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Accertamenti bancari professionisti: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12455/2025, ha rigettato il ricorso di un professionista contro un avviso di accertamento basato su movimentazioni bancarie. La Corte ha chiarito che, nonostante la parziale incostituzionalità della norma per i prelievi, la presunzione legale che i versamenti su conto corrente costituiscano reddito non dichiarato rimane pienamente valida per gli accertamenti bancari professionisti. Di conseguenza, spetta al contribuente fornire la prova analitica che tali somme non sono imponibili.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamenti bancari professionisti: la presunzione sui versamenti è ancora valida

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per i lavoratori autonomi, chiarendo la portata degli accertamenti bancari professionisti e la validità delle presunzioni legali. La decisione conferma che, nonostante una nota sentenza della Corte Costituzionale, i versamenti ingiustificati sui conti correnti di un professionista sono ancora legalmente presunti come reddito non dichiarato, con importanti conseguenze sull’onere della prova.

I Fatti del Caso: L’Accertamento Fiscale al Professionista

Un avvocato riceveva un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate per l’annualità 2009. L’atto impositivo si basava su una serie di incongruenze riscontrate nelle movimentazioni bancarie del professionista, in particolare sui versamenti, che secondo l’Ufficio non trovavano adeguata giustificazione e venivano quindi considerati come compensi non dichiarati.

Il professionista impugnava l’atto, ottenendo una prima vittoria. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, accogliendo l’appello dell’Agenzia delle Entrate. I giudici di secondo grado sostenevano che l’onere di dimostrare l’estraneità dei versamenti alla propria attività professionale gravasse interamente sul contribuente, onere che nel caso di specie non era stato soddisfatto.

I Motivi del Ricorso e la questione degli accertamenti bancari professionisti

Il contribuente presentava ricorso in Cassazione, basandolo su numerosi motivi. Il fulcro della sua difesa ruotava attorno all’interpretazione degli effetti della sentenza n. 228/2014 della Corte Costituzionale. Secondo il ricorrente, tale pronuncia, dichiarando l’illegittimità costituzionale dell’art. 32 del d.P.R. 600/1973 nella parte in cui fondava la presunzione di maggiori compensi sui prelievi, avrebbe dovuto estendere i suoi effetti anche ai versamenti, eliminando di fatto la presunzione legale per i professionisti.

Inoltre, il ricorrente lamentava l’inversione dell’onere probatorio e l’omessa valutazione di prove documentali che, a suo dire, dimostravano la disponibilità di ingenti somme, già tassate, derivanti da investimenti effettuati in anni precedenti.

Le Motivazioni della Corte: La Distinzione tra Versamenti e Prelievi

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo manifestamente infondato. Gli Ermellini hanno fornito una chiara e consolidata interpretazione della normativa sugli accertamenti bancari professionisti alla luce della giurisprudenza costituzionale.

Il punto centrale della decisione è la netta distinzione tra prelevamenti e versamenti. La Corte ha ribadito che la sentenza n. 228/2014 della Corte Costituzionale ha inciso esclusivamente sulla presunzione legata ai prelievi ingiustificati dal conto del lavoratore autonomo. La Consulta ha ritenuto irragionevole presumere che un prelievo si traduca automaticamente in un investimento nell’attività professionale, generando un compenso. Tale logica, valida per l’imprenditore, non si applica al professionista.

Al contrario, la presunzione che i versamenti su un conto corrente costituiscano maggior reddito (salvo prova contraria) non è mai stata toccata dalla pronuncia di incostituzionalità. Questa presunzione, sottolinea la Cassazione, resta pienamente in vigore per la generalità dei contribuenti, inclusi i professionisti e i lavoratori autonomi.

L’Onere della Prova negli Accertamenti Bancari Professionisti

Di conseguenza, l’onere della prova rimane a carico del contribuente. La presunzione legale stabilita dall’art. 32 del d.P.R. 600/1973 solleva l’Amministrazione Finanziaria dal dover provare la natura reddituale dei versamenti. Spetta al professionista, invece, superare tale presunzione.

La Corte specifica che non è sufficiente una prova generica, ma è necessaria una prova analitica e specifica. Il contribuente deve dimostrare, per ogni singola movimentazione contestata, che le somme versate:
1. Sono già state incluse nel reddito imponibile e tassate.
2. Sono fiscalmente irrilevanti (es. provengono da risarcimenti, donazioni, prestiti, ecc.).

Nel caso di specie, il ricorrente non è riuscito a fornire questa prova rigorosa, limitandosi ad addurre una generica disponibilità finanziaria pregressa, giudicata insufficiente a vincere la presunzione legale.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ribadisce un principio fondamentale per tutti i professionisti e i lavoratori autonomi. Sebbene la presunzione sui prelievi sia venuta meno, quella sui versamenti bancari è pienamente operativa. Questo significa che ogni accredito sul conto corrente deve essere tracciabile e giustificabile in caso di controllo fiscale. È essenziale mantenere una documentazione precisa e puntuale che possa dimostrare l’origine non reddituale di eventuali versamenti anomali. La decisione serve come monito sull’importanza di una gestione contabile e finanziaria trasparente per evitare spiacevoli conseguenze in sede di accertamento.

La presunzione che i versamenti sul conto di un professionista siano reddito non dichiarato è ancora valida?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la presunzione legale secondo cui i versamenti bancari costituiscono maggior reddito rimane pienamente valida per tutti i contribuenti, inclusi i professionisti e i lavoratori autonomi.

Cosa ha cambiato la sentenza della Corte Costituzionale n. 228/2014 per gli accertamenti bancari sui professionisti?
La sentenza ha dichiarato incostituzionale la presunzione solo per i prelievi, stabilendo che non si può automaticamente presumere che un prelievo dal conto di un professionista rappresenti un costo non dichiarato per un compenso occulto. La presunzione sui versamenti, invece, non è stata modificata.

Chi deve provare la natura di un versamento bancario durante un accertamento fiscale?
L’onere della prova grava interamente sul contribuente. È il professionista che deve dimostrare in modo analitico, per ogni singolo versamento contestato, che la somma non costituisce reddito imponibile, ad esempio perché già tassata o perché di natura non reddituale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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