LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Accertamento bancario: onere della prova e limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza 18885/2024, interviene su un caso di accertamento bancario a carico di un architetto. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: per i lavoratori autonomi, i prelevamenti bancari non possono essere automaticamente considerati compensi non dichiarati. Questa presunzione vale solo per gli imprenditori. Inoltre, in caso di accertamento basato sui versamenti, devono sempre essere riconosciuti i costi, anche in via forfettaria. La sentenza cassa la decisione precedente e rinvia il caso per un nuovo esame che applichi questi principi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento bancario: la Cassazione fissa i limiti per i professionisti

L’accertamento bancario rappresenta uno degli strumenti più efficaci a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria per contrastare l’evasione fiscale. Tuttavia, il suo utilizzo deve rispettare precisi limiti e garanzie per il contribuente. Con la recente sentenza n. 18885 del 10 luglio 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito alcuni principi fondamentali, in particolare per quanto riguarda i lavoratori autonomi, tracciando una linea netta tra le presunzioni applicabili a questi ultimi e quelle valide per gli imprenditori. Analizziamo nel dettaglio la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: Il Caso del Professionista

Il caso ha origine da un avviso di accertamento per IRPEF, IRAP e IVA notificato a un architetto per l’anno d’imposta 2007. L’atto impositivo si basava sui risultati di indagini finanziarie effettuate sui conti correnti del professionista e del coniuge. Inizialmente, la Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione al contribuente, annullando l’accertamento.

Successivamente, l’Agenzia delle Entrate ha proposto appello e la Commissione Tributaria Regionale ha ribaltato la decisione, accogliendo parzialmente le ragioni del Fisco. Secondo i giudici d’appello, il contribuente non aveva fornito prove sufficienti a giustificare le movimentazioni bancarie, invertendo di fatto l’onere probatorio a suo svantaggio. Contro questa decisione, il professionista ha presentato ricorso in Cassazione.

La Presunzione Legale nell’Accertamento Bancario

La normativa tributaria, in particolare l’art. 32 del d.P.R. n. 600/1973, stabilisce una presunzione legale relativa: i versamenti sui conti correnti si considerano ricavi o compensi se il contribuente non dimostra che ne ha tenuto conto nella dichiarazione dei redditi o che non sono fiscalmente rilevanti. L’onere della prova, quindi, si sposta sul contribuente.

La Differenza tra Versamenti e Prelevamenti

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per chiarire un punto cruciale che distingue la posizione dei lavoratori autonomi da quella degli imprenditori. Se per i versamenti la presunzione di maggior reddito si applica a tutti i contribuenti, per i prelevamenti il discorso cambia. La legge presume che i prelevamenti non giustificati da parte di un imprenditore siano serviti a finanziare acquisti di beni o servizi ‘in nero’, generando quindi ricavi non dichiarati.

Questa presunzione, però, non si estende ai lavoratori autonomi. Come stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 228/2014, per un professionista un prelevamento non giustificato non può essere automaticamente assimilato a un compenso non fatturato, data la natura diversa dell’attività professionale rispetto a quella d’impresa.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Per superare la presunzione sui versamenti, il contribuente deve fornire una prova analitica e rigorosa. Non basta addurre giustificazioni generiche. È necessario dimostrare, per ogni singola operazione contestata, la sua provenienza e la sua estraneità a redditi imponibili. La prova deve essere specifica, indicando la riferibilità di ogni versamento a operazioni già tassate o esenti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha parzialmente accolto il ricorso del professionista, cassando con rinvio la sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Le motivazioni si fondano su due pilastri fondamentali che riguardano proprio la disciplina dell’accertamento bancario.

L’Inapplicabilità della Presunzione sui Prelevamenti ai Lavoratori Autonomi

Il primo errore della sentenza impugnata, secondo la Cassazione, è stato quello di non aver escluso dal calcolo dei maggiori ricavi i prelevamenti effettuati sui conti correnti. La Corte ha ribadito che la presunzione legale secondo cui i prelevamenti non giustificati costituiscono ricavi occulti vale solo per i titolari di reddito d’impresa e non per i lavoratori autonomi. Di conseguenza, l’inclusione di tali somme nel computo del reddito del professionista è illegittima.

La Necessaria Deduzione dei Costi

Il secondo punto, altrettanto importante, riguarda il riconoscimento dei costi. I giudici di merito non avevano considerato, neppure in via forfettaria, i costi relativi ai maggiori ricavi accertati tramite i versamenti bancari. La Cassazione, richiamando un principio affermato dalla Corte Costituzionale (sentenza n. 10/2023), ha specificato che a fronte di maggiori ricavi presunti, deve essere sempre riconosciuta un’incidenza percentuale di costi. Detrarre tali costi è un passo necessario per determinare un imponibile più equo e aderente alla realtà economica.

Le Conclusioni: Principi Chiave per la Difesa del Contribuente

La sentenza in esame offre importanti spunti difensivi per i professionisti sottoposti ad un accertamento bancario. In sintesi, i principi chiave sono:
1. Distinzione tra prelevamenti e versamenti: I prelevamenti bancari di un lavoratore autonomo non possono essere presuntivamente considerati come compensi non dichiarati.
2. Onere della prova analitico: Il contribuente deve fornire prove specifiche e documentate per ogni versamento contestato per dimostrarne la non rilevanza fiscale.
3. Deducibilità dei costi: A fronte di maggiori ricavi accertati sulla base dei versamenti, il Fisco deve sempre riconoscere una quota di costi inerenti, anche in via forfettaria, per non tassare il ricavo lordo come se fosse reddito netto.

I prelevamenti dal conto di un professionista possono essere considerati compensi in nero?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito, seguendo una precedente sentenza della Corte Costituzionale, che la presunzione legale per cui i prelevamenti non giustificati sono considerati ricavi vale solo per i titolari di reddito d’impresa, non per i lavoratori autonomi.

Cosa deve fare un contribuente per giustificare i versamenti sul proprio conto corrente?
Il contribuente ha l’onere di fornire una prova analitica e rigorosa. Deve dimostrare per ogni singola operazione contestata la sua natura, specificando perché non costituisce reddito imponibile o perché è già stata tassata. Giustificazioni generiche non sono sufficienti.

Se l’Agenzia delle Entrate accerta maggiori ricavi basandosi sui versamenti, i costi possono essere dedotti?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, a fronte di maggiori ricavi accertati tramite indagini bancarie, deve sempre essere riconosciuta e detratta un’incidenza percentuale di costi, anche se determinata in via forfettaria, al fine di calcolare il reddito imponibile in modo più equo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati