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Accertamenti bancari: onere della prova del socio

Una società e il suo socio impugnavano un avviso di accertamento per costi indeducibili e movimentazioni bancarie sospette. Mentre la società ha aderito a una definizione agevolata, la Cassazione ha proseguito l’esame della posizione del socio. La Corte ha stabilito che negli accertamenti bancari su società a ristretta base, il giudice deve valutare analiticamente ogni prova fornita dal contribuente per giustificare le operazioni sui propri conti personali. Ha inoltre negato la deducibilità dei costi carburante per natanti se le fatture non contengono dati identificativi specifici. La sentenza è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione delle prove.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamenti bancari: la prova del socio per vincere la presunzione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto tributario: gli accertamenti bancari condotti sui conti correnti personali dei soci di società a ristretta base proprietaria. La decisione chiarisce l’onere probatorio a carico del contribuente e stabilisce principi rigorosi sulla deducibilità dei costi, in particolare quelli relativi al carburante per natanti. Vediamo nel dettaglio i contorni di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata, operante nel settore della locazione di natanti, e uno dei suoi soci, impugnavano due distinti avvisi di accertamento emessi dall’Amministrazione Finanziaria per l’anno d’imposta 2008. Le contestazioni si basavano su tre pilastri: la contabilizzazione di costi per operazioni ritenute inesistenti, la deduzione di costi per carburante in assenza della documentazione richiesta e, soprattutto, la presunzione di maggiori ricavi derivante da accertamenti bancari effettuati sui conti correnti personali dei soci.

In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva le ragioni dei contribuenti. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, ritenendo legittimo l’operato dell’Ufficio. I contribuenti decidevano quindi di ricorrere in Cassazione, affidandosi a quattro motivi di doglianza.

Durante il giudizio di legittimità, la società presentava istanza di cessazione della materia del contendere, avendo aderito alla cosiddetta “rottamazione quater”. Il giudizio proseguiva, quindi, solo per la posizione del socio.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della società per sopravvenuta carenza di interesse, data l’adesione alla definizione agevolata. Ha poi esaminato nel merito i motivi proposti dal socio, giungendo a una decisione articolata.

I primi due motivi, relativi a presunte violazioni processuali (divieto di ius novorum) e alla deducibilità dei costi per carburante, sono stati respinti. Sul secondo punto, la Corte ha affermato un principio di diritto rilevante: la deducibilità del costo per il carburante di natanti è subordinata alla presenza in fattura di elementi identificativi specifici del bene (come il codice CIN), analogamente a quanto previsto per la targa degli autoveicoli. La semplice inerenza astratta all’attività d’impresa non è sufficiente.

Il cuore della decisione risiede però nell’accoglimento del terzo e del quarto motivo di ricorso.

L’onere della prova negli accertamenti bancari

Il terzo motivo lamentava l’errore della CTR nel considerare riferibili alla società le movimentazioni su conti correnti non direttamente intestati al socio accertato e, soprattutto, nell’omettere la valutazione della documentazione prodotta a giustificazione di specifiche operazioni. La Cassazione ha ritenuto fondata questa censura. Pur ribadendo il principio consolidato secondo cui, nelle società a ristretta base familiare, è legittimo presumere che le movimentazioni sui conti dei soci siano riconducibili alla società, ha sottolineato che il giudice di merito ha un obbligo preciso: effettuare una verifica rigorosa e analitica delle prove fornite dal contribuente per dimostrare l’estraneità di tali operazioni a fatti imponibili. Una valutazione generica o per categorie non è sufficiente. Nel caso di specie, i giudici d’appello avevano omesso di esaminare la documentazione relativa a tre versamenti specifici, commettendo un vizio di motivazione.

Il quarto motivo, relativo all’omessa pronuncia sulla reale quota di partecipazione del socio, è stato anch’esso accolto, in quanto la CTR aveva completamente ignorato l’eccezione.

Le motivazioni

La Corte ha motivato la propria decisione sulla base di principi giuridici consolidati. In materia di accertamenti bancari, il contribuente ha l’onere di superare la presunzione legale di cui all’art. 32 del D.P.R. 600/73, fornendo una prova analitica contraria per ogni singola movimentazione. A fronte di tale onere, sorge per il giudice l’obbligo di valutare in modo altrettanto analitico e dettagliato le giustificazioni addotte, dando conto del suo ragionamento in motivazione. Un deficit argomentativo su questo punto, come avvenuto nel caso in esame, rende la sentenza viziata e soggetta a cassazione.

Per quanto riguarda i costi del carburante, la Corte ha esteso per analogia il rigore richiesto per gli automezzi anche ai natanti. Poiché l’obiettivo è garantire la riferibilità certa del costo a un bene strumentale dell’impresa, la fattura deve contenere elementi (come il codice identificativo nazionale – CIN) che colleghino inequivocabilmente la spesa a uno specifico natante della flotta aziendale. L’assenza di tali elementi rende il costo indeducibile.

Le conclusioni

In definitiva, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado del Lazio in diversa composizione. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi espressi, in particolare rivalutando il materiale probatorio offerto dal socio per giustificare le movimentazioni bancarie e pronunciandosi sulla sua effettiva quota di partecipazione. La pronuncia ribadisce la centralità del contraddittorio e l’importanza di una valutazione puntuale delle prove nel processo tributario, anche quando operano forti presunzioni legali a favore dell’Amministrazione Finanziaria.

È possibile utilizzare i conti correnti dei soci per effettuare accertamenti bancari a carico di una società a ristretta base familiare?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che l’Amministrazione Finanziaria può utilizzare le risultanze dei conti correnti bancari intestati ai soci per accertare maggiori ricavi della società. Si presume, infatti, una sostanziale sovrapposizione tra gli interessi personali e quelli societari, ma la società o il socio possono fornire la prova contraria.

Quale prova deve fornire il contribuente per superare la presunzione legata agli accertamenti bancari?
Il contribuente ha l’onere di superare la presunzione dimostrando in modo analitico l’estraneità di ciascuna operazione contestata a fatti imponibili. Non è sufficiente una giustificazione generica, ma occorre fornire prove specifiche per ogni singola movimentazione, che il giudice è tenuto a valutare rigorosamente.

I costi per il carburante dei natanti usati per l’attività d’impresa sono sempre deducibili?
No. Secondo la Corte, la deducibilità di tali costi è subordinata all’esistenza di fatture che indichino specificamente un elemento identificativo del natante (ad esempio, il codice identificativo nazionale – CIN). Questo requisito è necessario per dimostrare la riferibilità della spesa a uno specifico bene strumentale dell’azienda.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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