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Accertamenti bancari: donazione non provata

La Corte di Cassazione ha stabilito che una dichiarazione notarile redatta all’estero, in cui due soggetti affermano di aver effettuato una donazione, non costituisce prova legale sufficiente a vincere la presunzione di reddito derivante da accertamenti bancari. Nel caso esaminato, un contribuente aveva giustificato ingenti bonifici dall’estero con tale documento, ma la Corte ha chiarito che l’atto ha un valore meramente indiziario, liberamente valutabile dal giudice, e non può essere considerato un atto pubblico che certifica la veridicità della donazione stessa.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Accertamenti Bancari: Dichiarazione Notarile Estera Non Basta per Provare la Donazione

In materia di accertamenti bancari, la giustificazione della provenienza delle somme accreditate su un conto corrente è un onere cruciale per il contribuente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, chiarendo i limiti probatori di una dichiarazione notarile proveniente dall’estero utilizzata per dimostrare una donazione. Il caso offre spunti fondamentali per comprendere come il Fisco valuta i movimenti finanziari e quale tipo di prova è necessario fornire per evitare contestazioni.

I Fatti di Causa

L’Agenzia delle Entrate notificava un avviso di accertamento a un contribuente a seguito di verifiche fiscali. Era emerso che il soggetto, pur non avendo dichiarato alcun reddito, aveva acquistato un’attività commerciale per un importo di 200.000 euro. Le indagini sui conti correnti avevano rivelato la presenza di numerosi bonifici provenienti da un conto estero, per un totale di oltre 190.000 euro. Di fronte a queste movimentazioni bancarie non giustificate e alla mancata compilazione del quadro RW, l’Amministrazione Finanziaria aveva proceduto al recupero delle imposte, presumendo che tali somme costituissero reddito non dichiarato.

La Commissione Tributaria di primo grado dava ragione all’Agenzia, ma la decisione veniva ribaltata in appello. La Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglieva infatti il ricorso del contribuente, ritenendo che la prova della donazione fosse stata adeguatamente fornita. Tale prova consisteva in una dichiarazione notarile, redatta in Cina, in cui due soggetti (qualificatisi come nonni del contribuente) affermavano di avergli donato l’importo necessario all’acquisto.

La Posizione della Cassazione sugli Accertamenti Bancari

La Corte di Cassazione, investita del ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ha cassato la sentenza della CTR, accogliendo le tesi dell’Amministrazione Finanziaria. I giudici di legittimità hanno smontato l’impianto logico-giuridico della decisione d’appello, fondato su un’errata interpretazione delle norme in materia di prova.

Il punto centrale della controversia ruota attorno al valore probatorio da attribuire alla dichiarazione notarile cinese. La CTR l’aveva erroneamente considerata una prova legale, capace di superare la presunzione di reddito e contestabile solo attraverso la complessa procedura della querela di falso. La Cassazione ha invece chiarito la natura e i limiti di tale documento.

L’Inefficacia Probatoria dell’Atto Notarile Estero

Secondo la Suprema Corte, il documento prodotto dal contribuente non era un atto di donazione, ma un mero atto ricognitivo postumo. Esso era stato formato ben quattro anni dopo la presunta elargizione. Il notaio cinese, in tale contesto, si era limitato ad attestare l’identità dei dichiaranti e il contenuto delle loro affermazioni, ovvero di aver effettuato in passato una donazione.

L’efficacia probatoria di un simile atto, secondo l’ordinamento italiano, è circoscritta proprio a questi elementi: l’identità dei soggetti e la dichiarazione da loro resa. Non si estende, invece, alla veridicità del contenuto della dichiarazione stessa. In altre parole, il documento prova che i presunti nonni hanno detto di aver donato il denaro, non che lo abbiano effettivamente fatto. Di conseguenza, tale atto non costituisce una “prova legale” ma un semplice elemento indiziario, che il giudice può e deve valutare liberamente nel contesto di tutte le altre prove disponibili.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte ha ribadito che, in tema di accertamenti bancari, i versamenti e i bonifici non giustificati sui conti correnti costituiscono una presunzione legale (iuris tantum) di reddito. Spetta quindi al contribuente fornire una “prova rigorosa” del contrario, dimostrando che le somme non costituiscono materia imponibile. L’incertezza e le contraddizioni nelle giustificazioni fornite dal contribuente (che in un primo momento aveva parlato di un prestito) non fanno che rafforzare la presunzione a suo carico.

La decisione della CTR è stata censurata per aver violato le norme sulla prova, attribuendo a un atto ricognitivo estero la stessa efficacia di un atto pubblico formato in Italia. Quest’ultimo, infatti, fa piena prova fino a querela di falso solo dei fatti che il pubblico ufficiale attesta essere avvenuti in sua presenza. La donazione, in questo caso, era un fatto passato, meramente narrato al notaio. Pertanto, la presunzione legale di reddito non era stata superata.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per i contribuenti che ricevono somme di denaro dall’estero, specialmente se a titolo di liberalità. Per superare la presunzione di reddito in caso di accertamenti bancari, non è sufficiente una semplice dichiarazione successiva, anche se autenticata da un notaio. È necessario fornire una prova certa, formale e, possibilmente, coeva all’operazione, come un atto pubblico di donazione regolarmente formalizzato. In assenza di una prova rigorosa, il Fisco è legittimato a considerare le somme come reddito imponibile, con tutte le conseguenze del caso.

Una dichiarazione notarile fatta all’estero è sufficiente per provare una donazione in un accertamento fiscale in Italia?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un atto meramente ricognitivo, redatto anni dopo la presunta donazione, non costituisce prova legale della donazione stessa. Il notaio attesta solo l’identità dei dichiaranti e il fatto che abbiano reso quella dichiarazione, non la veridicità del suo contenuto. Pertanto, tale documento ha un valore indiziario liberamente valutabile dal giudice.

Cosa succede se un contribuente non giustifica i movimenti sul proprio conto durante accertamenti bancari?
In base alla normativa fiscale, i versamenti e i bonifici non giustificati sul conto corrente di un contribuente sono legalmente presunti come redditi non dichiarati. L’onere di fornire una prova rigorosa del contrario, dimostrando che le somme non sono imponibili (ad esempio perché derivano da una donazione), ricade interamente sul contribuente.

Quale valore probatorio ha un documento come quello presentato dal contribuente in questo caso?
Un documento in cui un notaio attesta che dei soggetti hanno dichiarato di aver compiuto un’azione in passato (come una donazione) non ha valore di prova legale sulla veridicità di quell’azione. Il suo valore è limitato alla certificazione dell’identità dei dichiaranti e del contenuto della loro affermazione. Non può essere equiparato a un atto pubblico che fa piena prova fino a querela di falso, ma è un elemento che il giudice può valutare insieme ad altri indizi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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