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Accertamento ante tempus: quando l’urgenza lo valida

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un avviso di accertamento ante tempus emesso dall’Amministrazione Finanziaria prima della scadenza del termine di 60 giorni. La decisione si basa sulla dimostrazione, da parte dell’Ufficio, di una ‘particolare urgenza’ legata all’entità dell’evasione e alla connessione con reati tributari, ritenendo tali elementi sufficienti a giustificare la deroga al contraddittorio preventivo per tutelare il credito erariale.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamento Fiscale Prima dei 60 Giorni: La Cassazione e la ‘Particolare Urgenza’

Lo Statuto del Contribuente prevede un termine di 60 giorni tra la conclusione della verifica fiscale e l’emissione dell’avviso di accertamento, per consentire al cittadino di dialogare con il Fisco. Tuttavia, esistono eccezioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito quando un accertamento ante tempus è legittimo, focalizzandosi sul concetto di ‘particolare urgenza’ che l’Amministrazione Finanziaria deve dimostrare.

I Fatti del Caso

Una società di costruzioni ha ricevuto un avviso di accertamento per IRES, IRAP e IVA relativo all’anno d’imposta 2007. L’atto era stato notificato prima della scadenza del termine dilatorio di 60 giorni. La società ha impugnato l’atto, sostenendo la violazione del suo diritto al contraddittorio preventivo. La vicenda processuale è stata complessa, con la causa che è giunta fino in Cassazione una prima volta, la quale ha rinviato il giudizio alla corte territoriale per accertare in concreto l’esistenza della ‘particolare urgenza’ addotta dall’Ufficio. La Corte di Giustizia Tributaria, in sede di rinvio, ha dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, e la società ha nuovamente proposto ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica: Validità dell’Accertamento Ante Tempus

Il fulcro della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 12, comma 7, della Legge n. 212/2000 (Statuto del Contribuente). Questa norma bilancia due esigenze: da un lato, il diritto del contribuente a interloquire con l’Ufficio prima di ricevere un atto impositivo; dall’altro, la necessità per l’Erario di agire tempestivamente per non compromettere la riscossione dei tributi. La legge consente di derogare al termine di 60 giorni solo in presenza di ‘particolari e motivate ragioni di urgenza’. La società ricorrente sosteneva che né l’entità dell’imposta evasa né la presunta consumazione di reati tributari fossero, di per sé, elementi sufficienti a configurare tale urgenza.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, ritenendo il motivo infondato e confermando la decisione della corte di merito. Gli Ermellini hanno ribadito principi giurisprudenziali consolidati, tra cui quello delle Sezioni Unite (sent. 18184/2013), secondo cui il vizio che rende nullo l’atto non è la semplice omissione della motivazione sull’urgenza nell’avviso stesso, ma l’effettiva assenza di tale requisito. Spetta all’Amministrazione Finanziaria provare, in sede di giudizio, che al momento dell’emissione dell’atto esistevano concretamente ragioni di urgenza.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che l’urgenza fosse stata adeguatamente provata. Le ragioni erano solide e interconnesse:

1. Origine dell’Accertamento: La verifica fiscale era scaturita da un’indagine di polizia giudiziaria su un’altra società, che aveva emesso fatture per operazioni inesistenti a favore di vari operatori, tra cui la società contribuente.
2. Entità dell’Evasione: L’importo significativo delle imposte contestate è stato considerato un fattore rilevante, poiché rendeva necessaria una notifica tempestiva per tutelare il credito erariale e anticipare i tempi della riscossione.
3. Rischio per il Credito Erariale: La Corte ha evidenziato che l’urgenza può derivare da ‘pericoli di perdita del credito erariale’. La connessione con reati tributari e le modalità con cui si era sviluppato il controllo fiscale costituivano elementi di un giudizio prognostico ‘ex ante’ che giustificava un’azione rapida.

In sostanza, la Corte ha stabilito che la combinazione di un’ingente evasione fiscale e di un contesto di presunta frode penale costituisce un quadro sufficiente a dimostrare quella ‘particolare urgenza’ che legittima l’emissione di un accertamento ante tempus.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un importante principio: il diritto del contribuente al contraddittorio preventivo non è assoluto e può essere compresso di fronte a comprovate esigenze di tutela del credito dello Stato. Per i contribuenti, la lezione è che in casi di verifiche fiscali complesse, specialmente se collegate a indagini penali, la possibilità di un’azione anticipata da parte del Fisco è concreta. Per l’Amministrazione Finanziaria, invece, viene confermato l’onere di non limitarsi ad affermare l’urgenza, ma di dimostrarla in giudizio con elementi fattuali e concreti, la cui valutazione è sempre soggetta al vaglio del giudice.

Quando l’Amministrazione Finanziaria può emettere un avviso di accertamento prima del termine di 60 giorni?
Può farlo solo in presenza di ‘particolari e motivate ragioni di urgenza’, come stabilito dall’art. 12, comma 7, della Legge n. 212/2000. L’urgenza deve essere finalizzata a tutelare il credito erariale da un imminente pericolo di compromissione.

L’avviso di accertamento deve specificare le ragioni dell’urgenza per essere valido?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, la validità dell’atto non dipende dalla menzione esplicita delle ragioni di urgenza al suo interno. Tuttavia, l’Amministrazione Finanziaria ha l’onere di provare in giudizio l’effettiva esistenza di tali ragioni al momento dell’emissione dell’atto.

Quali elementi possono costituire una ‘particolare urgenza’ secondo la Corte?
Nel caso esaminato, la Corte ha considerato una combinazione di fattori sufficiente a provare l’urgenza: l’ingente entità dell’imposta evasa, la connessione dell’accertamento a indagini per reati tributari (come l’emissione di fatture per operazioni inesistenti), e il conseguente pericolo di perdita del credito per lo Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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