potere, allegando l’atto di delega.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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